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18 SETTEMBRE, PRIMO ANNIVERSARIO DI NICOLA ZAGAME

Era un caro collega Nicola. Non parlava molto, al contrario di molti altri, ma gli piaceva ascoltare. E spesso le discussioni, con lui e con altri che praticavano lo stesso mestiere, vertevano sugli anni, e poi sui mesi, infine sulle settimane che ci separavano dal collocamento a riposo. Proprio così: avevamo tutti la stessa età, tranne quelli che ascoltavano con superficialità le discussioni, poiché erano più giovani e dovevano aspettare che anche per loro cominciasse il conteggio alla rovescia.

I “Ci pensi?”, i “Non vedo l’ora!”, i “Ma tu dici che ce la passeremo, senza lavorare?” erano le domande alla fine di ogni discussione; cui faceva seguito la frase, solita, di uno del gruppo: “Tu fammi arrivare che poi ti dico io…”. Quindi le immancabili risate.

NICOLA ZAGAME contava i giorni, come noi: avrebbe avuto più tempo per fare lo sposo, dedicarsi alla sua famiglia, essere assorbito dagli impegni del ruolo di padre, giocare con i nipoti che amava tanto e vedeva crescere; poi c’erano una sorella, un fratello (che ci ha lasciati alcuni giorni fa)… insomma, non sarebbe rimasto con le mani in mano, avendo tanto da fare.

Si preparava per godersi la vecchiaia dopo anni di lavoro, e si stava abituando alla sua nuova vita; anzi, era contento di questa nuova occupazione che nessuno gli invidiava.

Ma ad un certo punto qualcosa non va: saranno i malanni tipici dell’età, ormai siamo preparati ad affrontare le “novità”. E invece no: è qualcosa di più grave che non gli dà scampo, lo agggredisce, lo getta nella più profonda delle prostrazioni. Finché Nicola non ce la fa più, ed alla fine chiude per sempre gli occhi circondato dall’affetto dei suoi cari e di tutti quelli che gli vogliono bene.

Purtroppo, per motivi di salute personali, non ero presente per dare l’ultimo saluto ad un caro collega, nè ero in condizione di narrare agli amici di TERMINAL la sua disavventura. Mi ero ripromesso di farlo il 18 settembre, in occasione del suo primo anniversario, dimenticando che proprio il 18 settembre coincide con uno dei miei viaggi, i soliti per tornare ancora vincitore, ormai non ci faccio più caso. Ed allora non volevo essere scortese con un vecchio collega, nè mi andava di fornire giustificazioni se non avessi mantenuto la promessa: ho pensato a Nicola; sono giorni che lo penso, precisamente da quando mi hanno telefonato dall’ospedale per fissarmi l’appuntamento, proprio il 18.

Sono certo che Nicola capirà… sono certo che domani avrò un amico in più ad accompagnarmi nel mio ennesimo viaggio della speranza.

Ciao Nicola, ti abbraccio!

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