ENTRA IN VIGORE PROPRIO IL 20 SETTEMBRE. ERA L’ANNO 1958. LA SENATRICE MERLIN AVEVA OTTENUTO IL SUO SCOPO…
La legge Merlin, ossia la legge 20 febbraio 1958, n. 75, prende il nome dalla senatrice Lina Merlin. La legge in vigore nel nostro Paese prevedeva controlli sanitari periodici sulle prostitute. Le numerose case di tolleranza che esistevano in Italia erano, alla fine della guerra, almeno 700, con 3000 donnine che esercitavano la professione più antica del mondo. Un vasto giro di clienti, spesso facoltosi, e di denaro, ma anche di intrecci e accordi segreti fra le tenutarie dei bordelli e quelli che avevano “voce in capitolo”, per evitare i controlli previsti dalla legge e il successivo ritiro della licenza in caso di violazioni alle norme igieniche sanitarie! La proposta di legge della parlamentare socialista seguiva l’esempio dell’attivista francese ed ex prostituta Marthe Richard, sotto la cui spinta già nel 1946 erano state chiuse le case di tolleranza in Francia, e si riallaccia ai principi della Convenzione per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, resa esecutiva in Italia con legge 23 settembre 1966 n. 1173. In realtà la Merlin si batteva fin dal 1948 per abolire le case chiuse, su sollecitazione di un gruppo di donne dell’Alleanza femminile internazionale in visita al Parlamento italiano e dietro suggerimento di Umberto Terracini, che aveva fatto la tesi di laurea sul tema della prostituzione. Contro la legge si schierarono sempre il MSI e il PDIUM, ma dopo un lunghissimo iter parlamentare il 20 febbraio 1958 si giunse alla vittoria di un’ampia maggioranza favorevole alla chiusura della case di tolleranza! Veniva quindi abolita la regolamentazione statale della prostituzione e si disponevano sanzioni nei confronti dello sfruttamento. Alla mezzanotte del 19 settembre del 1958, come primo effetto della norma, vennero chiusi oltre cinquecentosessanta casini su tutto il territorio nazionale. Molti di questi luoghi furono riconvertiti in enti di patronato per l’accoglienza e il ricovero delle ex-prostitute. L’avvenimento segnò una svolta nel costume e nella cultura dell’Italia moderna: visto da alcuni come una svolta positiva, non si tenne conto degli effetti negativi quali il dilagare delle prostitute nelle strade delle città, cosa che in effetti avvenne e continua ancora oggi! Fra i convinti difensori delle case chiuse ci fu Indro Montanelli, che nel 1956 diede alle stampe un polemico libello intitolato “Addio, Wanda!“, nel quale scriveva tra l’altro: « … in Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare l’intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli, la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la più sicura garanzia… ». Dagli anni ottanta nel dibattito politico italiano hanno preso corpo numerose richieste per l’abrogazione – in tutto o in parte – della Legge Merlin, giudicata non più al passo con i tempi. La legge è ritenuta da più detrattori non idonea a gestire il fenomeno della prostituzione in Italia che, di fatto, rimane una realtà presente e costante. In Italia, infatti, non è considerato reato la vendita del proprio corpo, mentre lo è lo sfruttamento del corpo altrui anche se in ambiente organizzato. Ciò ha permesso il proseguire, di fatto, della mercificazione corporale nelle strade oltre che nelle case, ma nella clandestinità. E lo Stato, prima o poi, dovrà cedere. Ma non per tutelare i clienti da possibili malattie, ma per tassare questo lavoro più antico del mondo!
Non mi era mai piaciuto il Montanelli prima maniera, quello di “sciacalli” all’indomani del disastro del Vajont per intenderci. Comunque ho apprezzato la senile lucidità nella fase terminale della sua carriera.
La citazione che riportate di “Addio Wanda” me lo ridimensiona subitamente: come può pensare un essere ragionante che l’equilibrio di una famiglia possa reggersi con le prestazioni di una puttana. Ma dai!
Intuisco il ragionamento: faccio con la meretrice quello che non oserei chiedere di fare a mia moglie. Ma allora il problema non è la prosituta, il problema è il rapporto uomo donna.
Una gioiosa pratica dei piaceri sessuali, libera da impedimenti etico morali, disinibita da freni posti da gente che non pratica sesso per scelta, basta e avanza per risolvere il problema in assenza di bordelli o troiai di natura varia.
Questa è la tremenda responsabilità che si porta appresso la chiesa nel proibire i piaceri del sesso.
Questo è solo becero perbenismo d’accatto.
Me ne dispiaccio in modo postumo col suo autore.
adriano burattin