RITORNA UN NOSTRO VECCHIO COLLABORATORE, IL PROF. GIOVANNI MUSCOLINO, AL MOMENTO ALLE PRESE CON PROBLEMI DI SALUTE. NONOSTANTE TUTTO, RICORDA CHE ANNI FA E’ STATO L’AUTORE DI UNO SFOGO CHE CITA LE VITTIME DELLA MAFIA MA DENUNCIA LA SCUOLA E LO STATO CHE PARLANO DI LEGALITA’…
“Ho insegnato alle superiori durante gli anni di piombo: proprio da allora sono stati assestati i primi colpi alla scuola, facendola vacillare fin dalle fondamenta. Continuare con il colpire la società è stato un gioco da ragazzi. Portare ai vertici della Pubblica Amministrazione chi si era formato in quegli anni, poi, è stata la naturale conseguenza che ha mortificato la meritocrazia. Ancora oggi è la scuola l’obiettivo principale di chi vuole annullare i principi etici e costruire una società priva di ideali. Lo fa con i progetti: lo stato foraggia progetti scolastici elargendo milioni di euro agli stessi docenti che hanno il compito di formare gli allievi fin dalle scuole di istruzione primaria, senza bisogno di ulteriori incentivi economici. Uno dei progetti più assurdi, inutili e contradditori è quello sulla legalità. Quali sono gli obiettivi? Educare all’osservanza della legge, trasmettere i principi su cui si fonda la Costituzione, lottare la mafia, il malaffare, il malcostume, rispettare le opinioni degli altri, e così via, per fare nascere una coscienza civile, una società più giusta, giorno dopo giorno.
Ma il signor Ministro dell’Istruzione non si è mai accorto delle enormi incongruenze che esistono nel mondo della scuola? Ed il signor Presidente del Consiglio che deve ridurre spese e sprechi non si è reso conto che il progetto legalità serve solo per arrotondare gli stipendi?
Come può la scuola parlare di legalità additando come esempio figure nobilissime ed ineguagliabili quali Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, Livatino, Chinnici, La Torre, Giuliano, Terranova, che della legalità avevano fatto la loro bandiera? Non è forse la scuola che, nelle classi, a partire dalle elementari, pone sullo stesso piano chi studia e chi preferisce non studiare e fare i propri comodi? E’ esempio di legalità promuovere chi nel corso dell’anno non ha mai studiato? Non diventerà costui più arrogante dopo che, assentandosi dalle lezioni, anche con l’accondiscendenza dei genitori, o rifiutandosi di essere interrogato, o non partecipando attivamente alla vita scolastica, si vedrà ogni anno promosso, anche con il minimo dei voti? Chi accusare quando la delinquenza organizzata avrà reclutato l’alunno “graziato” ogni anno da una scuola che non ha funzionato, per addestrarlo nelle prime consegne di dosi di droga, in piccoli furti, in minacce, in rapine, in attesa del salto di qualità? Eppure costui a scuola partecipava ai progetti di legalità!
Parimenti, potrà avere fiducia nelle istituzioni chi ha fatto il proprio dovere, dalle elementari alle superiori, quando si accorgerà di essere trattato come chi quel dovere non lo ha mai fatto? Non è certo così che si forma la società del domani, cari ex colleghi. So benissimo che lo Stato ci ha legato le mani, che non è più come ai tempi del maestro unico o delle punizioni esemplari, troppo spesso inflitte con la verga o la bacchetta di legno. O con solenni bocciature che facevano la differenza fra chi studiava e chi non ne aveva alcuna voglia! Legalità ed impunità non possono andare d’accordo. Ed allora sarebbe meglio avere il coraggio di rinunciare a certi progetti! A cosa valgono poche centinaia di euro se lo Stato pensa di poter comprare, con quei soldi, la complicità degli insegnanti, mortificati dal fatto che subito dopo dovranno promuovere chi merita non una, ma cento volte la bocciatura? Inutile parlare di mafia, di giudici, di vittime, quando è proprio la scuola a preparare i delinquenti di domani. Non sarà colpa degli insegnanti, ma delle regole che vengono stravolte a favore dei peggiori: perché solo in questo modo i meno meritevoli vengono premiati da disposizioni assurde, da una scuola che cerca di tenersi a galla e non perdere alunni, graziati anno dopo anno, fino a quando sarà esaurito il ciclo di studi e ricompensati con una promozione immeritata. E loro andranno sempre avanti, fino al diploma, alla maturità… E poi anche alla laurea, al posto di lavoro…
Buon lavoro, cari ex colleghi… Fate ricorso alla vostra dignità, che viene quotidianamente calpestata da uno Stato che non riconosce i vostri meriti.”
Giovanni Muscolino, docente in pensione