Simone Cristicchi commuove l’Ariston. Tutti ad attendere la sua canzone e tutti in piedi, alla fine della sua esibizione.
Ci sono canzoni che emozionano, e poi ci sono quelle che ti prendono il cuore e lo strizzano. “Quando sarai piccola” è una di queste.
Il cuore pulsante del brano sta tutto in questa immagine di una madre che diventa piccola.
Non è solo un modo di dire. La vita torna indietro, i figli si ritrovano a reggere il peso di chi un tempo li portava in braccio.
La canzone racconta proprio questo: un figlio che si trasforma in padre della propria madre, che la aiuta a camminare, che la accompagna nei ricordi, che le ripete il suo nome mille volte anche se lei lo dimentica. E lo fa senza rabbia, senza disperazione. Solo con una tenerezza sconfinata.
Ma è nel finale che la canzone ti colpisce. Dopo aver promesso alla madre di restarle accanto, Cristicchi chiude con tre versi sussurrati come una ninna nanna al contrario:
Tu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronte. Adesso è tardi, fai la brava.
Buonanotte.
Ed è qui che arriva la stretta allo stomaco. La canzone è la storia di tutti noi.
Prima o poi, tutti ci troveremo a stringere una mano che cerca la nostra nel buio. E a dire, con la voce spezzata, quelle stesse parole: Fai la brava. Buonanotte.
Questa non è solo una canzone. È un atto d’amore puro, quello che non si arrende, che resta, che resiste.
Perché anche se la memoria svanisce, l’amore rimane.
Enrico Galiano
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