AMARO SFOGO SUI SOCIAL NETWORK ALLA NOTIZIA DEL MAXI RISARCIMENTO PER L’INCENDIO DEL SERBATOIO. MA RICORDIAMO CHE NON DEVONO ESSERE LE ASSICURAZIONI A PAGARE I CITTADINI: CI PENSA GIA’ L’INDUSTRIA CON I SUOI CONTRIBUTI, ELARGITI A CHI CONTINUA AD ELEMOSINARLI!
“I cittadini si accontentano delle feste patronali”. Ecco uno dei commenti, alla notizia che alla Raffineria è stato riconosciuto un risarcimento di 8 milioni per l’incendio del serbatoio di quella drammatica notte di settembre di tre anni fa. Come sia stata diffusa la notizia non è un mistero. E ci meravigliamo del perchè i cazzi di casa vengano sbandierati ai quattro venti. L’unica cosa che i cittadini vorrebbero conoscere, ossia che connessione ci sia fra la Raffineria e la puzza che ogni tanto ammorba i territorio, quello non viene detto! Assieme a tante altre cose, logicamente! Come ad esempio se la Raffineria abbia un ruolo prevalente nelle malattie tumorali che colpiscono i cittadini della Valle del Mela, se ha mai stanziato fondi per permettere agli ammalati di curarsi o di affrontare i viaggi delle speranza, se prevede dei risarcimenti che, man mano che prende corpo la coscienza popolare (ma solo se viene meno il lavoro, così come sta accadendo a Gela…) potrebbero essere riconosciuti ai parenti delle vittime e dei bambini che nascono con malformazioni! Certamente, ci sono delle concause che incidono sulle mortalità, e non è detto che sia colpa della Raffineria se tizio sia morto per un tumore al polmone e Caio per un tumore al fegato! Ma quelle riportate purtroppo sono le amare constatazioni del popolo sovrano, lasciato libero si esprimere i suoi dissensi per quella notizia, ossia il maxi risarcimento, che avrebbe potuto benissimo essere tenuta riservata, ma che è stata pubblicizzata come se quei soldi fossero un regalo per i cittadini!
Fra le tante espressioni di dissenso, eccone una, scelta per chiudere questo nostro commento. Vi risparmiamo gli altri … con l’augurio che le prossime notizie che provengono dalla Raffineria vengano diffuse quando sono a beneficio dei cittadini della Valle del Mela!
“Caro Nino …, i cittadini quella notte, oltre a essere stati abbandonati a se stessi e vagavano senza meta e conoscenze specifiche, non sono stati convocati nemmeno da nessuno, per dire loro: ” Scusate. Ci sentiamo mortificati. Tuttavia, non abbiate paura,perché noi vigiliamo costantemente e incondizionatamente sulla vostra salute,soprattutto non inquinando e se succedesse un analogo malaugurato caso, vi ricompenseremmo doverosamente e adeguatamente, senza se e senza ma “. Questa è società a misura d’uomo e non quella dei ciarlatani di turno. Ciao Nino e buona Domenica, anche se con questa notizia l’hai a me… amareggiata.”
Milazzo ormai è divisa. Siamo ai livelli di Guelfi e Ghibellini, senza scomodare papi e santi, ma poco ci manca. Da una parte i lavoratori che vivono di quello stipendio e l’indotto diretto (ditte appaltatrici), ed indiretto (negozi ed attività commerciali), dall’altra tutti gli altri; quelli che subiscono questo ammorbamento dell’aria (inutile fare giri di parole), ed alcuni, anzi molti, ne pagano conseguenze gravi, spesso con la vita. A ben pensarci esiste anche una terza fazione, tipicamente nostrana. Quella dei disinteressati. Quelli del me ne fotto, tanto a me non succede nulla. Son quelli che non vi lavorano e che non hanno avuto, fortuna loro, lutti in famiglia. Diciamo che dovrebbe essere questa terza parte a prendere il coraggio a due mani e darsi una sveglia, dare una svolta alla vita sociale e lavorativa della città. Milazzo ha una natura fantastica ed alcune attrazioni culturali ed artistiche di livello; trattate male, sfruttate peggio (tanto che qualche malpensante potrebbe vederci un progetto mirato di mancato sviluppo turistico culturale, tanto da non dare speranze diverse a quella misera attuale), ha insomma le carte e le opzioni per darsi un futuro diverso. Non credo che le paure di cambiamento che possono colpire i milazzesi, siano diverse da quelle che colpirono i nostri nonni o genitori, quando da una economia di agricoltura e pesca, piombò pesantemente, questa “rivoluzione industriale” tra gli anni 50 e 60. Son cambiati i tempi e bisogna capire, che una svolta economico culturale, sarebbe la cosa più intelligente. Potenzialità enormi che andrebbero veicolate. Abbiamo percentuali spaventose di disoccupazione giovanile; anche gli uomini e le donne di mezza età, senza lavoro, sopravvivono, sbarcando il lunario lavoricchiando dieci giorni da una parte e cinque dall’altra (assolutamente in nero, naturalmente), senza avere più stimoli e coraggio di guardare e progettare il futuro. Questo è lo sviluppo cui ci ancoriamo mani e piedi? Quando ho letto la notizia del risarcimento, ho subito pensato che l’azienda avesse fatto i suoi passi per recuperare ciò che l’incidente aveva tolto. Le lamentele dei miei concittadini le capisco, ma non è la raffineria, o chi per lei, che avrebbe dovuto pensare alla città. Per questo abbiamo, anzi avremmo, un sindaco. Lo avete sentito o visto? Avete per caso aggiornamenti sui piani di emergenza ed evacuazione in caso di calamità o disastri? Diciamoci la verità, una volta per tutte, la carenza di una posizione dominante (come dovrebbe essere quella di una amministrazione sul territorio del quale ricadono i “benefici” delle industrie), è proporzionale alla capacità di sapersi imporre come legge comanda. Se noi veniamo beatamente scavalcati o non considerati, se non per qualche aiuola o festa musicale, lo dobbiamo alla forma di sudditanza, psicologica o politica o che altro so io, che l’azienda o le aziende del territorio, generano nei nostri primi cittadini. Da quel famoso incendio, il sindaco è cambiato; ma la musica sembra la stessa, stonata e fuori tempo. Quindi, cari concittadini, inutile gridare alla azienda privata che fa i suoi interessi; abbiate il coraggio di farlo a chi vi amministra e che, inconsciamente o meno, non fa valere i diritti che esistono anche alle nostre latitudini, malgrado ci siamo abituati a non ricevere nulla se non in cambio di qualcosa. Il coraggio non te lo puoi inventare, ma la coerenza sarebbe gradita, almeno oggi. Ricordo il gregge di cittadini che festeggiava il giorno delle elezioni; contava molte persone che conosco personalmente e che oggi, appena sentono parlare dell’amministrazione, cantano peste e corna, e si lamentano in continuazione. Nessuno che ammetta che quella scelta sia stata sbagliata, per mille motivi. L’autocritica sarebbe il primo passo. Saluti alla Redazione.