Per chi giunge alla fine di un ciclo di studi e si prepara al grande evento, che coinvolge genitori, nonni (per chi li ha: quelli più degli altri sono orgogliosi dei nipoti!), parenti e amici, si susseguono emozioni, sorrisi, lacrime.
Ma in tempo di coronavirus siamo certi che a prevalere saranno le risate.
Non i sorrisi, proprio le risate: per sdrammatizzare un momento che voi ragazzi sognavate diversamente e che invece, per la grave epidemia che ci tiene barricati in casa, hanno la meglio sull’emozione vissuta in un’aula gremita di altri laureandi, fra persone invitate e semplici curiosi che si avvicinano per stringere la mano e dare la pacca sulla spalla, e mescolarsi al gruppo dei festeggiati per “scroccare” qualche pasticcino e un bicchiere di spumate; colleghi di corso, che aspettano la loro chiamata o l’appello successivo; fra mazzi di fiori rigorosamente rossi, scatti di fotografie e filmati girati per immortalare il momento grazie agli smartphone che ci hanno resi tutti fotografi.
Risate che, in casa forzatamente, anticipano il silenzio religioso da osservare al momento del collegamento sul sito della facoltà, seduti e fissare lo schermo, e discutere, sapendo che questa volta ci sono solo i vostri cari che ascoltano, con il relatore del lavoro che vi ha tenuti inchiodati per mesi e mesi, magari per anni; in ansia, in attesa della proclamazione!
Impeccabili nei vestiti acquistati per l’occasione, i capelli pettinati nonostante la chiusura forzata di barbieri e parrucchieri, le ragazze con il trucco in ordine sistemato fino all’ultimo istante; i maschi magari con la barba trascurata per sembrare più maturi o giustificare le chiusure dei saloni. E poi uno sfondo scelto con cura, quadri appesi alle pareti, fiori e piante.
Risate anche per le scarpe strette che qualcuno di voi ha preferito togliere, cosa che non avrebbe potuto fare in aula magna, per indossare un paio di comode pantofole… attenti al campanello della porta o allo squillo del telefono che disturberebbero il collegamento…
Ecco, ragazzi, come sto immaginando una seduta di laurea in tempo di coronavirus…
Non so se vi siete riconosciuti in questi rapidi passaggi, ma sono certo che per molti è stato così!
Nonostante tutto, siete arrivati alla fine del cammino! Avete conseguito la vostra laurea, in questa o quell’altra facoltà, in una delle tante Università d’Italia, secondo le normative!
Tutto era stato programmato per festeggiare al meglio: purtroppo non è stato possibile! Dovete avere solo la pazienza di attendere tempi migliori. Arriveranno, ne sono certo; e anche voi dovete essere certi!
Diciamo che la vostra è stata un’esperienza diversa, che ricorderete…
Ma ricorderete anche un’Italia che quel giorno, almeno a casa vostra, non si è fermata ad attendere la cessazione dello stato di “assedio”, ma ha esultato con voi: con baci, abbracci (alla faccia del divieto), sorrisi e lacrime, fiori, confetti, spumante e tutto ciò che era stato preparato nei minimi particolari.
Anche se quell’Italia era formata solo dai vostri cari, che hanno gioito con voi, e hanno vissuto, con voi, un giorno che non immaginavano!
Vi rimarranno filmini e foto, girati da improvvisati fotografi, che hanno imparato: proprio grazie agli smartphone… Tutta un’altra cosa, rispetto ai miei tempi, quando uscendo dall’aula magna, e ancora freschi di proclamazione, ci assaliva il fotografo che, mettendoci in mano il suo biglietto da visita, chiedeva l’acconto per le foto scattate… E i nostri genitori, frastornati, erano lesti a passare una carta da cinquanta o centomila lire all’aiutante del fotografo, che faceva gli straordinari, ed ai bidelli, che per la prima volta si congratulavano con noi, e ci chiamavano “dottore”, facendoci gli auguri!
Esperienze diverse, ragazzi miei… che ci aiutano anche a crescere… e mettendo da parte le risate, lasciano il posto alle lacrime!
Vorrei incontrarvi presto, quando tutto finirà, per abbracciarvi, porgere ad ognuno di voi le mie felicitazioni, augurarvi un percorso lavorativo che sia ricco di soddisfazioni.
Ad maiora, ragazzi. Anzi, dottori!
L’editore – dott. Santino Smedili
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