SI E’ SPENTO CIRCONDATO DALL’AFFETTO DI FIGLI E NIPOTI, E VA A RAGGIUNGERE LA SUA AMATA LUCIANA, SCOMPARSA QUALCHE ANNO FA, L’ULTIMO CAPO STORICO DELLA GRANDE PETROCHEMICAL… I FUNERALI SI TERRANNO DOMANI, SABATO 8 SETTEMBRE, NELLA CHIESA DI GRAZIA, ALLE 15.30.
Maurizio Dall’Oglio era stato il mio primo Capo cantiere quando, nell’ormai lontano 1977, venni assunto alla Petrochemical, ditta storica che aveva cantieri sparsi in tutto il mondo, ma il suo zoccolo duro era la Raffineria di Milazzo, con circa 500 dipendenti. Era arrivato anche lui in quell’anno, per succedere a Tomassetti, uno dei dirigenti più popolari di quegli anni, e veniva in trasferta anche lui, mantovano di Sermide, nella nostra città. Moglie e quattro figli, fisico enorme ma carattere bonario, si rivelò subito un amico dei dipendenti sia all’interno del cantiere che fuori, nella vita di ogni giorno. Anche se mi conosceva da pochissimo tempo (avevo solo 26 anni) si rivolgeva a me per chiedere consigli, suggerimenti e addirittura un appartamento in affitto, una casa più grande per la sua famiglia. Trovammo casa, trovai anche una donna che fece in una giornata le pulizie straordinarie per metterla in ordine, e ricordo anche che, alla richiesta del prezzo – 50 mila lire – sobbalzò dalla sedia ma tirò fuori di tasca una vecchia banconota per allungarla alla signora! Ci guardammo esterrefatti, commentammo sorridendo sul nostro futuro in caso di chiusura della ditta, e alla fine annunciò che finalmente avrebbe potuto portare la sua famiglia!
Nonostante il mio trasferimento in Calabria, avvenuto alla fine dell’anno, mantenni con lui un rapporto di stima e di amicizia, che cresceva con il passare dei mesi, e gli proposi di essere testimoni alle mie nozze: proposta che accettò volentieri.
Le nostra strade lavorative si separavano dopo qualche mese: io in Abruzzo, quindi ad Augusta, lui a vivere gli anni difficili della Petrochemical di Milazzo, che coincidevano con la crisi petrolifera e la guerra tra Iran e Iraq che mettevano a rischio l’occupazione a Milazzo. La direzione di Milano lo mandò, se non ricordo male, in Germania Est e in Grecia. Io ebbi la fortuna di tornare a Milazzo, e mi ritrovò con la divisa da vigile urbano, lui costretto a girovagare, ma da “Continentale”, come la maggior parte dei dirigenti delle ditte dell’indotto che in quegli anni arrivavano a Milazzo, Maurizio Dall’Oglio si affezionò alla città che lo aveva ospitato, per cui nelle sue trasferte non portò la famiglia che rimaneva ad attendere il suo rientro. La signora Luciana, carattere energico ed estroverso come tutti gli emiliani, donna abbastanza cordiale, non ebbe difficoltà ad ambientarsi; mentre i figli, Ernesto, Federica, Franchino e Christian crescevano ed avevano già le loro amicizie. A Milazzo rimase anche dopo il pensionamento, interessandosi di sport attratto dalla pratica per questo sport del figlio maggiore, Ernesto.
Ormai il pensionato Maurizio Dall’Oglio, “capo Dall’Oglio” come veniva chiamato dei vecchi dipendenti, era milazzese a tutti gli effetti: le sue appassionate discussioni sportive al tavolo del bar dello sport erano sintesi di saggezza e di esperienza, doti derivanti dal suo lavoro con centinaia, migliaia di persone, che aveva imparato a conoscere e a comprendere, a Milazzo come in altre città, in Italia e all’estero, nelle quali era stato destinato dei responsabili aziendali. Aveva accresciuto le sue amicizie, aveva avuto attorno a lui la solidarietà di centinaia di persone quando la sua adorata Luciana era andata via per sempre, e quando lui stesso accusò qualche problema di salute… Lottare da solo, contro i malanni, sarebbe stata un’impresa, ma non si era mai arreso: fino a quando il suo cuore si è fermato, ed il vecchio caro Capo Dall’Oglio ha chiuso gli occhi, serenamente…
Una stella lassù si era fatta sempre più luminosa: si avvicinava per attrarlo così come era avvenuto tanti anni prima… lui ha visto che si trattava della sua cara Luciana… e si è lasciato andare su, sempre su, leggero… per sempre…
Addio, caro Capo Dall’Oglio… a Milazzo la ricorderemo sempre…
Un abbraccio, e grazie di tutto.