RICORDO DELL’ULTIMO MAESTRO DI MILAZZO… di Santino Smedili
I ricordi della nostra fanciullezza sono sbiaditi, lontani. Passati forse troppo in fretta, o completamente cancellati… Uno solo rimane indissolubile, e per nessun motivo sarà rimosso. Ad esso sono legati gli anni del dopoguerra, in uno stanzone in cui era d’obbligo indossare un grembiule nero con un fiocco, rosso o blu, che non superava la prova di rimanere intatto nelle quattro ore interminabili passate a leggere, scrivere, accettare i rimproveri e i colpi di bacchetta, ascoltare estasiati le spiegazioni, non esclusivamente scolastiche, di quei signori che avevano il compito di sostituire i nostri genitori, e di prepararci ad affrontare il mondo che ci attendeva dopo cinque lunghi anni, che per molti erano sei o sette o anche otto… Quei distinti signori erano anche i genitori dei nostri compagni di scuola o di giochi, e incontrarli negli anni successivi era motivo di gioia: noi stavamo diventando grandi, loro cominciavano ad avere i capelli bianchi, e molti anni in più… Ci avevano raccomandato di ricordarli, quando saremmo usciti dalle elementari, e di salutarli quando, per strada, li avremmo incontrati… Così abbiamo fatto, per lunghi anni. Fino a quando, con il passare del tempo, questi saluti sono diminuiti, perché loro, pian piano, cominciavano ad andare via: Foti, Iannello, Romano, Orioles, Fiorello, Alfano, Merenda, Trio, Calogero, Buemi, Lombardo… Qualche mese fa è andato via il prof. Michelangelo Picciolo. Aveva 103 anni. Oggi daremo il nostro saluto all’ultimo dei maestri, partito anche lui per incontrare i vecchi colleghi. E’ Pietro Spadaro, papà di Petronio, di Peppinello (che lo ha accolto abbracciandolo forte forte) e di Gerardo è partito. Ricordo ancora il giorno della consegna del Premio TERMINAL 2014, la consegna di quell’attestato ritirato dal nostro vecchio compagno di scuola perché lui era immobilizzato a letto, e la gioia per averlo ricordato… Questa la motivazione: “Il principale riferimento della nostra infanzia, dopo il papà, era il Maestro. Come tutti i Maestri del dopoguerra, era anche lui il pater familias, e spesso diventava il confessore di molti ragazzi che, in anni lontani, affollavano numerosi le aule della scuola elementare per imparare a leggere, a scrivere e a crescere. Al Maestro elementare sono legati i ricordi di ognuno di noi, qualunque sia la nostra età.” Tornando indietro nel tempo, lo rivediamo a passeggio con il suo inseparabile amico e collega Ciccio Iannello. A tutti e due, con l’irriverenza tipica dei nostri sedici anni e la goliardia che ci avrebbe accompagnato per sempre, avevo adattato, parodiandola, la presentazione delle gag di Franchi ed Ingrassia di quegli anni, “Come sempre in un pasticcio ritroviamo Franco e Ciccio”, che per loro due diventava “Ogni passo, ogni metro, incontriamo Ciccio e Pietro!”. Consapevoli della nostra esuberanza, mai venuta meno, ridevano a crepapelle, al punto da annoverare questa cantilena fra i ricordi più belli di un passato che non sarebbe mai più tornato. Ma che è rimasto intatto, nei nostri ricordi, così come sono rimaste intatte le figure dei nostri maestri della scuola elementare. Addio, professore Spadaro, ci saluti anche gli altri suoi colleghi… Verremo a trovarvi, un giorno, per prendere posto in classi, che non saranno più buie, nello scantinato, ma in un posto straordinariamente luminoso nel quale tutti saremo improvvisamente più bravi. Ma quel che conta di più… più buoni!