Proveniva dalla Puglia il brigadiere dei Carabinieri Nunzio RESTA, ed a Milazzo aveva conosciuto la maestra elementare Elvira, che sarebbe diventata sua moglie. In quegli anni prestava servizio a Castelvetrano, ma una volta in pensione pensava già di tornare in Puglia, trasferendosi con tutta la famiglia. Prevalse però l’amore per Milazzo, per cui il brigadiere Resta si attivò per trovare qualcosa che lo rendesse occupato: allora nella piazza del Capo, a S. Antonio, non esisteva ancora un punto ristoro; il luogo lontano dal centro, sterrato e battuto dei venti lo sconsigliava. Non c’erano collegamenti, non c’erano nemmeno tante macchine; sarebbe stato un azzardo l’idea di un chiosco, per qualche bibita fresca ai fedeli che si avventuravano in pellegrinaggio. Ma il brigadiere ci volle provare, e così, nei primi anni 50, mentre Milazzo cominciava a riprendersi dalla guerra, a sognare in grande, nacque quello che sarebbe diventato negli anni il ritrovo dei buongustai.
Come era nelle intenzioni, solo qualche bibita, ma esclusivamente sabato e domenica! L’apertura di un chiosco al Capo fece immediatamente il giro di Milazzo, per cui oltre ai fedeli giunsero altri clienti, per i quali passare delle ore giocando a carte (una consuetudine in quegli anni), meglio se in aperta campagna e nei terreni del Barone Lucifero, era un piacevole passatempo!
Il chiosco cominciò gradualmente ad ingrandirsi, occupando anche una piccola estensione dei terreni del barone, grazie ad un accordo siglato negli anni 50. E fu così che alle bevande si aggiunse qualche primo piatto, e successivamente qualche secondo tradizionale! E con l’aumentare della clientela, doveva far fronte anche l’aumento del personale: il titolare, aiutato dalla moglie nelle ore serali, dopo le ore d’insegnamento (nella foto un dipinto del figlio Ettore, della mamma affaccendata in cucina), ebbe bisogno di qualcuno in cucina. Una friulana, la signora Gina che non tutti ricordano, fu la prima cuoca; a lei si aggiunse una “capiciana”, donna Stefana. Era stata cuoca alla Tonnara, per cui le venne più facile presentare dei piatti che incontrarono ben presto il favore dei clienti, che arrivavano sempre più numerosi. Il ritrovo Resta (così venne immediatamente battezzato) divenne popolare, e non bastavano i posti a sedere per la clientela che aumentava! Addirittura si dovette far fronte alle richieste acquistando due cucine a gas, ognuna con un proprio forno, utilizzati questi per cucinare i polli, una prelibatezza per l’epoca!
La presenza di due cucine fornì ad Ettore Resta, secondogenito dei quattro fratelli (il maggiore era Rocco, quindi Silvio, ed infine Antonio, il più piccolo, gli altri) l’idea di preparare le prima pizza al forno! I vassoi della birra Messina, circolari e con il bordo rialzato, vennero adeguatamente modellati fino a diventare delle forme circolari; su questi vassoi venivano stesi, per la lunghezza del diametro, gli impasti. Il condimento – racconta Ettore – avveniva secondo la ricetta stampata sul retro delle scatole che contenevano il prodotto: pomodoro, verdura, formaggio, origano; ma Ettore volle personalizzare la sua creazione aggiungendo cipolla. I forni, già abbastanza caldi per il continuo lavoro in cucina, ospitarono quelle che sarebbero state le prima pizze: non si trattava ancora del forno a legna, così come venne concepito successivamente, ma di normali forni a gas, che non tutte le case del tempo possedevano!
Il desiderio di gustare l’antenata della pizza fece crescere ancora la clientela, per cui ai tipici primi piatti, ai secondi (andavano di moda in quegli anni le braciolettine di carne, preparate dall’esperta donna Stefana, e le lumache!) si aggiunse la pizza, alla fine della quale era d’obbligo una birra Messina ghiacciata o un chinotto Trinacria! A tavola in quegli anni non andava di modo l’acqua minerale, ma solo una caraffa d’acqua limpida e cristallina con ghiaccio! Il vino, quello rosso del Capo, poiché ci si fidava del consiglio del titolare che garantiva della bontà!
Questa in sintesi la storia del ritrovo RESTA, all’interno del quale si avvicendavano i figli del titolare, con la signora Elvira che aiutava in cucina, con le cuoche che non trovavano il tempo per prendere fiato, con una clientela crescente ma con i soliti affezionati della prima ora: Guglielmo Nastasi, Giorgio Buccafusca, Nino Pellegrino, Saro Natoli, Nino Irato sono solo alcuni dei nomi, probabilmente i primi che sono venuti in mente a chi mi ha messo al corrente delle origini di quello che può essere definito il ritrovo per antonomasia della nostra città al Capo, quando nel porto di Milazzo nasceva il ristorante Miramare di Nino Salamone. Un modo diverso, innovativo, di concepire la ristorazione, in anni in cui si cominciava ad uscire di casa dopo una settimana di duro lavoro, con tutta la famiglia, ma nel giro di qualche anno la domanda della clientela avrebbe consigliato l’apertura di altri locali! Ed allora nacquero la Padella, a piazzale Cirucco, dove le pizze venivano preparate su stampi di metallo, e successivamente i fratelli Maio, con Adolfo primo storico pizzaiolo, che stendeva l’impasto sul marmo prima di metterlo a cuocere nel forno a legna! Ed allora variarono anche i gusti: era possibile scegliere tra margherita e capricciosa, ma guai a rinunciare alla birra Messina, prima ancora di quelle di importazione, o alla bibita Trinacria! Si cominciava in quegli anni a diffondere anche la Coca Cola, quindi la Pepsi: entrambe favorivano la digestione!
Del Ritrovo Resta dei primi anni andrebbero raccontati anche degli aneddoti: ma faranno parte della continuazione della storia che proseguirà, e risulterà particolarmente gradita ai lettori! Rimane intatto, a distanza di anni, il ricordo della signorilità dei proprietari, la loro disponibilità, il rapporto amichevole con la clientela, le piacevoli serate fra amici in un locale nato quasi per caso, e diventato il riferimento per l’intera provincia, e non solo.
Commenti
Gentile direttore, sono Elvira Resta, la nipote cresciuta da nonni e zii, mi perdoni ma nel testo ci sono alcune imprecisioni.
Mio nonno era appuntato dei CC. e faceva servizio a Casteltermini (provincia di Agrigento), nessuna cuoca friulana prima di donna Stefana, e le teglie per le pizze non erano vassoi riciclati, ci sono altre amenità non reali.
Purtroppo riportare ricordi appannati non portano lustro al vostro articolo, mi sorprende che non siano stati verificati.
Cordiali saluti
Elvira Resta
Gent.ma Valentina Elvira Resta, con chi dovevamo verificare se il racconto è stato fatto per noi dal figlio, Ettore Giulio Resta? Avremmo dovuto mettere in dubbio la sua credibilità…