CONTINUA IL NOSTRO VIAGGIO TRA I RICORDI DI UNA MILAZZO CHE NON C’E’ PIU, senza cedere alla nostalgia, ma solo per assegnare un posto nella storia di questa città a chi, con la propria opera, il proprio ingegno, la propria inventiva, la semplice passione ha contribuito a rendere grande la sua terra.
Oggi tocca a Ciccio SALAMONE… No, non è il celeberrimo massaggiatore della Società Sportiva… i casi di omonimia sono tanti da queste parti. Parliamo di un uomo semplice ma al tempo stesso ricco di inventiva, un figlio del popolo, un nome che richiama una passione mai venuta meno: la buona cucina, il servizio alla clientela, la professionalità dietro il banco o ai tavoli.
In effetti a Milazzo il cognome SALAMONE è sinonimo di gastronomia, e lo è stato anche negli anni passati: il centro ittico di via Acqueviole è Salamone, la rinomata trattoria Miramare della cortina del porto è stata Salamone, e poi lo stesso Salamone, questa volta don Nino, realizzò alla panoramica un punto di incontro per buongustai, Salamone a mare. Anche il Cordial Bar è Salamone, in questo caso Fratelli, e il ristorante Nonna Sara, per anni era una idea della figlia di Pippo Salamone.
Un unico filo conduttore, quindi, e una continuità che ancora oggi tiene alto il nome di Milazzo in un settore fra i più rinomati ed attivi che sono un traino per l’economia cittadina.
Abbiamo dimenticato qualcuno? Sì, ma ci saremmo subito arrivati: l’hostaria don Ciccio! Anche questa nel solco della tradizione “di famiglia”, realizzata recentemente sulla scalinata che porta al Castello, e di questo si deve rendere merito al figlio Franco Antonio ed alla moglie, la signora Mirella Sciotto, che hanno finalmente messo in atto un progetto al quale lavoravano da tempo.
Ma chi era don Ciccio Salamone? Un uomo semplice ma deciso, un milazzese con le idee chiare che fin dalla sua adolescenza accarezzò il sogno di dedicarsi all’arte culinaria, alla gastronomia, a passare la sua vita dietro il bancone di un bar, di una gelateria, a offrire le rinomate specialità e farsi conoscere ed ammirare.
Era nato il 27 novembre del 1933, e sposò una donna, Mimma Milone, curiosamente nata nello stesso giorno, mese ed anno! Un segno del destino? Una scelta casuale? Sta di fatto che i coniugi si completarono vicendevolmente in quella passione che entrambi avevano per la gastronomia!
Don Ciccio, così come molti lo chiamavano (anche se il suo nome di battesimo era Francesco, scelto dal padre, l’indimenticato “zu Candiloro”, che una volta vecchio, ma aveva solo 62 anni, rimase vittima di una frattura al femore che lo condizionò per il resto della sua vita) ebbe una lunga carriera, che affinò passando da un locale all’altro: cominciò con il MISTRAL, quindi approdò dal famosissimo Filippino a Lipari, dove era apprezzato nientemeno che da Mike Bongiorno, in quegli anni 60 di casa nelle Eolie. Attivò un bar sul Lungomare, il celeberrimo Maringari, acronimo ottenuto sintetizzando la denominazione, MARINA GARIBALDI, che gestì assieme al cugino Nino Milone, uno dei barman più talentuosi ed esperti di Milazzo, che si era formato al Bar Castelli assieme ad un altro dei nomi storici dei banconisti, Pippo Sergente.
L’esperienza del Maringari durò parecchi anni. Don Ciccio passò da Cambria, quindi da Codraro, poi fu richiesto addirittura dal Nuovo Circolo Tennis e Vela, all’interno del quale realizzò un punto ristoro per buongustai, aperto ai soli soci e ai loro ospiti, sulla terrazza che dominava il porto di Milazzo e si affacciava sulla riviera di levante.
Attivo e dinamico, a dispetto degli anni che passavano, volle tentare ancora l’avventura solitaria: un nuovo ristorante nel centro di Milazzo, in via Umberto I. Al suo fianco, come sempre, la sua Mimma, che con lui ha condiviso gioie e dolori! Fu l’ultima sua esperienza, dettata dalla sua innegabile volontà di offrire ai clienti, agli ospiti, ai milazzesi, un ulteriore saggio delle sue capacità, della sua immensa passione, di un amore che si trasforma anche in una missione. La stessa che ha ereditato il figlio, che ha scelto un angolo del Borgo per far gustare i sapori del vecchio don Ciccio, ma soprattutto per vivacizzare il cuore antico di Milazzo. Una scelta intelligente, poichè Franco Antonio e Mirella sanno che il Borgo è la storia della città, e non può cedere alle decisioni discutibili di chi vorrebbe spostare altrove un movimento fatto di temporanei interessi, destinati ad esaurirsi nell’arco di qualche stagione.
Il Borgo, ci dicono i titolari, deve rivivere, e Milazzo tornerà a crescere, ad accogliere i turisti, i visitatori del Castello in cerca di storia, arte, tradizione, spettacoli. Quegli stessi visitatori innamorati della città, del suo Borgo antico, delle sue chiese, e i tanti piccoli locali torneranno a vivere, per fare crescere il turismo e l’economia!
E in quella scalinata, in quella HOSTARIA, ci sembrerà di rivedere DON CICCIO, con lo sguardo severo ma con il cuore grande, pronto a regalarci le sue specialità, frutto di una passione e di una vita dedicata alla gastronomia, per la sua Milazzo.
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