EPISODI DELL’ADOLESCENZA DI UN AMICO CHE CI MANCA…
Innamorato della pallacanestro, che in quegli anni si giocava nell’atrio del Carmine, Filippo usciva da casa, sul retro della bottega, dalla porta che dava in via Pescheria; con gli ultimi bocconi del cibo ancora in bocca, in mano aveva il pallone di basket, che aveva acquistato per potersi allenare da solo, anche se non aveva ancora dieci anni.
In quella Milazzo nella quale si conoscevano tutti, vedere passare Filippo palleggiando, in quei pochi metri di strada, significava la fine della quiete del primo pomeriggio.
Superato il Bar Castelli, eccolo infilarsi già sotto l’arco, e quindi nell’atrio del Carmine, vuoto per l’orario insolito. Estate e inverno, Filippo prendeva posizione in campana, e cominciava a tirare a canestro dai vari punti, in un gioco che si chiamava Giro d’Italia o qualcosa del genere! Stava per lungo tempo da solo, a deliziare chi si era ormai abituato ai palleggi sulle mattonelle dell’atrio e ai colpi che andavano a battere sul tabellone. Dopo qualche minuto, arrivava il padre: camicia sbottonata sul davanti, si affacciava dalla porta posteriore del bar, e rimaneva per lungo tempo ad ammirare le evoluzioni del figlio. Non diceva nulla, il Principe. Sorrideva cercando di non farsi notare. Ma c’era sempre chi, per stuzzicarlo ed iniziare il pomeriggio in maniera briosa e divertente, come si era soliti fare in quegli anni, lanciava qualche battuta, alla quale lui, lapidario, rispondeva “Stàttitimutu, sceccu!“. Un siparietto divertente, che spesso coinvolgeva i barman e i primi avventori pomeridiani del bar: i soliti clienti, affezionati e legati da rapporti indissolubili di amicizia, per i quali il caffè era il modo migliore per facilitare la digestione. Intanto Filippo nell’atrio continuava i suoi palleggi. Pian piano arrivavano anche gli altri ragazzi, per i quali il basket era una realtà: Massimo Lombardo, Aurelio Catanzaro, e poi suo fratello Peppe De Gaetano, Nello Principato, Alberto Cocuzza, Giacomino Calascione, Lillo Lucifero, e via via tutti gli altri, fino a raggiungere il numero giusto per la solita partitella…
Per quel giorno il tambureggiamento di Filippo De Gaetano era cessato. Ora prevalevano gli schiamazzi, le urla, i rimbalzi sui tabelloni, le sudate, le pause per abbeverarsi alla fontana adiacente ai bagni pubblici, le risate divertite di quei ragazzi di ieri …
(dal libro NON AVEVAMO L’ETA’… Lombardo editori)
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