BREVE RITRATTO DI UN POLITICO DI ALTRI TEMPI, CHE MILAZZO ANCORA RICORDA.
Conoscemmo l’avvocato Italo Magistri negli anni del Liceo. Eravamo in seconda quando abbracciammo l’idea politica che ci avrebbe accompagnato per gli anni della contestazione e anche dopo, e l’iscrizione alla formazione giovanile del partito, il Movimento Sociale Italiano, del quale era segretario, ci mise a contatto con quest’uomo che apprezzammo per dirittura morale e rettitudine.
Aveva da poco compiuto quarant’anni, ed all’interno del partito tutti riconoscevano il suo ruolo, indiscusso. Ebbe subito fiducia in noi, ci riservò una stanza all’interno della vasta sede per la costituzione della Giovane Italia, e non volle mai essere messo al corrente delle nostre iniziative lasciandoci liberi di crescere e di formarci. Ma al primo passo falso, che si presentò quando, prendendo abbastanza sul serio la nostra lotta agli avversari politici, tappezzammo di manifesti la porta della vicina sede del PSIUP impedendo l’ingresso agli iscritti, ci convocò nel suo ufficio e ci intimò di andare, con spatole e raschietti, per rimuovere quanto avevamo fatto!
Non fummo contenti di quella punizione, che ci apparve molto severa: davanti alla sede del PSIUP c’erano gli iscritti che attendevano che noi ripulissimo la porta e liberassimo la serratura per consentire l’accesso. Fare quel lavoro in loro presenza per noi fu una mortificazione: ma la lezione non servì a farci capire che l’avversario, anche se non la pensa come noi, va rispettato. Non avevamo ancora diciotto anni, allora si diventava maggiorenni a ventuno: la nostra esuberanza, unita all’estremismo che avevamo abbracciato avrebbe potuto procurarci dei danni.
Italo Magistri era il riferimento di chi aveva idee di destra: in quegli anni era ancora vivo il richiamo del ventennio fascista, per cui all’interno della sezione eravamo a contatto con persone più grandi di noi che avevano nostalgia di un passato e che non facevano altro che ricordare quel periodo, con frequenti riferimenti a uomini e cose del regime. Erano uomini saldamente radicati in quelle ideologie, per cui anche noi subimmo il condizionamento dovuto alla loro continua presenza in sede in tutti gli orari: la nostra attività si svolgeva spesso suggerita da loro che il Fascismo lo avevano vissuto.
Ci meravigliammo quando notammo che il nostro segretario, consigliere comunale fin dal 1956 nella storica lista della CARAVELLA (che vinse le elezioni conquistando 24 seggi con 24 candidati, di cui sette missini, e lasciando alle altre liste i rimanenti otto seggi), in seguito sempre all’opposizione perché quello era il ruolo di chi militava nel MSI, aveva rapporti cordiali con tutti gli avversari. Quindi anche le nostre posizioni avrebbero dovuto ammorbidirsi: cosa un po’ difficile da attuare, perché c’era l’esuberanza tipica della nostra giovinezza che ci impediva di essere moderati! La cosa sarebbe riuscita con il passare degli anni, assieme ad una maturazione e ad una visione diversa della realtà politica di quegli anni.
L’avvocato Magistri fu sempre rieletto, fino al 1970. Ebbe il merito di fare crescere il partito a Milazzo quando, proprio da quel 1970, il MSI visse i momenti più esaltanti della sua politica per l’Italia e per gli Italiani. Erano gli anni di Almirante, di Fusco, D’Aquino e Tortorella, di Calabrò, Santagati, Trantino e tanti altri; quindi dei giovani emergenti che si chiamavano Giovanni Davoli e Matteo Calabretta, ex alunno del Liceo Impallomeni che era diventato un buon avvocato ad Acireale e tentava la scalata alla Camera dei Deputati, ma anche di un giovanissimo Mimmo Nania che stava bruciando le tappe. I poco meno di mille voti ottenuti a Milazzo aumentarono fino a 1600 nel 1971, alle Regionali, quindi a 2500 alle Politiche dell’anno successivo. Il partito era in forte crescita, e il lavoro dell’avvocato Magistri trovava consensi.
Un mattino di giugno giunse inattesa una terribile notizia: l’avvocato Magistri ci aveva lasciati per un infarto, nel cuore della notte. Un dramma per la città tutta, che si strinse attorno alla moglie, al figlio, al fratello Ennio, alla sorella Velia, a tutti i suoi cari.
L’uomo di destra, colui che era stato per anni all’opposizione in Consiglio Comunale era un uomo che tutti amavano. Non se n’era andato un avversario politico, ma un uomo retto, onesto, giusto!
Come si legge nel libro Il consiglio comunale di Milazzo dal dopoguerra al 1993, di L. Celebre e di G. Petrungaro, ed. Associazione Provinciale Statistici, 2009, “Il 29 giugno, in Consiglio comunale, il Sindaco Stefano Cartesio commemorò l’avvocato Magistri prematuramente scomparso, esaltandone le doti e la rettitudine, il tratto e lo spirito democratico al di sopra degli ideali politici. Tutti i capigruppo si associarono e venne anche sottolineato che i suoi appassionati interventi erano frutto di un grande amore per la città di Milazzo”.
Dal libro LA CLASSE DI CARTONE – Lombardo edizioni
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