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ALBUM DEI RICORDI: LE FESTE IN CASA…

MOMENTI INDIMENTICABILI E IRRIPETIBILI CHE A QUELLI DELLA MIA GENERAZIONE FARA’ PIACERE RILEGGERE. CURIOSA SCOPERTA PER I PIU’ GIOVANI CHE QUEGLI ANNI NON LI HANNO VISSUTI… 

C’era sempre una festa da ballo organizzata per un compleanno, che si teneva a casa di una compagna di classe. Era la garanzia per fare accorrere altre coetanee, che non sempre erano autorizzate a recarsi in casa di un compagno, se era questo ad organizzare. La festa in casa era il momento giusto per conoscere una ragazza, per poterle strappare un ballo, per darle l’appuntamento al giorno dopo, davanti alla scuola. Era difficile, in quegli anni; e la colpa è di una mentalità troppo arcaica dei nostri genitori, usciti dalla guerra e non ancora propensi ad accettare il cambiamento in atto nella società degli anni 60, né tanto meno che i figli potessero aspirare a ritagliarsi quella libertà che loro stessi non avevano conosciuto.

Accadeva quindi che la festeggiata invitasse a casa sua i compagni e le compagne di classe, in orario rigorosamente pomeridiano. Gli inviti venivano estesi anche a quelli di altre classi, o di altre scuole. Per i più giovani, trovare una ragazza ancora senza il corteggiatore era un problema, ma man mano che i mesi passavano, aumentavano le speranze di poterci prendere la nostra rivincita: una volta più grandi, in secondo o in terzo Liceo. La nostra “anzianità” ci consentiva di esercitare quel ruolo che prima ci veniva precluso: eravamo grandi, o almeno sentivamo di esserlo, e ce ne accorgevamo dal modo in cui ci guardavano le ragazze delle classi inferiori, per intenderci quelle di 14 o 15 anni. Proprio nei loro confronti ci mettevamo in mostra, sfoggiando tutta la nostra attenzione, spesso eccedendo nell’esibizionismo, senza alcun ritegno e senza preoccuparci di nascondere simpatie o interessi che potessero autorizzarci a sentirci … fidanzati!

Le feste in casa erano la migliore occasione, anche quando ad organizzarle erano le nostre coetanee. Era assodato che noi partecipassimo a quelle “convocazioni” annuali solo per onore di firma, per svuotare le dispense delle festeggiate, per nasconderci dietro le tende del salone e fare sparire i vassoi con i pasticcini, o divorare invisibili fette di torta della quale cercavamo sempre la seconda o la terza fetta, più sostanziosa, soffermandoci sulla squisitezza della crema o del cioccolato per ingraziarci la padrona di casa che l’aveva preparata, ma il vero motivo era quello di soddisfare la nostra voglia di ingozzarci (e dopo avere regalato il solito buono disco di Alacqua o di Perez, non potevamo rimanere a digiuno…). L’invito in altre feste in cui il festeggiato o la festeggiata aveva meno anni di noi ci consentiva di uscire allo scoperto e di prenderci quella rivincita attesa per anni. Ed ecco che, dall’alto della nostra maturità che ancora la scuola non ci aveva riconosciuto, davamo a chi aveva il compito di cambiare i dischi l’ordine perentorio di mettere sempre brani lenti. Il lento ci offriva la possibilità di ballare, o comunque di strappare un ballo a chi attendeva di essere invitata… E una volta in mezzo alla stanza svuotata dai mobili, si parlava del più e del meno per fare amicizia. Accadeva spesso che il disco si avviava verso la fine, e lui non se ne accorgeva. Le coppie rimanevano per interminabili secondi in attesa del disco successivo, con lui che fremeva e non vedeva l’ora e faceva segno al poveretto di turno, incaricato di mettere il prossimo sui vecchi giradischi; e lei che non riusciva a divincolarsi dalla morsa del cavaliere, che le cingeva la vita con il braccio destro, mentre sentiva che la mano sinistra sudava e avrebbe voluto lasciare quella del ragazzo, che aspettava il brano successivo. E finalmente il disco partiva, facendo imprecare il proprietario dello stesso poiché il braccio del giradischi era caduto pesantemente scavando il primo di innumerevoli solchi che, nel corso degli anni, avrebbero restituito agli amanti dell’Hi Fi quel fruscio che non è frutto dell’usura, ma dell’incompetenza dell’improvvisato dj!

Il ghiaccio era rotto, o almeno così sperava LUI!

Arrivava allora il momento in cui il cretino di turno proponeva il gioco della spazzola. E si presentava proprio dall’innamorato cotto dandogli la spazzola quando lui stava per avvicinarla ancora di più… mentre il braccio sinistro stava lasciando la mano e cingere il fianco, assieme al destro, per non lasciarle via di scampo.

Quel tocco sulla spalla, con la spazzola, lo risvegliava… il tempo di mandare al diavolo l’imbecille che aveva osato interrompere quel sogno che stava per diventare realtà… Lei si staccava, forse a malincuore, e stringendo le spalle si metteva a ballare con un altro… Ma immediatamente gli riconsegnava la spazzola, facendogli capire di girare al largo! Ed entrambi si mettevano a ridere. Poi lei pronunciava la frase: “Che caldo qui dentro! Andiamo fuori a prendere un po’ d’aria?”. Ma certo!!!

Dopo una serie di lenti, che loro non avevano ascoltato perché immersi nelle loro discussioni che avrebbero portato lontano, la musica cambiava, e anche chi non faceva coppia aveva la possibilità di ballare, in gruppo! Poi, il ballo dell’anno, con Giuliano e i Notturni che intonavano il loro Ballo di Simone. Qualcuno usciva a chiamare chi si era appartato, con la scusa del caldo o per prendere un po’ d’aria. “Venite dentro, ballate… c’è il Ballo di Simone!”.

Lui, guardandola teneramente, faceva una battuta: “Simone? E chi è? Lo conosci tu a questo Simone?” Ma lei lo tirava verso la stanza, nella quale tutti si dimenavano con le mani in alto: “Si, dai, balliamo, muoviamoci un po’…”…

E così riapparivano. Era lei, più piccola di lui, quella ritenuta ingenua, che doveva mostrare a tutti la sua preda!

(tratto da Dalla Sena in poi, seconda parte)

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