Negli anni della contestazione, delle lotte studentesche, degli scontri all’interno dell’Università, a far parlare di Messina fu un fatto goliardico. Non c’erano smartphone all’epoca, per cui tutto quel che viene raccontato è ricostruito grazie ai ricordi di chi può vantarsi di essere stato tra i fortunati spettatori di un evento che mise in subbuglio l’ateneo messinese e della successiva popolarità fra le università italiane.
Era il 31 gennaio 1970. Nonostante fosse sabato, l’Università era aperta ed un numero imprecisato di studenti sostavano al suo interno, in quell’insolito centro di aggregazione che vedeva protagonisti tanti giovani, messinesi e calabresi, che preferivano incontrarsi sulle scalinate, indipendentemente dalla facoltà frequentata e dall’anno di corso (ma più spesso fuori corso…) nell’atrio o sotto gli alberi piuttosto che al vicino bar Select o a piazza Cairoli.
Non ci è dato sapere a chi balenò l’idea di chiamare una ragazza, ma è certo che gli altri universitari presenti la condivisero con entusiasmo. A Graziella, questo il nome della ragazza così come ricordato da chi era presente, fu proposto di unirsi al gruppo per essere presentata al Magnifico Rettore del tempo: la sua bellezza avrebbe senz’altro giocato a suo favore per ottenere una Laurea ad honorem! Evidentemente la proposta era vantaggiosa, ma non si riesce, oggi, a comprendere come Graziella abbia potuto credere alla facilità di ottenere qualcosa che sapesse di goliardia!
Altri studenti, convocati tutti da un immediato ed imprevisto passaparola, si unirono al gruppo che avanzava all’interno dei corridoi dell’ateneo. Giunti in un’aula, che immediatamente si riempì in ogni ordine di posto, Graziella fu invitata ad esibirsi in uno spogliarello! Titubante ma al tempo stesso eccitata per l’inattesa popolarità che stava vivendo, fece presente che la proposta era quella di essere presentata al Rettore. Le fu assicurato, da parte di tutti, come se avessero sottoscritto un patto, che non sarebbero venuti meno alla promessa, ma solo dopo lo spogliarello, per mostrare agli increduli le sue bellezze.
Issata su un tavolo, per essere vista da tutti, e mentre nell’aula si levava alto il grido di “nu-da, nu-da”, Graziella iniziò il suo spettacolo, togliendo prima la gonna, poi la camicetta…
Ma il pubblico aveva premura di vederla arrivare alla fine, e già qualcuno allungava le mani mentre il coro si faceva più forte. Il vociare aveva richiamato altri spettatori, incuriositi per lo spettacolo fuori programma che quel giorno di gennaio l’ateneo messinese stava offrendo.
Il gesto improvviso di uno studente che evidentemente aveva fretta di giungere alla fine la spogliò della sottana; rimasta con il solo reggiseno, Graziella cercava di coprirsi ma non riuscì ad evitare che anche quello le fosse strappato di dosso. La ragazza si scoprì, nel vero senso della parola, indifesa davanti al gruppo di scalmanati libidinosi che la toccavano e pretendevano di avere la loro parte. Chi aveva avuto l’idea dello spogliarello, non aveva considerato le complicazioni, e si rese conto che il cordone di protezione era saltato, e nessuno avrebbe potuto garantire a Graziella l’incolumità…
Temendo il peggio, fu lei stessa a scendere dal tavolo, approfittando della generale baraonda e della confusione, per cercare una via di fuga. Aprì la porta di un’aula all’interno della quale un docente, il professor Temistocle Martines, teneva la sua lezione di diritto costituzionale. La ragazza salì una scaletta, immediatamente seguita da chi aveva preso un mantello per ricoprirla, mentre qualche altro aveva provveduto a riportarle i vestiti che per fortuna nessuno aveva preso come feticci e a ricordo dell’avventura. La severità del docente fece il resto: la marea di spettatori assatanati cominciava a dileguarsi, e Graziella si ritrovò improvvisamente protetta ed in salvo. Non era riuscita a conoscere il Rettore, e sicuramente non avrebbe ottenuto la sua laurea honoris causa, ma era riuscita a scrivere una pagina indimenticabile, per chi era stato presente, nella goliardia messinese.
Tre mesi dopo, al processo, è riconosciuta colpevole di atti contrari alla pubblica decenza e condannata a dieci giorni di arresto. Fuori dal tribunale l’aspettano giornalisti e fotografi, ma anche decine e decine di studenti. Gli scatti non si contano, le pose nemmeno. Chi spera che possa esserci un supplemento a quanto offerto nell’aula dell’università, rimane deluso: Graziella sa che a tutto c’è un limite!
nella foto, lo spogliarello di Aichè Nanà nel film LA DOLCE VITA
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