Ho un rapporto affettuoso e fraterno con Peppe DAMA, conosciuto ma soprattutto apprezzato fin dal 1986, anno in cui presi in mano le redini di radio Stereo Elle, la vecchia radio Lionte. Facendo un po’ i conti, sono 38 anni, un tempo lunghissimo che mi offre la possibilità di inserirlo nel mio album dei ricordi: ne ha i titoli.
Peppe DAMA nella radio metteva in onda giornalmente, per meglio dire dalla mattina alla sera, i dischi, senza pensare assolutamente che quella passione, quel divertimento, per lui avrebbe costituito il salto di qualità negli anni a venire, il DJ. Era quello un piacevole passatempo per molti ragazzi della sua età, 14, 14 o 16 anni. Noi, che di anni ne avevamo qualcuno in più, ci sentivamo già dei professionisti perché avevamo una nostra trasmissione, una nostra fascia musicale, un nostro pubblico, una nostra specializzazione e, quello che era più importante, venivamo dalle prime radio libere, quelle che diffondevano la musica ribelle.
A Peppe affidai un compito delicato e di grande responsabilità: scegliere i dischi da proporre, per conquistare un pubblico diverso da quello tradizionalmente abituato alle precedenti programmazioni. Ecco, qui stava il difficile: comprare i dischi, anche se non avevamo soldi! Lui era un ragazzo appassionato, e a dispetto dei suoi anni mi presentava, giornalmente, elenchi di 33 e di 45 giri cui facevano seguito cifre iperboliche da sostenere; con lui che mi incoraggiava e diceva: “Se vogliamo che la gente ci ascolti, dobbiamo offrire musica!”.
Era di casa con gli ellepì, conosceva i brani, passava ore intere a registrare e a preparare chilometri di nastri che poi montava nel bobinone. Pensate che ancora oggi ricorda quei tempi, e si diverte a stuzzicarmi chiedendo se io abbia mai “abbassato la puntina del giradischi” su un 33 giri, o se fossi rimasto ai tempi dei 45 giri! Si diverte, come si divertiva allora, quando non aveva orari! Al punto che al tempo un giovane e vigoroso Nino Dama, il padre, che aveva passato di poco i 50 anni, mi chiedeva se il figlio che mancava da casa da mattona a sera tutto quel lavoro lo facesse per… la gloria!
Proprio così, la gloria! E mentre io ridevo, allargando le braccia, lui attendeva una risposta, che non arrivava… e dopo un po’ non poteva fare altro che ridere, anche lui, e se ne andava sperando che qualcosa cambiasse.
In Peppe cresceva quella passione che ci aveva avvinti (come l’edera, direbbe Nilla Pizzi…) e che consumava giorno dopo giorno la nostra giovinezza, così come si consumavano quei dischi che lui faceva ascoltare e che ascoltava migliaia di volte, proponendoli al pubblico, ai suoi ascoltatori…
Quanti anni sono passati da allora? Lo abbiamo detto prima, ben trentotto; e saranno sempre di più.
Peppe è diventato un intenditore, affinando la sua cultura musicale. Oggi propone brani di artisti italiani e stranieri; gestisce con competenza le selezioni; le sa commentare. E, cosa più importante, sa trasmettere con prepotenza ma anche con professionalità, sicuramente più e meglio di tanti altri che hanno fatto la loro carriera bucando il video, trascinati dai loro mecenate e lanciati nell’agone musicale senza capire una sola parola, una sola nota di quello che stanno proponendo ai loro ascoltatori. I quali non ci fanno caso, assordati da casse che irradiano a tutto volume, e ballano, si contorcono, si dimenano, spesso con il bicchiere in mano. E alla fine urlano e dispensano applausi a chi ha messo dischi su dischi: sempre gli stessi, sempre con le stesse musiche, gli stessi ritmi, gli stessi orari, gli stessi decibel.
Peppe DAMA è rimasto a Milazzo, lui è fatto così, bloccando forse la sua crescita, frenando il suo talento, senza andare chissà dove a coltivare i suoi sogni. Adesso è cresciuto, come tutti noi… Ma se gli chiedessimo di farci ascoltare i cantanti classici e melodici, probabilmente il reuccio della canzone, Claudio Villa, o altri personaggi, non si tirerà indietro… magari togliendosi per quei tre minuti le cuffie, apprezzando le musiche di una volta, lo farà perchè è uno che ne capisce e sa apprezzare, ascoltare, fare ascoltare.
Ogni tanto pensiamo a quei tempi, trentotto anni fa: e lui ha venti anni meno dei miei. E per noi ritornano quei tempi, quando lui scriveva, quando io chiedevo soldi e compravo, e quando Pippo Costantino, padrone dell’emittente, diceva: “E quanti scaffali ci vogliono?”. E ridere a crepapelle, chiedendosi e chiedendomi, ancora oggi: “Ma forse il signor Costantino aveva ragione…?”
E chi può dirlo, Peppe… I grandi hanno sempre ragione. Continua a farci ascoltare musica, e proponendola a chi ne capisce.
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