NEL DECENNALE DELLA SUA SCOMPARSA, TERMINAL LO RICORDA A QUANTI LO CONOBBERO… E DEDICA AI SUOI CARI QUESTO PENSIERO.
Eravamo ancora adolescenti in quella città che respirava il profumo di gelsomini. Spensierati, come tutti quelli della nostra generazione, con rigidi orari da rispettare, rigide imposizioni, rigida educazione! In compenso non avevamo alcuna preoccupazione: alle estenuanti corse in marina, ai giochi del tempo, alle sgroppate felici dietro una palla di gomma, avvicendavamo qualche gioocata ai bigliardini, o le domeniche al cinema, affascinati dalla muscolatura di Steve Reeves o di Mark Forrest, eroi dei film mitologici e trionfatori del bene sul male. Interpretato, quest’ultimo, dal solito tiranno che alla fine subiva una morte violenta fra le urla di approvazione e di esultanza di noi fanciulli. E alla fine del film, prima di andare a casa, la rapida incursione per assicurarci la cena, fatta di una focaccia al forno, o “fritta”, o di un arancino al sugo o alla carne (era la forma che ci permetteva di riconoscerlo…. Il tutto dopo una fila spesso interminabile da don Vincenzo Codraro, fra tante braccia alzate a mostrare lo scontrino e chiedere anche un bicchiere di spuma!
Un rapidissimo viaggio nel passato, fatto di ricordi e di emozioni, in quella Milazzo che ancora non ci aveva regalato il benessere! Cresciuti, bambini, in una città nella quale la vita quotidiana veniva scandita in maniera semplice e per nulla monotona, avevamo pochi riferimenti e tanti sogni. Per noi, erano i nostri genitori che sognavano un futuro, differente da quello che avevano immaginato per loro! Ma proprio noi, ragazzi senza particolari ambizioni, non eravamo più propensi ad accontentarci di poco fin quando capimmo che qualcosa stava cominciando a cambiare.
Eravamo alla vigilia di un’improvvisa ventata di benessere, fatto di automobili, di frigoriferi, di lavatrici, di scaldabagni, di televisori, addirittura di comodi appartamenti che ci fecero lasciare le vecchie abitazioni del centro storico, le vecchie amicizie, gli affetti. Sarebbero nate sì nuove amicizie, ma con il passare dei decenni da allora ci siamo accorti che quei piccoli amici di un tempo non c’erano più: ma sono rimasti dentro di noi, anche se tanti di loro sono andati via, per sempre purtroppo!
Milazzo cambiava aspetto! Nuove richieste al passo con i tempi per una moltitudine di persone che affollavano la città nel fine settimana. Nuovi negozi per soddisfare le nuove esigenze. Nuove abitudini con le quali la città avrebbe dovuto fare i conti, e stare al passo. Era la Milazzo opulenta degli anni 60, quelli del benessere, quelli che i giovani di oggi non hanno vissuto e non possono rimpiangere.
Era la Milazzo dei nuovi negozi, delle attività commerciali che dovevano necessariamente reggere il passo con la concorrenza: spesso con il capoluogo, Messina, dove ancora, dopo un viaggio avventuroso sulla 113 parecchi andavano con l’auto, o molti la raggiungevano più comodamente a bordo di un treno che fermava nella vecchia stazione a due passi dal centro!
In quella Milazzo che cresceva c’era posto per tutti; ma privi di una professionalità, non tutti sarebbero riusciti ad avere un loro spazio!
Ed ecco che l’attuale salotto della città, la via Medici, strada di transito per migliaia e migliaia di macchine prive di una meta, specie di domenica, si popola di commercianti con nuovi e più ambiziosi orizzonti. Non c’è solo lo storico e raffinato bar Romagnolo, ma negozi che segnano una nuova epoca: Regali Catanzaro, Merceria Bertè, Interflora Antonuccio, Tindaro Migliorino, la salumeria Spoto, Arte e regalo, la profumeria Picciolo, Giuliano Testa corredi e tessuti, Molinari arredamento negozi… E i vari Santo Torre, La Rocca, Tony Scuderi, Pietro Caravello, il rinnovato bar Cambria con l’Hotel Diana, Calzature La Malfa prima di diventare Luca’s, Vito Rizzo parrucchiere…. e anche lui, Pippo Sindoni…
Già, Pippo Sindoni, che osò mettersi in gioco. coraggioso e intraprendente, sfidando la sorte e le abitudini consolidate. Subentrò, giovane e probabilmente sicuro del passo che stava per compiere, al vecchio Otera, conosciuto nel tempo con uno dei soprannomi, fra i tanti che permettono di individuare le famiglie milazzesi: Munsueddu. Era costui un valente rosticciere, e teneva aperta la sua attività solo per onor di firma. Non reggeva il passo della concorrenza, ma quei pochissimi clienti rimasti lo preferivano per le sue prelibatezze, i cui segreti sulla preparazione custodiva con cura. Il tutto, frutto di una passione e di un’arte coltivate nel tempo.
Era giovane Pippo Sindoni, subito per tutti don Pippo, e ristrutturando da cima a fondo quel locale nel cuore di Milazzo, preparando quelle stesse specialità del vecchio Otera, conferendo luminosità e spazi al nuovo punto vendita, lo fece diventare dalla sera dell’inaugurazione al giorno successivo (è noto che la folla dell’inaugurazione di dissolve nel giro di ventiquattro ore…) il nuovo punto di incontro per i buongustai!
Don Pippo Sindoni aveva giocato la sua carta. E aveva vinto la scommessa, fatta con chi in quegli anni pensava che il suo sarebbe stato un rischio. In una parola, aveva avuto ragione! Non ci volle molto a capire che adesso era lui il riferimento gastronomico e non solo per la città! Le sue specialità rimasero per lunghissimi anni le più richieste: il cognato, Giorgio, che vediamo con lui in una foto, era la spalla, il collaboratore ideale. Filtrava i clienti, li intratteneva parlando con tutti, sollecitava con una frase rimasta caratteristica pizze, arancini e tutto quanto veniva richiesto; mentre dalla cucina, con cadenza costante, si apriva la porta e si affacciava il cuoco, con un vassoio pieno di specialità calde, fumanti, che non aveva nemmeno il tempo di deporre negli appositi espositori…
Ricordi di altri tempi… una pagina di storia di Milazzo, raccontata per rendere omaggio a lui, a Pippo Sindoni, coraggioso e dinamico imprenditore che riuscì a far risorgere un locale già di per sè caratteristico, puntando sulla sua moderna concezione di attrattiva della clientela!
Oggi ricorre il decimo anniversario della sua partenza… Il figlio Mario mi aveva chiesto di scrivere qualcosa per lui. Mi sono sforzato di farlo, e spero di esserci riuscito, carissimo amico mio. Ti ho visto crescere nel negozio di papà, dove prima campeggiava l’insegna “PREFERITE LE NOSTRE SPECIALITA’ – OTERI” e dove, dalla fine degli anni 60, venne sostituito il cognome, con SINDONI.
Il tutto nel solco di una tradizione che rischiava di andare perduta e che lui, Pippo Sindoni, don Pippo, rilanciò, conquistandosi un posto tra gli imprenditori di questa città, tra coloro che fecero grande la via Giacomo Medici, prima ancora che diventasse il salotto buono di Milazzo. So che di papà sei orgoglioso, come lo siamo tutti i figli dei nostri genitori, e queste righe ti condurranno in anni che non hai vissuto, per comprendere, ora che sei grande, chi è stato Pippo Sindoni per Milazzo.
Quando la città non profumava più di gelsomini; quando il benessere cambiò il nostro modo di vivere… e tutti cominciammo a credere che i nostri sogni si sarebbero realizzati…
Un abbraccio, don Pippo… un saluto a Giorgio, e a tutti i vecchi amici di quegli anni!
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