“I TOMBINI SONO STATI PULITI! QUELLE FOTO SONO VECCHIE!” ha precisato ieri pomeriggio, alla pubblicazione su Facebook della foto di un tombino che, in quelle condizioni, non avrebbe potuto, MAI E POI MAI, raccogliere le acque piovane. Ed in parte ROCCO, vecchio amico che da qualche tempo ha intensificato la sua presenza sui social per cercare di smussare le proteste spesso immotivate nei confronti dell’Amministrazione, aveva ragione: non sulle foto, perchè non ci saremmo sognati di ricorrere a fotografie di qualche anno fa per denunciare l’inefficienza dei tombini, ma sul fatto che questi, in buona parte, fossero stati puliti!
Purtroppo Rocco, sulla cui onestà non abbiamo nulla da obiettare, sconosce le cause che provocano da oltre trent’anni gli allagamenti di Milazzo. Quella di ieri è stata la solita “bomba d’acqua” che periodicamente si abbatte, con violenza inaudita, sulla nostra città mettendola in ginocchio. Anzi, per fare una battuta, costringe chi vuole avventurarsi a piedi per le strade, di camminare con l’acqua fino al ginocchio! Ci stiamo abituando a queste situazioni, noi che ricordiamo gli acquazzoni che Giove Pluvio ci riservava per la festa di Santo Stefano, al punto che non ci facciamo più caso ma troviamo sempre il modo per puntare il dito sull’amministrazione, colpevole di non avere voluto trovare la soluzione che in molti conoscono! Se quest’anno abbiamo anche riso vedendo galleggiare per i “canali” le nuove scialuppe di salvataggio, i cassonetti colorati, preludio di una situazione tutt’altro che ottimale trovata per risolvere il problema dei rifiuti, liberi di percorrere le strade, vuoti o con il loro carico di spazzatura, non dobbiamo dimenticare quanto accadde molti anni fa, quando non sapevamo cosa fossero non solo le bombe d’acqua, ma nemmeno gli allagamenti…
Rocco non sa, e con lui migliaia di milazzesi, che tutto cominciò parecchi anni fa perchè “…negli anni 60 lo smaltimento delle acque meteoriche provenienti dai terreni posti in località Botteghelle, Fiumarella, l’attuale via Catania e così via, avveniva tramite un cunettone che iniziava a Botteghelle all’incrocio con la S.S. 113 e proseguiva lungo la via Rio Rosso per sboccare sul litorale di ponente in località Grunda/Fossazzo. L’opera idraulica realizzata dalla Provincia di Messina presumibilmente intorno all’anno 1955 aveva le funzione di scolmatore e/o raccoglitore di tutte le acque meteoriche di superficie provenienti dai terreni ricadenti nelle località anzidette.
Il corpo idrico a sezione trapezoidale, tutto a cielo aperto, in alcuni punti aveva una profondità di circa tre metri ed una larghezza alla base tale che consentiva agevolmente il transito delle squadre di operai/cantonieri della provincia di Messina dotate di carriola che annualmente procedevano all’asportazione dei detriti e delle sabbie depositate sul fondo per effetto della decantazione, trasportate dalle acque meteoriche provenienti dalle campagne anzidette. Se vogliamo essere più precisi, la sua sezione, in un metro lineare, poteva raggiungere anche un volume di ben TRE METRI CUBI! Per i tempi era un’opera altamente efficiente e perfettamente unzionante. I residenti ricordano bene un episodio tragico: un contadino per scampare ad un violento temporale tentò di saltare il fossato con la sua bicicletta per guadagnare la strada di ritorno a casa, ma cadde all’interno e venne trascinato dalla violenza delle acque meteoriche che lo condussero sul litorale di ponente.
Ma qui viene il bello, che i politici di oggi, animati di tutte le buone intenzioni di questo mondo per risolvere i problemi, probabilmente non conoscono, perchè non solo NON SONO DOCUMENTATI, MA PERCHE’ NESSUNO HA MAI PARLATO DI CIO’ CHE ACCADDE NEGLI ANNI 80!
Con l’esecuzione dei lavori di metanizzazione sulla via Rio Rosso, il comune autorizzò l’impresa a stendere le tubazioni per la condotta del metano ALL’INTERNO DEL CUNETTONE, che al termine della posa dei tubi fu riempito con materiale di riporto. L’opera idraulica cessò la sua gloriosa funzione, e nacquero subito i problemi mai risolti!
Per porre rimedio al clamoroso AUTOGOL, e visto che le acque della Piana non avevano più un canale che le convogliasse, si pensò di porre rimedio affidando un appalto ad una ditta di Milazzo. Questa aveva il compito di realizzare, all’interno del corpo stradale, una condotta per lo smaltimento delle acque bianche di superficie che in buona parte provenivano dalle campagne. Il restante segmento del corpo idrico quello che andava verso mare fu eliminato!
Ovviamente la nuova condotta del diametro di 60 cm circa, approvata dal Comune, non poteva mai svolgere le funzioni o sostituire l’efficienza dell’antico cunettone, la cui portata era DI OLTRE DIECI VOLTE SUPERIORE! In più, parecchi fra i proprietari dei fabbricati situati sulla via Rio Rosso allacciarono abusivamente lo scarico delle acque nere del proprio immobile, e va chiarito che in quegli anni non esisteva ancora il depuratore. L’individuazione dei titolari degli allacci abusivi portò ad una dettagliata denuncia in Pretura.
Da quel momento ebbero inizio gli allagamenti, sulle zone di Santa Marina, ove all’intersezione via Rio Rosso/via Santa Marina fu realizzato un dosso per far defluire l’enorme volume di acqua verso mare. Le acque provenienti da via Fiumarella si incanalarono naturalmente verso Milazzo fino raggiungere San Paolino.
Nel corso di oltre trent’anni molte superfici agricole, che in passato consentivano l’assorbimento delle acque piovane, sono state cementificate; la nascita di decine di vivai, che hanno impermeabilizzato i terreni senza creare vasce di raccolta delle acque, hanno prodotto un irrazionale sversamento delle acque piovane stesse sulle strade oggetto di allagamenti. Va ribadito che anche in passato l’acqua, in caso di pioggia, giungeva a San Paolino, ma in minima quantità: si trattava infatti di quella proveniente da via Due Bagli, che poi proseguiva verso il vecchio Ristorante “Brattuni” (sic) mediante un canalone e da qui verso il mare. Oggi l’accesso al mare è stato impedito dalla realizzazione dei lavori di ampliamento del porto, e le costruzioni di barriere in cemento impediscono il naturale deflusso delle acque verso il mare. Una lunga striscia di cemento a levante come a ponente (non va dimenticato che su tutta la riviera di Ponente è stato realizzato, al confine con la parte demaniale, uno sbarramento che ha preso il posto del vecchio guardrail: un marciapiede la cui altezza è una diga alle acque che prima scendevano libere verso la spiaggia…). Sarebbe opportuno che la buona volontà dei consiglieri (sempre più assenti nelle decisioni a favore dei cittadini, ma non è la prima volta…) e degli amministratori si confronti con chi sa COSA E’ ACCADUTO NEGLI ANNI! Se ci sono state inadempienze, tolleranze, complicità, omissioni, leggerezze, ma soprattutto INCOMPETENZE di chi aveva il dovere di sorvegliare è giusto che vengano alla luce per evitare che venga sprecato con opere inutili e dispendiose il denaro pubblico, e la città continui a pagare, oggi e in futuro, per colpa di chi in passato non ha saputo svolgere il suo ruolo!”.
Caro Rocco, adesso sai cosa è accaduto nella nostra Milazzo. La ditta incaricata continuerà a svolgere i lavori di pulizia dei tombini, ma questi non agevoleranno la raccolta delle acque piovane nelle tubazioni fin quando esisteranno degli impedimenti artificiali (le barriere di cemento che impediscono, a levante come a ponente, il coinvogliamento delle piogge verso il mare!), così come continuerà ad effettuare servizi di pulizia delle strade. Ma non dimenticare che i cittadini osservano e notano le erbacce raccolte ed accumulate ai bordi delle strade, così come hanno notato che le erbacce sull’asse viario non sono state debellate, ma hanno avuto SOLO una “spuntatina” come si fa dal barbiere quando vogliamo dare un’accorciatina ai capelli: non è stato rimosso il terriccio che sta favorendo la ricrescita, con ulteriore, inutile spreco di denaro per rifare un lavoro che non è stato certamente risolutivo! Notano quelle ancora da estirpare, per l’ennesima volta, all’ingresso dell’asse viario, e continuano a richiedere rapidi interventi in quelle zone (e ci riferiamo alle strade attorno alla nuova stazione ferroviaria) da sempre trascurate! Quello che non viene gradito perchè presenta criticità viene fotografato (non ci vuole un fotografo professionista perchè con gli smartphone lo siamo diventati tutti…), immortalato e inviato a TERMINAL per la pubblicazione! E se non lo facciamo noi (ce ne arrivano a decine!) lo fa lo stesso fotografo dilettante che lo condivide sui gruppo. Non è facile gestire i commenti che spesso si scatenano, a volte immotivati e ingiustificati, ma i social portano a questo. L’unico modo per evitare sarebbe quello di stare col fiato sul collo di chi esegue i lavori, e non accettare pensando che sia la soluzione migliore quella proposta da chi ha l’appalto. Purtroppo non tocca a te l’obiezione o il contraddittorio, ma da questo giornale abbiamo sempre parlato di QUINTE COLONNE, ed abbiamo avuto ragione! Incompetenza? Superficialità? Arrendevolezza? O cos’altro?
Tornando all’allagamento di ieri, i cittadini attendono la prossima “bomba d’acqua” per riprendere gli attacchi, a meno che non si dimostri di saper correre ai ripari. Se i tombini saranno stati tutti puliti, di chi sarà la colpa? Non certo del Padreterno, ma di chi amministra la città!
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