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ANGELINA MANGO, L’IMPORTANZA DI METTERSI IN MUTANDE

Pino Mango è stato un brava cantante; brani come “Bella d’estate”, “Oro”,  “Mediterraneo”, “Come l’acqua”, “Tu sì” sono delle canzoni delicate per le orecchie, senza tempo, dolci, che si adattano a ogni situazione della vita.

Prendiamo Angelina Mango, la figlia: canzonacce che l’industria musicale passa allo sfinimento da mesi, balletti sgraziati, testi insignificanti, musica fastidiosa.
La ragazzina, con pochi pessimi brani in carriera, trionfa a Sanremo con una canzone bruttissima, va in tour con abiti che mostrano il suo corpo quasi sempre scoperto, fa il tutto esaurito e appare su tutti i giornali. Il padre, nonostante, ebbe solo un lusinghiero successo in tutta la carriera.
Qui non è questione di fare paragoni tra il vecchio e il nuovo, ma semplicemente notare come si siano degradati ancor di più i gusti delle masse, come sia sempre più infima la musica che circola e come l’industria musicale riesca ad ottenere il massimo spingendo soggetti mediocri.
Ovviamente, oltre a proporre immondizia musicale, è necessario mettersi in mutande. Successo assicurato.

Musica e testi mediocri (e sono gentile) per un pubblico ancora più modesto e insignificante che si entusiasma sul nulla. Povero Pino Mango, manca molto agli amanti della buona musica.

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