DA TORINO, IL NOSTRO CORRISPONDENTE SALVINO CAVALLARO
Juve, non sei più tu. Perché?
Nel giorno dell’assemblea degli azionisti della Juventus, in cui Pavel Nedved viene nominato vicepresidente, Andrea Agnelli bacchetta velatamente l’allenatore Max Allegri e la squadra. “Inaccettabile il 14° posto in classifica”, dice il presidente della Juve in un contesto in cui non è proprio l’ideale parlare di cose tecniche calcistiche. Tuttavia, la punzecchiatura voluta da Agnelli mette in mostra tutta la sua amarezza che è poi quella espressa dal popolo juventino sparso per tutta Italia. “Serve il massimo impegno da parte di tutti, dal presidente al magazziniere. Solo così si potrà risalire la china”, continua così l’Andrea presidente bianconero. E, in effetti, comincia a essere evidente il malessere della squadra di Allegri che è irriconoscibile nel gioco che non c’è e in una manovra tipicamente forsennata di chi non ha idee e si affida a qualche episodio positivo che non arriva mai. Dopo aver visto l’inconcludenza della Juve contro l’Inter, l’abbiamo rivista in Champions contro il Borussia Monchengladbach. Ebbene, in entrambe le occasioni ci siamo annoiati, perché avevamo ancora negli occhi la Juventus dei quattro scudetti vinti consecutivamente e, facendo il confronto, non potevamo fare altro che sbadigliare dalla noia. 20 tiri e solo 2 nello specchio della porta, gioco prevedibile, noioso, e interrotto continuamente da passagli sbagliati. Barzagli risulta il miglior giocatore in campo, e questo è tutto dire in una Juve che è davvero irriconoscibile. Max Allegri ci mette del suo e non è certamente indenne da colpe. Confusione a centrocampo, attacco inadeguato alle circostanze e alle esigenze di una squadra che aspira ai vertici della classifica del campionato italiano. Molti i punti interrogativi tattici e tecnici. Dybala deve giocare ed essere il punto fermo dell’attacco. Invece, Allegri lo lascia in panchina per far posto a un Mandzukic in chiara difficoltà, per non avere ancora raggiunto la forma post infortunio. Anche Morata non sembra più il tranquillo giocatore dell’anno scorso e Zaza non è calciatore da far giocare saltuariamente, perché perde di continuità. A centrocampo, perché continuare a insistere su un Pogba che è chiaramente fuori condizione, mentre si ostina a fare il Pirlo della situazione sui calci piazzati che non sono la sua specialità? Paul Pogba avrebbe bisogno di riflettere in panchina, almeno per qualche partita. E’ giovane, è certamente un campione che ha dimostrato grandi mezzi tecnici e agonistici. Ora, però, deve essere messo in disparte per ritrovarsi, costruendo un centrocampo magari meno tecnico ma più pratico nello sviluppo di azioni che si addicono a una maggiore assistenza alle punte. E poi, bisogna far respirare anche Evra, un giocatore che ha dato tanto. Dare fiducia a questo Alex Sandro non è peccato, perché il ragazzo sa difendere, attaccare, proporsi per il tiro in porta ed ha carattere da vendere. Per ridisegnare dunque una Juve che ha bisogno di ritrovarsi in fretta, c’è bisogno che Allegri metta da parte certe sue incertezze palesate dall’inizio di campionato, in cui si è evidenziato un continuo cambiare tra centrocampo e attacco, lasciando la difesa che ormai non crea più problemi perché gioca a memoria, nonostante qualche episodico svarione che non fa testo. Ma la sterilità offensiva di una Juve irriconoscibile e francamente anche noiosa da vedersi, non può essere confusa con un qualcosa che prescinda dal fatto tecnico e tattico . E’ vero, si dirà che questa Juve, nonostante i suoi mille problemi palesati quest’anno, è comunque prima nel suo girone di Champions; ma quanto durerà ancora? Difficilmente potrà continuare così, una squadra che fatica e non esprime gioco ai massimi livelli. Aspettiamo dunque a decretare la parola crisi, in una Juve ancora alla ricerca di se stessa. Ci auguriamo di poter rivedere presto la squadra di Allegri che tira 20 volte, centrando la porta avversaria 18 volte, e sole 2 volte metta il pallone fuori dallo specchio della porta. Esattamente al contrario di quello che vediamo oggi.
Salvino Cavallaro