Il post di ieri (MIO FIGLIO VA BENE A SCUOLA) non voleva essere una generalizzazione verso tutti i docenti e i genitori! E’ ovvio che ci sono eccezioni e non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Non si può però negare che in percentuale parliamo davvero di piccole minoranze.
Semplicemente voleva essere una riflessione di superficie che mirava a scardinare la credenza che “l’andare bene a scuola” sia aprioristicamente un valore positivo.
Se un ragazzo non prende mai un libro in mano, non ha argomenti, nessuna curiosità su nulla, vive di tik tok e trap, è apatico e massificato: avere “bei voti a scuola” non significa nulla, non ci si può lavare la coscienza di fronte ad un evidente fallimento formativo e umano.
Il fatto che impari a memoria quelle tre cosette che gli vengono inculcate a scuola, la quale mira solamente ad inserirlo negli ingranaggi della società, non lo rende automaticamente un bravo ed intelligente ragazzo.
Eppure a sentir parlare certi genitori e ad osservare la pochezza di gran parte del corpo insegnante, pare che stia andando tutto bene e le valutazioni sono alle stelle.
A livello culturale basta somministrare dei questionari a questi ragazzi, che hanno voti alti di storia o italiano. Provate a fargli qualsiasi domanda, rimarrete basiti dalla loro ignoranza. E così come per tutte le altre discipline.
Peccato che sulla pagella siano però identificati come piccoli geni e i loro voti siano altissimi. Qualcuno, giustamente, potrà dire che è sempre stato così, ne parlò Giovanni Papini un secolo fa, sì, ma ora la deriva è totale ed attorno ad essa troviamo mandrie di genitori entusiasti e professori fuori dalla realtà.
Sicuri che vada tutto bene?
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