AUGURI ANCHE A CHI FESTEGGIA OGGI L’ONOMASTICO, E CHE PORTA IL NOME DI SAN BIAGIO. ECCO ALCUNI RICORDI DELLA MIA INFANZIA…
Il 3 febbraio, giorno dedicato a S. Biagio, mi ha sempre ricordato il papà del primo dei miei compagnetti d’infanzia, conosciuto arrivando a Milazzo nel 1955, Filippo La Spada, con cui mi legano radici abbastanza profonde e rapporti fraterni.
Al nome di Biagio La Spada associai immediatamente il Santo la cui raffigurazione la trovai in una tela nel vicino Santuario di San Francesco, nell’atto di compiere il miracolo salvando un bambino che stava soffocando per una lisca di pesce rimasta conficcata in gola. Il racconto prodigioso che ascoltai dal sacerdote mi affascinò, e fu facile per me, bambino, memorizzare quel nome al punto tale che, anche in futuro, la ricorrenza del 3 febbraio o l’incontro con una persona che porta lo stesso nome, o la sola lettura, mi avrebbe richiamato proprio il papà di quel piccolo amico; analogo effetto lo produce il sentire il nome di mio papà in persone che si chiamano come lui.
Biagio La Spada aveva una macchina tutta sua, l’unica in quel piazzale adiacente alla chiesa che all’epoca ci sembrava immenso. In quegli anni la strada venne asfaltata, anche se assistevamo ancora al transito di greggi, e fu allora che vidi il primo rullo compressore (lo schiaccia pietre, lo chiamavamo…) che stendeva il bitume e dal quale noi bambini ci tenevamo lontani per il timore di finire sotto e di essere ridotti “come una cotoletta”. Con Filippo, di un anno più piccolo di me, passavo ore ed ore a giocare. Lo ricordo bambino infilarsi sotto l’armadio di casa mia per recuperare un giocattolo, visto che io, per la mole, non riuscivo ad entrare! A casa sua, invece, sua madre, la signora Checchina, davanti ai fornelli come tutte le mamme e le mogli, esaudiva le mie continue ed assillanti richieste, dandomi i pesci che friggeva. Sempre lesta a riempirmi il piatto, si meravigliava per la voracità con cui lo svuotavo, come se avessi il verme solitario. Per tutta la sua vita fu solita ricordarmelo, con quella risata contagiosa che metteva allegria e con cui ancora mi sembra di rivederla, mettendomi in imbarazzo per le monellerie che commettevo da piccolo! Ritrovai Filippo, una volta lasciata la casa di San Francesco, negli anni dell’adolescenza, e anche se la differenza di un anno non ci aveva permesso di essere compagni di classe, mantenendo quell’amicizia nata a San Francesco. Ebbi bisogno di don Biagio La Spada per le trasferte sportive, quindi per le nostre quotidiane partenze per Villa San Giovanni, per due anni, in campo lavorativo. Ormai anche Filippo era cresciuto, e spesso “contrattavo” con il vecchio compagno d’infanzia il prezzo, per sperare in un trattamento migliore rispetto a quello che avrebbe fatto don Biagio. Il quale, da parte sua, sapeva che la vecchia amicizia di due bambini diventati grandi non poteva essere scalfita da operazioni matematiche scritte solo per giustificare il costo della benzina, dell’autostrada, dell’autista o di ogni altro imprevisto, per cui lasciava libero Filippo di stabilire la cifra; sapendo che io non avrei avuto nulla da ridire e non avrei tentato ulteriori arrotondamenti! In una piccola città, è difficile perdersi di vista; per l’ennesima volta ritrovai il mio primo compagno d’infanzia quando le nostre mogli insegnarono nella stessa scuola. E ci trovammo ad indossare la divisa nei Vigili Urbani, come se la nostra vita, da quel 1955, fosse andata avanti procedendo su due binari, ma nella stessa direzione. Probabilmente avremo da rivedere la strada che abbiamo percorso un domani non troppo lontano… Biagio La Spada, papà di quattro figli, due maschi e due femmine, ha pianto la scomparsa della moglie, la signora Checchina, chiudendosi nel suo dolore. Lo vedevo spesso passare davanti al Comune, dirigersi verso il lungomare, per non perdere le vecchie abitudini. Al saluto rispondeva con un sorriso, il solito, generoso, affettuoso. Poi non è passato più… Quel giorno ha fatto un altro itinerario, più lungo, per recarsi da lei, dalla sua Checchina. Per vederla sorridere ancora. E’ bello per noi di un’altra generazione, quella nata dopo la guerra, quella cresciuta negli anni del miracolo economico, rivivere immagini che scorrono, che ridestano ricordi ed emozioni. Ma che, soprattutto, ci fanno essere fieri dei nostri genitori, persone umili che ci hanno lasciato con i loro insegnamenti un tesoro inestimabile: il rispetto e l’innegabile amicizia che si fortifica con il passare degli anni…
(NELLA FOTO, Biagio La Spada con la moglie e la figlia)
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