Ci stiamo facendo grandi, per non dire vecchi! E oggi, 20 giugno, è la volta di Salvatore Grasso, con il suo compleanno, ben 74. Da lui si cominciava a contare e scandire i mesi che, pian piano, ci avrebbero fatto capire che un altro anno era andato via. Gli ho telefonato stamattina, me le sue condizioni di salute non sono più quelle di una volta. Se gli chiedi COME STAI?, lui ti risponde che sta male; ed io, puntualmente, lo mando a quel paese, come si faceva a scuola. Eppure c’è stato un tempo in cui stavamo tutti bene...
Beh, andiamo a vedere cosa ho scritto di lui nel libro LA CLASSE DI CARTONE, Lombardo editori…
Uno dei miei compagni nella classe di cartone fu Salvatore Grasso. Noi lo chiamavamo Grasso, perché una volta i compagni di scuola erano conosciuti solo con il cognome, proprio com’erano letti dall’insegnante, scorrendo i nomi sul registro. Con il passare degli anni ai cognomi abbinammo i nomi, e qualche volta anche i soprannomi che con facilità venivano o ci venivano affibbiati, prendendo a prestito i cartoni animati che seguivamo in tv, o storpiando i cognomi o i nomi propri, spesso penalizzando il nostro compagno per uno strafalcione fatto nel corso di una interrogazione; ma erano limitati alla sola classe di appartenenza, mai fu fatta menzione al cospetto di altri alunni, al punto che oggi non si ricordano più… a meno che non si tratti di soprannomi che hanno accompagnato la popolarità dell’alunno o, se vogliamo, del personaggio (e qui mi ci metto anche io) ed ecco che quel nomignolo ti accompagna per tutta la vita, e con quello sei riconosciuto dai tuoi coetanei o da quelli della tua stessa generazione!
Grasso fu compagno anche nei cinque del Liceo.
Arrivò a Milazzo l’ultimo anno delle elementari, a seguito del trasferimento del padre, militare dell’Arma dei Carabinieri: proveniva da Giardini, e non era il solo. Tornò ad Acireale, dove ancora oggi risiede, una volta conseguita la maturità! Solo otto anni, piuttosto pochi se vogliamo, ma il rapporto di amicizia si è consolidato al punto tale che non riusciamo a fare a meno di lui nei nostri incontri periodici; così come lui non riesce a fare a meno di noi, quando decide di fare una capatina da queste parti per una rimpatriata!
Perfettamente integrato nella nostra città, è per noi uno dei compagni di classe che difficilmente dimentichi: modesto, diligente, altruista, generoso, cordiale, spontaneo, sincero…. ma spesso al centro di scherzi rimasti memorabili che puntualmente ricambiava, anche se non sempre andavano a buon fine. Ma lui non ci faceva caso… tutto faceva parte di un sano divertimento del quale in quegli anni non potevi fare a meno!
Nel corso della sua permanenza a Milazzo, giocò anche a pallavolo, mentre una volta emigrato divenne arbitro federale di calcio, e quando prestava servizio all’Ospedale di Acireale, come ostetrico e ginecologo (per stuzzicarlo e prenderlo in giro, gli dicemmo che la sua attività professionale era frutto di una “fissazione” dura a morire!) ci mandava sempre a salutare se sapeva che qualche ammalato era di Milazzo!
Grasso di nome si chiamava Salvatore, ma anche se a casa lo chiamavano Totò, per noi fu sempre Salvatore. Fra di noi, però, ricorrevamo ad una serie di soprannomi coloriti, che gli affibbiavamo per puro divertimento. Ad esempio, quando scoprimmo che Cincinnato significava Riccioluto, in classe ci voltammo di scatto verso di lui, che si sentì al centro dell’attenzione proprio perché aveva i capelli ricci; quando nel Decamerone si parlava di Biondello e Ciacco, ecco che lui era “Biondello”, ed una infinità di altri, nei quali entrava a pieno titolo con una miriade di soprannomi oggi dimenticati ma simpaticissimi, a sentire i quali anche lui si divertiva!
Il padre era appuntato dei Carabinieri. Un galantuomo di altri tempi, e per tutti gli anni di scuola fu per noi un altro padre. Fisico robusto, occhiali, baffoni folti, andava al lavoro con una bicicletta, inseparabile compagna. La utilizzava anche quando scendeva in centro, per fare la spesa, e la sera, rincasando, quando ci incontrava scendeva immediatamente da essa, e con noi faceva la strada fino a casa.
Si parlava, ovviamente, solo del nostro rendimento scolastico. D’altra parte di cosa avremmo potuto parlare in quegli anni, noi che avevamo come obiettivo quello di studiare e di essere promossi, con un genitore scrupoloso ed esigente come il papà di Grasso? Da uomo all’antica, ma soprattutto per il suo ruolo di difensore della legge, non gradiva certe particolarità nei confronti degli alunni, al punto che era convinto (ed in questo ci dava ragione) che in ogni classe esistevano alunni di serie A e alunni di serie B! E poiché non aveva timore di esternare le sue convinzioni, affrontava discussioni che ci trovavano concordi e che sarebbero state alla base della contestazione studentesca che abbracciammo da lì a qualche anno! Pensare adesso che proprio da un uomo di legge abbiamo iniziato il nostro percorso di contestatori, all’interno della scuola e non solo, ci fa sorridere! Noi, adolescenti, non avevamo alcun mezzo a nostra disposizione per far valere i nostri diritti o le nostre ragioni, sopportando certe decisioni che ci stavano strette; ma quando cominciammo anche noi a respirare aria di contestazione, ed essere attratti dalle posizioni più rivoluzionarie ed estremiste che giungevano dalle scuole del Nord e dalle Università, dai temi trattati su giornali studenteschi, dagli argomenti che avremmo voluto trattare anche noi ma che gli insegnanti del tempo censuravano sul nostro ciclostilato, comprendemmo quanta verità ci fosse nelle parole di quel genitore, difensore della legge, che si vedeva egli stesso inerme nei confronti di chi, dalla cattedra, usava spesso e volentieri due pesi e due misure; e non poteva fare altro la sera, tornando a casa, fermarsi davanti alla scuola, a rivolgersi all’istituzione per la sua filippica quotidiana, che aveva come spettatori solo noi, e non il corpo docente nei confronti del quale quelle sue parole di accusa erano rivolte! Noi, che per sentirlo parlare (anche se la sua loquacità era nota) e ascoltare i suoi commenti, gli davamo la spinta: una interrogazione andata male, un voto non secondo quello che ci saremmo aspettati, una particolarità e via con il comizio serale!
Penso che ti farà piacere rileggere ciò che ho scritto di te, caro dottor Grasso, o Salvatore, o Totò… Servirà sicuramente a tirarti su, anche se siamo consapevoli che quei tempi non ritorneranno. Ma è stato bello averli vissuti.
Ciao, e tanti auguri per il tuo compleanno…
Nella foto, Salvatore Grasso con la moglie.
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