E SIAMO A SETTANTUNO! E’ una normalità oggi superare i 70 anni, molto meglio se si è in perfette condizioni psicofisiche e non si è mai domi.
Attilio Andriolo è nato il 9 novembre 1950. Nel 1989 il 9 novembre sarebbe passato alla storia perchè fu abbattuto il muro di Berlino. Ma anche il giorno del mio compleanno, il 16 gennaio, non scherza: nel 1991, quando gli ospiti stavano lasciando casa mia dopo aver festeggiato il mio 40° compleanno, gli aerei americani iniziarono il bombardamento su Baghdad dando il via a quella che sarebbe passata alla storia come la Guerra del Golfo, contro Saddam!
Vecchio compagno di classe ed amico da sempre, anche lui appartiene a quella generazione di bambini nati nel dopoguerra: ci potremmo definire figli della ricostruzione di un Paese che usciva sconfitto dalla guerra ma che nell’arco di poco più di un decennio si sarebbe rimboccata le maniche fino a vivere il boom economico, il benessere degli anni 60, la ripresa! E su noi, su quella generazione, i governanti del tempo dei nostri padri puntavano per affidarci le sorti dell’Italia, una volta che saremmo diventati grandi. Assieme a lui, in questa città, centinaia e centinaia di altri bambini di classi numerose e spesso fino a quaranta alunni, delizia del maestro unico di quel decennio. Anche se siamo coetanei, a scuola avevamo due insegnanti diversi: lui il Maestro Iannello, io il Maestro Foti. Alla Scuola media, quella dell’Atrio del Carmine, eravamo in classi parallele, io nella D, lui nella A; ma avevamo in comune le ore di inglese con noi della CLASSE DI CARTONE ospiti della sezione A. Giunti al Ginnasio, ci aspettava la stessa classe; e così conobbi meglio quel ragazzo che abitava in una casa in… aperta campagna! Così era, prima della crescita edilizia ed urbanistica che avrebbe cambiato radicalmente anche il volto di quel quadrilatero che da via Risorgimento giungeva fino alla riviera di ponente, delimitato da piazza San Papino e dalla via Enrico Cosenz. Si andava spesso in quegli anni a trovare i compagni di classe; e da lui si approfittava di quel campetto per tirare calci ad un pallone, dove giocavano anche Renato Picciolo, Nello Terranova, Angelo Laquidara, Filippo Russo, Eugenio Scalzo, i fratelli Franco e Antonio Amato, ed altri…
Ad Attilio mi lega un’amicizia profonda e sincera: fummo protagonisti dello stesso percorso politico negli anni caldi della scuola e riferimenti della contestazione giovanile a Milazzo. Puntammo su di lui per farne il rappresentante d’istituto nel 1968/69, con una responsabilità non indifferente fra turbolenze studentesche, rapporti con gli insegnanti, preparazione del giornalino studentesco, organizzazione gite, sorteggi ed eventi sportivi, scioperi ed occupazioni. Proprio negli anni del Liceo, quelli che riviviamo con maggior entusiasmo, fu sempre seduto al secondo banco, un anno con Nicola, un altro con Leandro, ma sempre dietro di me; e dietro di me, nonostante la sua altezza, sapeva rendersi invisibile quando ogni tanto tirava una frecciata, sornione ed ironico, acquattandosi poi quasi sotto il banco e dietro le mie spalle. Ed ecco che l’insegnante, sentendo la voce e non vedendolo, volgeva lo sguardo verso di me, lanciando occhiate minacciose che non mi preoccupavano. Fingendo di cadere dalle nuvole però non feci mai la spia, né lo indicai con il dito: mi rassegnavo, tanto la mia condotta non poteva essere intaccata più di tanto!
Di quegli anni ricordiamo ancora le sue battute nei miei confronti: su tutte, rimase celeberrima quella irripetibile pronunciata quando Nino Nastasi, universitario in trasferta da Milano, salendo su una scala bussò alla finestra della classe per chiedere alla professoressa di filosofia “la mia testa”; e sempre davanti alla Nigro ne fece un’altra che provocò la mia risposta, anche questa irripetibile, quando la stessa professoressa di Filosofia mi piazzò un DUE che fece media con il SEI del giorno precedente.
Non dimentichiamo quelle rivolte a Totò Grasso, seduto dietro lui con Tonino Granata, nei suoi dialoghi con il prof. Saglimbeni; quelle ripetute periodicamente ad una compagna, alla quale si rivolgeva ogni volta che quella veniva interrogata, invitandoci a darle … l’osso; e poi ridere per la zolletta di zucchero energetica che il prof. Nastasi dava agli alunni, atleti per un giorno, dopo le gare di campestre! Battute celebri che solo noi di quella classe ricordiamo, e che qualche volta mi videro girare di scatto verso di lui per mandarlo a quel paese, facendo scoppiare noi stessi e la classe in fragorose risate! Appartengono a quegli anni anche le decisioni drastiche, quando visti inutili i nostri compiti all’interno del Comitato, come ennesimo atto di protesta di un anno di contestazione decidemmo di rassegnare contemporaneamente le dimissioni, senza dare alcuna comunicazione scritta. Una ribellione nei confronti di una scuola sorda alle richieste degli alunni, a Milazzo come nel resto della penisola. E per questo suscitammo il risentimento del docente coordinatore, da noi elegantemente snobbato, che ci rimproverava di non essere stato messo al corrente della nostra decisione!
E dopo la maturità, quando prendemmo strade diverse, non ci siamo persi mai di vista. Da studente in medicina, mi affiancò nella società di atletica, per assistere e consigliare decine di ragazzi. Una volta medico, trasferito in Umbria, da Norcia sconvolta dal terremoto in Valnerina, nel corso del TG1 all’ora di pranzo denunciò la lentezza dei soccorsi e le condizioni dei superstiti, lasciando increduli i milazzesi per il suo coraggio, segno di un carattere deciso e sanguigno tipico degli anni della contestazione.
Attilio fu fra gli invitati al mio matrimonio, ed anche in occasione dei miei compleanni, oltre che ospite in radio durante le mie trasmissioni. Lo feci sobbalzare spesso dal letto nel cuore della notte, per farlo accorrere al mio capezzale per motivi di salute, e una volta a casa mia, era l’artefice della mia immediata guarigione, e rimaneva fino all’alba spettegolando del più e del meno, e ridendo a voce alta incuranti dell’orario.
Fu anche nel gruppo degli organizzatori del Primo Gran Raduno degli Alunni del Liceo, nel 1994. Quella sera volle essere lui a premiare Franco Di Maggio, all’epoca Magistrato nel pool antimafia, che come compagno di scuola non facemmo eleggere presidente del comitato studentesco del Liceo riversando i voti su Sergio Colosi. Ideatore e fondatore del periodico TERMINAL, ha denunciato dalle sue colonne i guasti della società e della cosa pubblica, ha scoperchiato il calderone nel gioco del calcio, ha fatto venire alla luce accordi sottobanco fra le squadre a danno delle stesse tifoserie. Da qualche anno è presidente di un’associazione, la TESEO, che costituisce un riferimento culturale e alla quale ha dato un notevole impulso organizzando concorsi letterari e presentando libri. Ed ancora oggi, prima di intraprendere qualsiasi iniziativa, lo consulto per valutare i pro e i contro, e se è il caso partire con l’entusiasmo di sempre. Anche quando decidiamo di riunirci fra di noi vecchi compagni per una cenetta all’insegna dei ricordi e della goliardia!
Attilio Andriolo per i suoi 71 anni non avrà parenti ed amici che gli vogliono bene e lo stimano: anche per quest’anno il COVID ed il distanziamento ci tengono lontani. Ma in occasione del tredicesimo anniversario di TERMINAL siamo stati assieme a lui per la tradizionale festa di compleanno, senza torta! Le tredici candeline che avremmo dovuto spegnere avrebbero fatto storcere il muso a quanti quella sera erano presenti nel ristorante scelto per l’annuale celebrazione! Dopo aver intrattenuto anche loro con le nostre battute, le discussioni, le risate, gli schiamazzi, metterci dietro ad una torta con tredici candeline non avrebbe giustificato la nostra esuberanza; anzi, avrebbe convinto che quella era la nostra vera età, a dispetto dei capelli bianchi e degli acciacchi! Ragazzacci mai cresciuti, sempre in vena di fare scherzi e baldoria, e divertirci!
Affidando a questo modesto scritto i miei pensieri, tracciando un sintetico profilo di un amico sincero, mi rivolgo a voi tutti, come editore di TERMINAL, per porgere gli auguri al dottor Attilio ANDRIOLO, voce autorevole del nostro periodico, per fargli sentire la nostra vicinanza e dimostrare l’affetto che nutriamo nei suoi confronti.
Auguri, Attilio! E’ sempre ora di guardare al futuro, che ci riserverà il meglio per noi, ragazzi di un’altra generazione!
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