Biagio Cirino non aveva abbassato la guardia… sapeva che il male che lo aveva colpito, che aveva superato, che avrebbe potuto ripresentarsi era lì, in agguato…. e oggi, dopo quattro anni dalla sua partenza, lo ricordo ancora come esempio di dedizione all’Arma, di cui faceva parte, di onestà nella vita di ogni giorno, di amore nei confronti della sua famiglia, di amicizia nei confronti di tutti coloro che lo ritenevano, e giustamente, un amico…
Sono passati quattro anni, amico mio, anzi COLLEGA! E stamattina ho ricordato, segno che le persone care non vanno via per sempre, ma rimangono nel cuore di chi le continua ad amare, che si stava avvicinando la data del tuo doloroso trapasso…
Tutto mi ritorna alla mente di quella mattina: primo fra tutti il messaggio di Mimmo Lamparelli, con la notizia che non avrei voluto leggere. Rivedo quei momenti, e quel signore in divisa da Carabiniere. Il collega Biagio, come lui amava chiamare noi appartenenti ai Vigili Urbani, fin dal primo giorno in cui ci siamo incontrati. Era un giovedì del 1981, in occasione di un mercato settimanale che allora si teneva a San Papino. Una lite tra un ambulante e alcuni clienti, ed ecco arrivare quella coppia inseparabile formata da Caprino e Cirino. Anche se era la prima volta che li incontravo, non mi sarebbe stato difficile confonderli in seguito: Alfio aveva i baffi ed un neo, Biagio uno sguardo più severo, ma solo per nascondere la sua immensa bontà d’animo!
Ricordo tutto quel che mi è tornato in mente quattro anni fa, inclusi i dialoghi con lui che aveva affrontato e superato un intervento per un tumore. E il suo fraterno incoraggiamento perchè aveva saputo che anche io avrei dovuto affrontare lo stesso intervento. Venne verso di me con un’aria spavalda, come se volesse esorcizzare il male che mi aveva colpito e farmi capire che non dovevo avere paura: “Anche tu ti devi operare?”, mi disse… Era più grande di me, Biagio, e non aveva motivo di mentirmi; quindi aggiunse “Stai tranquillo, anche io sono stato operato per la stessa cosa; andrà tutto bene!”. Aveva ragione… Gli incontri successivi, che accompagnavano la mia convalescenza, erano una carica di energia: chi meglio di lui, che amava dire la verità, avrebbe potuto essere preso sul serio?
Tutto bene, Biagio, tutto bene!
E lui a stringere il pugno, per dare ancora forza ed entusiasmo!
Quel giorno, dopo la telefonata a Lamparelli per saperne di più, in quel flash back di emozioni e di sensazioni rividi ancora una volta Biagio passeggiare con la moglie. Era avvenuto qualche mese prima, forse… Ma ricordo ancora oggi lo sguardo che ci scambiammo. Non era lo stesso, e me ne accorsi subito: rimasi attonito, e non ebbi la forza di dire una sola parola. Quel silenzio tradiva le nostre emozioni, perchè la speranza di una vittoria stava cedendo il passo alla rassegnazione, alla sconfitta… Ma la sconfitta significava anche andarsene per sempre, lasciare la moglie, le figlie, i cari… No, Biagio, devi farcela… Dai, collega, non puoi arrenderti proprio adesso…. non devi mollare.
Non è stato così… e allora lì a cercare la giustificazione. E per noi cristiani interviene la fede per infondere coraggio, restituire serenità, far capire che c’è un mondo dove non esistono sofferenza, odio, rancori. Un mondo fatto di bontà, e dal quale è possibile vegliare su chi rimane qui, a piangere pensando che chi ci ha preceduto sia andato via per sempre.
Biagio è andato via per sempre. Ma da quel mondo veglia su chi gli ha voluto bene…
Gli avevo chiesto, quando l’ho voluto ricordare su Terminal, di starmi vicino e di darmi coraggio… Oggi, a distanza di quattro anni, lo continuo a ringraziare. Perchè? Lo so io… Ciao, collega!