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BUON COMPLEANNO! OGGI FESTEGGIA 100 ANNI IL MARITO, DOMANI LI FESTEGGIA LA MOGLIE!

In ogni famiglia c’è sempre qualcuno a tenere i conti. Ma quando si tratta di ricordare i cento anni dei genitori,  il 16 di papà, il 17 la mamma, allora sono i figli a non dimenticare il lieto anniversario. Anche se a me è stato Stefano, compagno d’infanzia negli anni vissuti nella SENA, che mi rinfresca la memoria – come io gli avevo suggerito – per non dimenticare la ricorrenza e dedicare uno scritto su TERMINAL!

I festeggiati però non ci sono più. ROCCO e CHECCHINA OSSIAN, marito moglie, curiosamente nati un giorno dopo l’altro, sono andati via da tempo, ma sono rimasti, come tutti i nostri cari, nel cuore di chi oggi e domani vive nel loro ricordo!

A loro ed ai figli ho dedicato un capitolo nel seguito del libro DALLA SENA IN POI… e proporlo all’attenzione dei lettori in questa data mi sembra il modo migliore per ricordare due amici che hanno fatto parte del nostro mondo, fin dalla fanciullezza… 

“… I miei ricordi della Sena sono legati a quegli anni particolari, in cui, poco più che un bambino, ero preso dai giochi, dallo studio, dall’azione cattolica, dai nostri tentativi di imitare i grandi, dai quali avevamo molto da imparare. Come i più grandi avremmo voluto giocare a palla, cercando di avere qualche spazio nelle innumerevoli partite che si disputavano in quella piazza priva di macchine. … Uno dei nostri beniamini era Turuzzo Ossian, talento naturale che guardavamo con ammirazione. Incantava per il suo modo leggero di toccare la palla, per le finte con le quali scartava gli avversari, per le sue entrate risolutive di qualsiasi partitella quando si giocava fra di noi. Non era alto di statura, e questo gli precluse la possibilità di fare il grande salto nelle squadre di serie A: infatti ricordo che in quegli anni era in attesa di disputare un provino con la Sampdoria. Ma alla fine rimase a giocare al Milazzo, in uno squadrone che disputava il Campionato Dilettanti ma che aveva dei validissimi calciatori: Romagnolo, La Franca, Cannata, Conte, Amante, Trimboli e altri, e il suo fiuto per il gol gli permetteva di andare a rete e risolvere incontri importanti. Continuò a giocare anche smessa la maglia del Milazzo, ed ancora oggi è attivo come tecnico di squadre inferiori”.

Rocco Ossian, figlio di Salvatore Ossian e della signora Lucrezia, era il capofamiglia. Appassionato di calcio, ex giocatore e valente ballerino, in quegli anni lavorava alle Poste come portalettere (abbastanza noto il terzetto di amici inseparabili con lui, Ciccio Corso e Cosimo Cosimini).

La signora Checchina Marcellini, figlia di Stefano Marcellini, combattente della Grande Guerra del 15/18, e della signora Peppina Bonina, era la moglie. Avevano quattro figli: tre maschi (Turuzzo, Stefano e Tanino) e una femmina (Lucrezia). In quegli anni, i nomi imposti ai figli erano quelli dei nonni: il primo aveva il nome del nonno paterno, al secondo veniva dato il nome di quello materno, mentre gli altri figli dopo il secondo prendevano i nomi degli zii o dei padrini: a Tanino venne infatti imposto il nome dello zio, fratello del padre. Da bambino ricordo che rassomigliava moltissimo allo zio materno, Giovanni Marcellini, ragioniere presso la Compagnia Portuale.

“Instaurammo un rapporto duraturo con la famiglia Ossian…

La signora Checchina, vicina di casa, fu un aiuto insperato per mamma che attendeva il terzo figlio, e fu proprio lei, assieme alla figlia Lucrezia, a rappresentare per noi un riferimento quotidiano. A lei affidavamo anche le chiavi di casa, quando ci assentavamo per recarci a Messina dai nonni. Affettuosa e premurosa, disponibile e altruista, la ricordo particolarmente apprensiva se qualcuno di noi bambini aveva in mano un oggetto appuntito, per timore di potersi fare del male, e proprio per questo raccomandava sempre di usare cautela e stare attenti, memore di un incidente che era accaduto nella sua famiglia al figlio Stefano, con una forbice. La signora Checchina era un pezzo del nostro piccolo mondo, della nostra fanciullezza, una mamma rimasta giovane come tutte le nostre mamme… 

Altrettanto giovane è rimasto il marito, don Rocco, il papà, appassionato di calcio e amante della pesca. Giovane a dispetto degli anni che passavano e che invecchiavano i nostri genitori. Giovane nello spirito anche quando le forze venivano meno, e gli affanni e le fatiche di una vita ce li mostravano, impietosamente, con le rughe sul volto, i capelli bianchi, i ricordi che stentavano a ripresentarsi…”..

Ricordi della mia infanzia e degli anni più belli della nostra fanciullezza: Rocco Ossian (compare Rocco, così come lo chiamavamo dopo che mamma fece da testimone al matrimonio della figlia Lucrezia con Gianni Billa, ma anche dopo la cresima della nipote Lucrezia, figlia del fratello Francesco Ossian, in virtù di un rispetto di altri tempi) e la moglie si trasferirono a San Paolino, subito dopo il passaggio a livello, senza tuttavia recidere i legami con quel piccolo mondo degli anni della nostra fanciullezza, e parlare di loro, come degli altri che avevano vissuto nella Sena, ci aiuta a riascoltare le voci, le grida, gli schiamazzi, i giochi, le corse, i rimproveri, le liti, le risate…

Ricordo ancora il loro incedere lento, quando, il 19 novembre del 2000, si attardavano a leggere il necrologio sotto casa dei miei genitori. Tutti e due salirono in silenzio per porgere le loro condoglianze, soffermandosi in preghiera e con gli occhi colmi di lacrime davanti a papà, immobile su quel letto… Immagini rimaste scolpite nella mia mente, che niente e nessuno potrà cancellare.

Averli ricordati oggi, nel centenario della loro nascita, in un giorno senza la gioia di una torta o di una grande festa, mi ha commosso e mi ha dato la possibilità di rivederli allegri, sorridenti, assieme alle cose ed alle persone che hanno caratterizzato la nostra fanciullezza.

Auguri, compare Rocco. Auguri, comare Checchina… 

Lassù, in cielo, tornano a rivivere quegli amici di ieri della Sena.

 

 

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