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CALENDA CONTRO I MANAGER INCAPACI, MA PADOAN LI DIFENDE…

calenda padoanQUELLO DEL MINISTRO RESTERA’ SOLO UNO SFOGO IN UN PAESE IN CUI CHI DILAPIDA IL PATRIMONIO E AFFOSSA LE GRANDI AZIENDE VIENE PREMIATO CON PENSIONI D’ORO! MENTRE IL LAVORATORE ASPETTA PER ANNI LA PENSIONE CHE NON BASTERA’ A FARLO SOPRAVVIVERE…

da girano.blogspot.it

Come un orologio rotto che, inevitabilmente, segna per due volte l’ora giusta, anche dal governo Renziloni escono ogni tanto considerazioni intelligenti e condivisibili. Il ministro Calenda, ad esempio, ha dichiarato che Alitalia è stata gestita male e non è giusto che siano i lavoratori a pagare per l’incapacità dei vertici aziendali. Sacrosanto. Ma sarebbe il caso che il medesimo principio venisse adottato per tutti i casi analoghi. Sempre più numerosi in ogni settore dell’economia italiana. All’Unità, ad esempio, tanto per far nomi. Invece le buone intenzioni di Calenda sono state immediatamente gelate dal lattaio Padoan. Che ha subito frenato di fronte all’ipotesi di pubblicare i nomi dei debitori insolventi di Monte Paschi. “Bisogna vedere, bisogna valutare, bisogna distinguere“. Tante parole per arrivare a nascondere i responsabili, insieme ai vertici della banca che concedevano i crediti, del mega buco dell’istituto senese. Se il buco venisse coperto da fondi privati, sarebbe anche accettabile la riservatezza sui nomi dei debitori. Ma visto che il mega buco sarà coperto con i soldi pubblici, sarebbe doveroso informare i sudditi del perché devono pagare. Per coprire i debiti di chi. Già i 600 milioni di Sorgenia, che faceva capo a Carlo De Benedetti, significano 10 euro a testa per ogni italiano, neonati compresi. Per poi sentire l’Ingegnere e la sua famiglia pontificare di economia, di etica, di politica? In realtà la dichiarazione di Calenda è destinata a rimanere uno sfogo di buon senso ma cancellato dalla realtà della politica e dell’economia italiana. I manager delle aziende in crisi se ne vanno con mega buonuscite, i lavoratori se ne vanno in mobilità con sussidi da fame. I colpevoli vengono premiati e rimessi rapidamente in circolazione, le vittime finiscono sul lastrico. I manager più apprezzati non sono quelli che fanno crescere le aziende, ma i tagliatori di teste. Quelli che se ne fregano dei disastri umani e sociali che provocano. Ma per il ministro lattaio se un’azienda va in crisi è solo colpa della sfortuna. Se i manager creano buchi spaventosi e incassano mega liquidazioni, è colpa della sfortuna. E se l’ultimo dei lavoratori, che ha sempre fatto il proprio dovere, si ritrova disoccupato, beh quella non è sfortuna ma la dura legge del mercato e della flessibilità.

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