Poco meno di due anni fa pubblicammo una foto nella quale si vedevano gli autobus di linea ammassati nel porto: troppo pochi per contenere tutti i ragazzi, ma troppi per la capienza negli stalli al capolinea. Ogni giorno è la stessa musica, ma non si può fare finta di niente solo perchè siamo quasi alla fine dell’anno scolastico. Se il problema ce lo ponemmo, per la prima volta, ad ottobre del 2015 (ma i cittadini che rimangono incasinati con le auto, impossibilitati a circolare, se lo pongono ogni giorno) e se nulla è stato fatto per fissare delle regole, non possiamo adesso attendere all’inizio del nuovo anno scolastico per impartire disposizioni che verranno disattese perchè nessuno le farà osservare!
FATTO STA CHE QUEGLI AUTOBUS NEL PORTO SONO UN VERO BORDELLO!
Tre stalli, per tre autobus: gli altri, quelli che si catapultano per il normale servizio di ritorno, rimangono fermi a bordo strada, in zona rotatoria, bloccando il traffico e rendendolo pericoloso. A tal proposito è lecito dire che mai scelta (quella di fare in quel luogo nevralgico il capolinea) fu tanto sbagliata al pari di quanto inidoneo allo scopo è quel punto di convergenza degli autobus. Il comportamento di chi gestisce il servizio trasporto extraurbano è fortemente censurabile dal punto di vista organizzativo e della sicurezza. Bisogna essere sul posto per constatare l’inferno che si genera per capire lo sconcerto ed il fai da te più spudorato; per sentirsi avviliti, inermi e fortemente preoccupati. Tollerare ancora questo stato di cose non è segno di civiltà! E se questo modo libertino di agire in un contesto civile non è anarchia, allora possiamo far cancellare la parola dal vocabolario della lingua italiana e la smettiamo di roderci il fegato assistendo continuamente alla assuefazione, alla tolleranza spinta, alla mala creanza ed a tutta quella serie di disagi conseguenza degli atteggiamenti di chi di regole ne mastica poco o… niente. Anche qui occorre un drastico giro di vite, per ricondurre al rispetto delle regole: per prima cosa IMPONENDO AGLI AUTOBUS di rimanere in sosta, per l’attesa degli alunni che escono dalle scuole, in PIAZZA MARCONI. In fin dei conti si tratta della vecchia stazione ferroviaria, dove in anni non lontani il viavai a piedi era incessante! E per tanti giovani baldi, che chilometri per passeggiare ne percorrono tanti, cosa volete che siano poche centinaia di metri? Una volta lì, tutti a bordo degli autobus, pronti per imboccare via Acqueviole e tornare nei comuni di provenienza. Pensiamo che anche gli autisti siano contenti, se chi deve fare rispettare le leggi cominciasse a toccare nella tasca, a suon di verbali, chi non rispetta le leggi che regolano la vita di una città. Che si chiama ancora Milazzo, anche se c’è un bordello indescrivibile!
Cara Redazione, siamo il paese delle emergenze. Lasciamo correre tutto il possibile, sperando nella buona stella e, quando succede il dramma, la disgrazia, corriamo ai ripari. Tanto la giustizia, anche lei, corre lentamente e spesso, i veri colpevoli, perdono l’occasione di pagare per quello fatto. Questo preambolo per spiegare la sensazione che provo, ogni volta che mi ritrovo, per sfortuna, dimenticanza o altro, all’altezza di quella rotatoria maledetta. Abbiamo tutti gli ingredienti possibili per la potenziale tragedia, e per fotografare una incapacità totale di chi di dovere, di porre rimedio. Traffico in tilt, automobilisti spazientiti che, appena possono, svicolano con manovre da codice penale e autobus che con la loro stazza, passano incuranti di rischi e pericoli, per sé e, soprattutto per gli altri. Mi domando cosa aspetti la nostra carissima amministrazione comunale a spostare questo rischio perenne in fase esplosiva, in zone meno caotiche? La vecchia stazione sarebbe perfetta. Solleverebbe la città da un caos evitabilissimo; si riscoprirebbe una zona che è stata di fatto abbandonata, al di là delle parole (avrei scritto minchiate ma non volevo essere offensivo), di chi spergiurava di volerla recuperare, ed invece di fatto abbandonata. Mi domando cosa aspetti l’assessore, se in grado o abbia capito il problema, a fare un atto di imposizione, come in suo potere, per ovviare a quella che inizialmente poteva sembrare una soluzione ma che si è rivelata, anche agli occhi di noi cittadini poveri ed ignoranti, una colossale minchiata. Probabilmente siamo talmente abituati alle ristrettezze alle disgrazie ed ai lutti, che aspettiamo l’incidente, grave o meno. Vogliamo davvero che un ragazzo o ragazza venga investito in quel caos? Vogliamo davvero giungere al punto in cui delle auto, in qualche manovra spericolata, si scontrino? Oppure aspettiamo pazientemente che il dramma entri nelle nostre case, per poi sputarci fango e parolacce per il pericolo che avremmo potuto evitare. Trovo che ci sia una sorta di perniciosa incapacità a scegliere e decidere. Quali interessi muovono le fila per lasciare che la città subisca questo? Perché se non ci sono nemmeno interessi e soldi in ballo, allora ditelo: siamo incapaci di capire e risolvere.
Tutto questo lo dico con amarezza; l’amarezza di chi, ogni mattina si alza, e ammira i colori ed i posti nei quali vive. I profumi ed i ricordi si mischiano; poi pensi chi ti governa, o dice di farlo, e cala il silenzio. Paese alla deriva, che va sempre peggio. Ed ancora deve arrivare l’estate; ne vedremo delle belle, statene certi. Saluti