NESSUNO E’ PROFETA IN PATRIA… MA QUALE PATRIA? TIENE ALTO IL NOME DI MILAZZO, E QUESTO CI BASTA…
E’ un’intervista realizzata nel 2009 e pubblicata su TERMINAL, nella rubrica “I Protagonisti”. Carmelo Antonuccio, Nuccio per chi lo conosce da tempo immemorabile, apprezzato fiorista della via Medici, da anni è cittadino del mondo. Il salto di qualità lo ha fatto quando, circa venti anni fa, ha accettato la proposta di una prestigiosa casa internazionale con sede ad Hong Kong della quale è diventato Direttore Artistico. Da allora avrà percorso milioni di chilometri, da un fuso orario all’altro. Se oggi lo vedi a Milazzo, domani sarà a Pechino, e fra due giorni, chissà? Los Angeles è a due passi… Prima della nostra intervista, sapevamo già che, nel suo settore, è come Valentino o Giorgio Armani nel campo dell’alta moda. Inimitabile ed inarrivabile.
Nuccio, la tua passione per i fiori è lontana negli anni…
Risale a quando Nino Cambria e Micio Lentini aprirono a Milazzo, in via Medici, un negozio di fiori. Me ne innamorai subito, al punto che, quando loro, dopo tre mesi, lo stavano per chiudere (eravamo nella prima metà degli anni 50) convinsi mia madre a rilevarlo. Da allora ho vissuto sempre fra i fiori. Oltre cinquant’anni! Non ci fu improvvisazione, ma tanta passione. Ciccio Nania (il Camperotto) mi portò a Sanremo giovanissimo, con un gruppo di vivaisti milazzesi. Lì scoprii l’arte floreale, e a 13 anni iniziai le lezioni con un maestro tedesco, Peter Zollinger.
Ricordi tutto come se fossero passati pochi giorni…
Ricordo pure che con Nuccio Spano, altro collega e prima ancora compagno di scuola, facevo le corse con i carrettini a quattro ruote lungo la via Cumbo Borgia, vanamente inseguiti dal vigile Caiezza con la bicicletta. Bastava poco allora per divertirci…
Noi ricordiamo invece qualche tuo intervento in qualche convegno, quando vieni a Milazzo, e parli di turismo, ma ti ascoltano con stupore, quasi fossi un marziano…
In giro per il mondo vengo a contatto con diverse realtà: logico che per Milazzo voglia il meglio. Ma forse non siamo convinti di dover fare il salto di qualità.
Un cittadino del mondo, dunque?
Nel 1970 sono stato tra i tre fondatori dell’Associazione Nazionale Fioristi. Gli altri due erano lombardi. Ho voluto arricchire le mie conoscenze ed uniformarle alle diverse scuole specialistiche nel nostro settore. E quando 19 anni addietro nacque la Scuola nel Laboratorio Idee, ho fatto tesoro delle mie esperienze internazionali. Abbiamo creato articoli esportati in tutto il mondo. Tu dici “cittadino del mondo”, io aggiungerei girovago dell’arte floreale. Mi sono innamorato della filosofia orientale, creando un connubio fra quella e la filosofia mediterranea e contadina. Mentre la prima si basa sull’Ikebana, la nostra valorizza usi e costumi che richiamano le tradizioni arabe, bizantine, saracene. Lo vedi questo giardino? E’ stato creato ispirandoci alla cultura stoneage.
Ma prima di 19 anni addietro qualcosa ti ha permesso di fare un salto di qualità…
Te lo ricordi, vero? Il matrimonio di Pippo Baudo con Katia Ricciarelli! Il Comune di Sanremo regalava i fiori, e fui scelto io per allestire un addobbo floreale diverso… Avevo a mia disposizione 25 giovani fioristi siciliani, poiché ero presidente regionale dell’Ass. Fioristi. I giornali diedero una grande risonanza all’avvenimento, con foto dell’addobbo. Poi fui ospite di Maurizio Costanzo, che ne voleva sapere di più. Da lì ad essere conteso dalla TV, il passo fu breve…
E oggi sei conteso dalla TV?
Partecipo a Linea Verde, rappresento i 1600 fioristi che negli anni si sono formati alla mia scuola, ma non perdo l’occasione per fare esibire anche loro…
…come un maestro che vuole che anche i suoi alunni diano dimostrazione di ciò che hanno appreso…
E ci riescono perfettamente! Siamo richiesti in tutta Italia e all’estero, la nostra scuola è una realtà. Fino a questo momento ci sono stati 6000 iscritti, molti anche per affinare delle tecniche ed entrare a contatto con un mondo diverso…
E fare il salto di qualità da fiorai a maestri floreali…
In effetti è così. Vedo che siete bene informati.
Già! Il vostro stile è riconoscibilissimo, anche a Milazzo c’è qualche seguace, Paola e Andrea, per esempio…
… e anche a Los Angeles, a New York, a Chicago, a San Francisco, a Hong Kong, in Cina, in Australia.
Per te è una soddisfazione giunta in età avanzata?
Non mi sento mai vecchio. Abbiamo sempre da imparare. Se pensi che faccio questo lavoro da quando avevo 13 anni, mi vengono i brividi…
Senti, a Milazzo l’Amministrazione è accusata di avere stravolto la flora: mi riferisco agli alberi tagliati …
Ogni albero ha una sua storia, come gli uomini. I platani della via De Gasperi …
… che sono stati bruciati dagli acidi di chi non li voleva…
…gli oleandri del lungomare. Quelli erano ALBERI! Gli oleandri sono solo siepi, cespugli. A Milazzo avevamo alberi di oleandri…In via Umberto I° sono stati piantati alberi che si allargano in orizzontale, entrano nelle finestre delle abitazioni e sbattono in faccia ai pedoni. Le palme da cocco, poi, non appartengono alla nostra cultura. Milazzo ha bisogno di parcheggi, non di piante tagliate!
Ma non sarebbe opportuno chiedere consigli ad esperti?
Milazzo non ha avuto nessun consigliere per le piante, dopo il prof. La Rosa. Tu le ricordi le aiuole del Lungomare, davanti al Municipio? Forse no, sei molto più giovane di me, io ti parlo degli anni 50, non eri nato…
Ero appena arrivato a Milazzo… e chi è più grande di me mi decanta sempre una Milazzo diversa. Cosa si può fare?
Semplicissimo! Cercare consigli a degli esperti. C’è Natale Torre, ce ne sono altri. Io vengo consultato all’estero e in tante altre città d’Italia. In una città che vuole vivere di turismo, non è giusto che tutto venga lasciato all’improvvisazione. Io sono stato designato al tavolo del Ministero per le Politiche Agricole.
Nessuno è profeta in patria, caro maestro…Vuol dire che altrove ti riconoscono dei meriti. Hai saputo che tempo fa qualcuno diceva che volevano tagliare gli alberi del lungomare, i ficus?
Le mani io gli taglierei a chi ci prova. Stai scherzando, vero?
No, non lo so! Si diceva così. Ne sono state dette tante in merito alle piante e alla Giacomo Medici. Tu come l’avresti arredata?
Perché me lo chiedi? Già mi hanno detto che hanno acquistato gli arredi. Tu pensi che cambierebbero idea?
E Piazza XXV Aprile?
Alberi ad alto fusto, che facciano ombra, come l’Eugenia Mirtifolia. Guarda qui, che splendore di pianta…
E invece hanno messo le solite palme e una siepe che la circonda e diventa ricettacolo di rifiuti… Grazie Maestro, spero che i nostri lettori sappiano con chi abbiamo a che fare. Così come noi sappiamo che non hai ancora finito. Ti riconosciamo comunque un altro grande merito: aver valorizzato la figura di chi insiste a chiamarvi “ciurari”…