L’avevamo scritto, ma come al solito non ci hanno preso sul serio. Le solite promesse di posti di lavoro bastano per aprire tutte le porte. E affossare l’economia!
Cristo si è fermato a Masseria. E non solo Lui: a Masseria si sono fermati anche migliaia di cittadini. Perché a Masseria c’è Parco Corolla, che si è arricchito di un nuovo marchio prima assente. E l’apertura ha confermato il solito detto secondo cui “Cu conza, sconza!”. Anche se il nuovo marchio sorge ai confini con Milazzo, fa vistosamente temere per l’occupazione in quelli che, all’apertura, erano stati salutati come portatori di benessere e in grado di dare una risposta concreta a centinaia di giovani alla ricerca di un lavoro!
Abbiamo letto con attenzione quanto pubblicato domenica scorsa da Gazzetta del Sud.
Cose che sapevamo. Cose anticipate da noi qualche anno fa. Purtroppo l’inettitudine della classe politica al governo, in questo caso a livello regionale; le soluzioni che vengono prospettate dalle aziende, in qualsiasi settore, con la scusa di mettere in moto l’economia del territorio; la facilità con cui il politico locale cede alle lusinghe pur di “sistemare” il proprio fedelissimo a danno di altri hanno creato un notevole squilibrio che prima ha colpito senza pietà i piccoli esercenti, costretti a chiudere perché incapaci di tenere il passo della concorrenza più agguerrita; e adesso sta dando il via a lotte intestine fra titani, nelle quali i soli a pagare saranno i lavoratori, costretti ad accettare i trasferimenti se vorranno mantenere il posto, ma pericolosamente esposti nei confronti degli istituti di credito con i quali, certi che il benessere sarebbe durato in eterno, hanno instaurato dei rapporti.
Ci sono altri aspetti che fino ad ora nessuno ha tenuto in considerazione, quando si autorizza l’apertura di una struttura di grande dimensioni: il primo è l’invecchiamento della popolazione. Proprio per una presenza maggiore di anziani, la clientela originaria ha modificato le proprie propensioni agli acquisti, senza essere rimpiazzata da fasce più giovani. Queste ultime rivolgono le loro attenzioni altrove, magari rinunciando ad acquisti meno appetibili: e ci riferiamo al settore delle telecomunicazioni, il solo che non conosce crisi nonostante i prezzi non siano proprio alla portata di tutte le tasche. Anzi, sarebbe curioso conoscere le reali possibilità economiche di molti minori, che per un telefonino di ultima generazione arrivano a spendere anche mille euro! Regalo di papà o… altro? Ecco: la facilità con cui si spendono i soldi nella nostra zona pongono inquietanti interrogativi.
Un altro aspetto è la distanza dei centri commerciali dai centri urbani: e rimanendo nelle fasce anziane, notiamo che non tutti sono propensi a spostarsi con l’auto. E per anziani intendiamo coloro che hanno superato i 75 o gli 80 anni! Per costoro diventa più facile acquistare nel negozio sotto casa: quello che si definisce eufemisticamente “supermercato”, all’interno del quale trovi di tutto ma non gli spazi per muoverti! Quello nel quale le merci vengono accatastate fuori, assieme ai carrelli, alla cartoni, alle bottiglie d’acqua minerale e a tutto quello che non può essere tenuto dentro. Quello che non ha bisogno di parcheggi, perché le auto dei clienti vengono tollerate anche in doppia e tripla fila. Ma poco importa. Ormai sono nati così, questi supermercati; e grazie a loro è possibile tenere il passo dei grossi centri che stanno stritolando l’economia.
I lavoratori sanno chi ringraziare; e quelli che vinceranno questo scontro, non avranno il tempo per esultare, perché ci sarà sempre un nuovo avversario contro il quale combattere.
Purtroppo se il popolo non riuscirà a darsi una classe politica accorta, consapevole dei bisogni del territorio, attenta a non creare condizioni di squilibrio in campo sociale ed economico, questi saranno i risultati. Al politico interessa favorire la nascita di aziende il cui unico obiettivo è quello di rastrellare denaro contante e trasferirlo in altre regioni o fuori dai confini nazionali. Non gli interessa nemmeno se la clientela verrà sottratta ad altri grossi centri, che saranno costretti a ridurre il personale pur di sopravvivere. E se dovessero mantenerlo, ad aumentare le ore di lavoro in cambio della stessa corresponsione salariale. Per molti, si lavora anche accettando un importo minore rispetto a quanto riportato in busta paga. Per loro è una legge da rispettare!
Io credo che la gente sia molto meno stupida di quanto si voglia far credere: non è l’apertura di nuovi centri commerciali che danneggia l’economia,bensì il mantenimento da parte di questi di un alto livello di qualità,quantità e servizi offerti.La selezione da parte degli utenti si verifica già nei primi mesi di frequentazione da parte dell’utenza e subito si può vedere su quali prodotti ci si orienta.Certo se nel negozio sotto casa trovo una salumeria dove la merce ha un ricambio continuo che mi assicura la freschezza dei prodotti, non andrò certo ad acquistare nei centri commerciali di turno,la fetta di prosciutto che mi serve;cosa che invece sono costretto a fare quando vedo che mi si propina senza troppi complimenti, merce da baraccone.Lo stesso dicasi per l’abbigliamento:se un negozio in città intende rifilarmi con la massima scortesia delle commesse,un abito che manco i cinesi venderebbero, e per di più a prezzi stratosferici,allora,anziano per quanto io possa essere,farò una “passeggiata” al centro commerciale o nella città più vicina,dove penso di soddisfare le mie esigenze.Ergo :che i negozianti in città mantengano un alto profilo con un giusto rapporto qualità/prezzo/cortesia e vedranno aumentare i loro profitti, per la gioia di chi non si vedrà costretto a spostarsi più di tanto.Così i centri commerciali potranno dirottare le loro linee di distribuzione verso prodotti richiesti, aumentando sia la concorrenza che l’occupazione.