Una sua foto sulla copertina del libro NON AVEVAMO L’ETA’, assieme ad altri ragazzi liceali, ed ecco che AMELIA CENTO, la più grande di quel gruppo con i suoi diciotto anni, riesce ad avere il mio recapito telefonico, mi chiama ma non sa che sta parlando con me! Mi chiede come può fare per acquistare il libro, mi dice che anche lei è stata alunna del Liceo, e che ha saputo di essere in copertina! Al che la mia domanda: “Ma sei Amelia?”. “Sì – mi risponde – e tu come lo sai?”. “Non è difficile! Le altre ragazze il libro lo hanno già. Mancavi solo tu!”, e le dico chi sono!
Ed allora riaffiorano i ricordi di un tempo che non potrà più tornare: ricordi mai cancellati ma custoditi in quel forziere che è la nostra memoria, e che al momento opportuno vengono tirati fuori per essere rivissuti. Tornano gli anni della scuola, di quella fantastica gita ad Agrigento e Siracusa del 1968, quella alla quale si riferisce la foto. Ritornano i volti degli insegnanti, dei compagni di scuola, delle interogazioni e delle impreparazioni, delle vicissitudini quotidiane. Le dico che abbiamo ripreso a scrivere ma non più sul foglio studentesco, ma su un giornale, TERMINAL, che di quel giornalino è la continuazione ideale, visto che ad esso si è ispirato nella satira e nell’ironia!
Amelia vive da anni a Treviso. Anche lei è partita da Milazzo come altri compagni di scuola con i quali ci incontriamo solo per le vacanze e che vengono informati di quel che accade a Milazzo solo tramite i social e i giornali locali. La distanza è colmata dai contatti quasi quotidiani su facebook e Whatsapp, e se è il caso, dalle telefonate che permettono di riascoltare le voci di vecchi amici, come noi avanti negli anni.
Ci si parla di tutto, ma con Amelia il discorso tornava sempre sulla sua città, quella Milazzo che non aveva mai dimenticato. Diventa una dei nostri, nella redazione di TERMINAL, e lontana dalla nostra realtà, pretende (proprio così, PRETENDE) che siamo noi, tramite il giornale, non solo ad affrontare, ma soprattutto e risolvere i problemi che quotidianamente si affacciano e non trovano soluzione! Le telefonate, i messaggi, i contatti su whatsapp con cui le comunico che ogni sforzo sembra vano la trovano incredula! Lontano da noi non riesce a rendersi conto che la città è cambiata, che da anni la nostra battaglia ci vede soccombere! Porta come esempio la realtà del Nord, della città nella quale ha formato famiglia, della classe politica e dei cittadini, che operano per il bene comune! Trova comunque conforto nelle piccole soddisfazioni che come giornale riusciamo a prenderci: cose minime, ma tutto sommato importanti per la città. Rivive assieme a noi gli anni dell’adolescenza, quando pubblichiamo qualche pagina dell’album dei ricordi.
Questo entusiasmo dura poco e non basta per tirarla su dalla situazione che sta vivendo e che, un giorno, trova il coraggio di confidarmi: sta male, molto male! Sogna di tornare a Milazzo, per poterla vedere l’ultima volta, prima di volare in cielo per sempre. Vuole affacciarsi sulla spiaggia di ponente, vuole passeggiare sul lungomare, vuole visitare la Chiesa di S. Rocco che sa essere stata riaperta con i nostri sforzi.
Mi raccomanda di non fare menzione del suo grave problema di salute, di non parlare con nessuno dei vecchi compagni. Vuole che la ricordino sempre come quella ragazza con la treccia, con gli occhi azzurri, con il sorriso e la sua generosa disponibilità e non come una donna che sta soffrendo e sta lottando, forse invano.
Ha voluto fermare il tempo su quegli anni, Amelia! Anche se la foto del necrologio è quella di una donna matura, moglie, madre e nonna, quei lineamenti ci riconsegnano la compagna di scuola, quella ragazza che veniva da Piazza Roma al Liceo, giorno per giorno, studentessa diligente e preparata.
Tornerà a Milazzo, in un’urna, poichè le sue ultime volontà sono state quelle di portare le sue ceneri nella sua città, a riposare accanto a Vincenzino Cento e a Franca La Malfa, papà e mamma!
Non la sentiremo più Amelia, nè leggeremo i suoi saluti sul gruppo whatsapp degli alunni del Liceo; e Filippo Isgrò stamattina, nell’apprendere la notizia, mi ha detto che sapere della partenza di tante persone che hanno fatto parte della nostra vita comporta tanta tristezza. Gli ho risposto, mestamente, che non avevo voluto dirglielo io… ma è una dura realtà con la quale ci dobbiamo giornalmente confrontare!
E’ la nostra vita… Prima o poi anche noi andremo ad incontrare queste persone.
Quando Dio lo vorrà, le rivedremo!
Addio Amelia, ti vorremo sempre bene.
TERMINAL, assieme all’associazione ALUNNI DEL LICEO CLASSICO G.B. IMPALLOMENI, è vicina al dolore del marito, delle figlie e dei congiunti di AMELIA CENTO.
Commenti