di LUCA FORMICA
La reputazione di Milazzo all’estero? Impietosa, stando a ciò che scrivono le guide turistiche. Oggi pomeriggio mi è giunta da un’amica la foto di una pagina tratta da una guida turistica sulla Sicilia presente in una libreria della Gran Bretagna.
L’esordio della pagina su Milazzo la dice lunga. «Se non fosse per le industrie che la cingono d’assedio…». E già si capisce che la città ha perso la sua battaglia di fare turismo, ancora prima di incominciarla. Continuare a leggere, per un milazzese, è da masochisti. «Milazzo principale punto d’imbarco per le Eolie… Se dovete ammazzare il tempo, visitate il Borgo e il Castello… I bus locali “dovrebbero” portare dalla stazione al centro, […] ma sono inaffidabili, quindi non contate su questi. E non contate nemmeno di trovare un taxi».
Se non fosse per le sezioni sul Castello (o Cittadella Fortificata, casomai qualcuno si offenda) e sulle Piscine di Venere (o Cala dei Borsieri, casomai qualcuno si offenda bis), l’immagine della città sarebbe totalmente annientata da quel periodo ipotetico all’inizio del primo paragrafo della guida.
Da questa vicenda, ne traggo qualche spunto e qualche proposta concreta.
– Il fallimento pluridecennale per evidente carenza di competenze dei dipartimenti comunali deputati al Turismo e alla Cultura di questa città, dovrebbe condurre l’apice del governo territoriale a valutare l’ingaggio di un manager per la redazione di una seria strategia di marketing turistico-culturale a medio-lungo termine.
– Non basta più la sola cura dell’impatto emissivo delle industrie. È il momento di curare anche l’impatto visivo, attraverso una rivisitazione architettonica del water-front. Una prima proposta è stata avanzata negli scorsi mesi da A2A. Sarebbe ora che anche la Raffineria si impegnasse in tal senso.
– Il Comune non può più pagare l’Azienda Siciliana Trasporti per un servizio pubblico non reso. Bisogna redigere un piano del trasporto pubblico e investire nella mobilità sostenibile. Si acceleri sul project financing annunciato nelle scorse settimane se questo può portare vantaggi effettivi alla comunità e ai turisti.
– I beni culturali della città confluiscano in una Fondazione con partecipazione maggioritaria pubblica. È l’unico modo per svincolare la tutela del nostro patrimonio dalle sorti dei bilanci del Comune e attirare, finalmente, capitali privati per garantire anche ricerche e studi culturali, scavi archeologici, nuovi investimenti.