Questa ce l’eravamo persa. Fiorella Mannoia, altra cantautrice considerata dai “sinistri” controcorrente, in stile Guccini, ha deciso di recente di modificare il brano “Quello che le donne non dicono”. Pezzo che, ricordiamo, fu scritto da Enrico Ruggeri e Luigi Schiavone nel 1987.
Dichiara la Mannoia: “Ho deciso di cambiare il finale perché era giusto: dicevo sempre “ti diremo ancora un altro sì”, ma non è mica vero. La cantavo e pensavo: “Non è mica detto, perché danno per scontato che dobbiamo dire un sì?”.
Avete capito? È un verso culturalmente arretrato, non più attuale. Evidentemente la Mannoia ha cantato per anni un pezzo di cui neppure aveva compreso il significato. Si trattava di un inno alla vulnerabilità e alla forza delle donne, evidenziando come esse possano sentirsi in conflitto tra ciò che desiderano e ciò che la società si aspetta da loro.
Ma niente da fare, anche stavolta ha prevalso l’infantile retorica neofemminista (“perché devo dire sempre sì? Io dico no!”), calpestando la poesia e la profondità dei contenuti. Qualcuno spieghi che questi soggetti che si considerano in qualche modo controcorrente e non conformisti sono esattamente alla stregua dei cantanti pop commerciali, con l’aggravante di sentirsi anche ribelli ed intellettuali.
Ricordo che quando la Mannoia cambiò per la prima volta il finale diversi mesi fa, Enrico Ruggeri che poi è l’autore e lui effettivamente “intellettualmente libero ” sottolineò la sua contrarietà perché la frase dice: portami delle rose nuove cose e ti diremo ancora un altro si..
Quindi sottolineava che solo la gentilezza può conquistare una donna anche perché quel “Si” è un significato molto più profondo di quello dato dalla radical chic.
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