Era il 14 novembre del 2016, lunedì. Oggi è il 14 novembre, domenica, e ricordare il quinto anniversario di quel doloroso epilogo, dopo una malattia combattuta quasi con rassegnazione, mi fa pensare alle tante domeniche passate assieme a Franco Maio! Ancora una domenica senza di lui: l’ennesima lontano dalla sua famiglia, dalla moglie, dalle figlie, dai nipoti ormai cresciuti. Ma per volerci rassegnare alla lontananza da quell’uomo che abbiamo conosciuto ed amato, ci confortiamo pensandolo vicino a tutti coloro che lo attendevano lassù, ed a quelli che in questi cinque anni sono arrivati per accrescere il numero di commensali attorno a quella tavola imbandita: Maria, Renzo, Mimma, Santo… Un po’ come avveniva in campagna, dove lui si rifugiava, in quel suo piccolo mondo, una volta staccata la spina dal lavoro per assaporare quella gioia mai venuta meno di dedicarsi alle sue passioni condivise con altri parenti ed amici.
Franco MAIO, docente di educazione fisica, conosciutissimo per la sua straordinaria passione calcistica e per la totale dedizione allo sport, specie nella Piana di Milazzo, legato indissolubilmente alla famiglia ed ai tantissimi amici, si era spento in ospedale il 14 novembre 2016. E’ stata una partenza alla quale noi non credevamo, ma che lui, nonostante gli incoraggiamenti a lottare e a credere che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi, aveva purtroppo messo in conto. Inutile parlare d’altro nei consueti incontri, inutile cercare di spostare il discorso: non ci rassicuravamo, sentivamo che non avevamo di fronte lo stesso Franco Maio che tutti conoscevamo!
E quel lunedì di cinque anni fa, quando mi arrivò il messaggio con cui la figlia MariaLuisa mi comunicava la partenza di papà, ho capito che Franco Maio aveva ragione a temere il peggio. Sono rimasto in silenzio, e come se stessi sfogliando le numerose pagine di un libro, passavo in rassegna i ricordi, soffermandomi sui momenti lieti e su quelli tristi, cambiando spesso d’umore e rivedendo quell’uomo che conoscevo da cinquant’anni! Mai una incomprensione, mai un dissapore: solo una lunga amicizia nata per caso, a scuola, quando anche io ero diventato suo “collega” di educazione fisica, e negli anni successivi, quando diventammo entrambi cugini in quella numerosa famiglia che legava le nostre mogli.
Franco Maio era il professore, l’appassionato di calcio, l’allenatore, ma in qualsiasi campo dispensava consigli, frutto di saggezza e di esperienza; e noi ad ascoltarlo, perchè ne sapeva più di noi, che pendevamo dalle sue labbra. Come non pensare, oggi che ricorre il suo triste anniversario, all’ultima visita a casa di mio suocero, ed alla delusione di non averlo trovato in piedi ma a letto? Si fermò a parlare con me, prima di andarsene, rattristato perchè non credeva assolutamente che “Salvatore stava così male!”. Come non pensare ai giorni di divertimento in campagna a Brigandì, alle telefonate improvvise per fare un’incursione, non una semplice toccata e fuga, su qualche paesino dei Nebrodi, e passare una domenica diversa? Come poter dimenticare quel giorno, nella chiesa di San Marco, quando diede l’ultimo saluto al padre, ed il suo immenso dolore per quell’uomo che era andato via? Non riuscivamo a lenire le sue lacrime, a fargli capire che papà lo avrebbe protetto da lassù, che la vita doveva continuare!
Oggi continuano a scorrere quelle immagini: sono passati cinque anni, e non se ne aggiungono di nuove! Ritorna la commozione, che non è mai andata via, anche se il tempo è passato; è rimasta nei nostri cuori, anche se la vita scorre, se i figli crescono, se arrivano i nipoti, se guardandoci allo specchio scorgiamo qualche ruga in più, se le gioie e le soddisfazioni colorano le nostre giornate, se ci si sente stanchi anche se non abbiamo fatto nulla di diverso…
Era il 14 novembre di cinque anni fa; andava via Franco Maio, che ho voluto salutare ancora una volta facendolo rivivere non solo nei miei ricordi, ma anche in quelli di chi lo ha conosciuto e non lo ha mai cancellato; di chi lo ha amato, e non lo ha mai dimenticato; di chi potrà sfogliare tantissime altre pagine, avendo vissuto con lui una vita, e sente che quella casa di San Marco è vuota.
Ciao, Franco, ti vogliamo sempre bene!
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