Il Partito Comunista Italiano esprime grande preoccupazione per il tentativo di privatizzazione dell’acqua portato avanti dal Governo Regionale e si dichiara pronto ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per bloccare l’ennesimo attacco ai diritti fondamentali dei siciliani. E’ di questi giorni la notizia che l’Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità, in spregio al più elementare principio democratico di autodeterminazione delle comunità locali, ha disposto il Commissariamento dei Consigli Comunali ricadenti nelle Assemblee Territoriali Idriche delle varie province, che nelle scorse settimane hanno votato contro la privatizzazione dell’acqua: insomma, quanti non si sono piegati al ricatto di un’approvazione “a scatola chiusa” della gestione di un bene primario (che il Governo Regionale pretende di affidare ad una azienda mista con addirittura il 49% di partecipazione privata), vedranno le loro volontà calpestate dalle decisioni calate dall’alto dei palazzi del potere.
Nonostante la Legge Regionale n. 19 del 2015 sancisca che l’acqua è un diritto umano inalienabile, un “bene comune pubblico non assoggettabile a finalità lucrative” (art. 1) e che la disciplina normativa deve garantire “funzioni e compiti per il governo pubblico del ciclo integrato dell’acqua” (art. 2), l’unica logica che sembra animare i nostri governanti è quella del profitto, della speculazione e del guadagno a danno dei Cittadini.
Nonostante la volontà popolare espressa con il Referendum del 2011, in cui i Cittadini hanno risposto in maniera decisa ed inequivocabile il loro NO a qualsiasi ipotesi di privatizzazione dell’acqua, il Governo della Regione Sicilia dichiara (di fatto) di disconoscerne l’esito e, con questa decisione unilaterale, finirà col condannare i Comuni a sopportare dei costi i cui profitti, invece, finiranno tra le grinfie dei soci privati.
Secondo Marco Filiti, Segretario Regionale del PCI, “siamo di fronte all’ennesimo attacco ai diritti inalienabili e alle libertà fondamentali dei siciliani: mentre nel resto d’Italia e del mondo, gli esperimenti fallimentari di privatizzazione dei servizi idrici integrati sono oggetto di un ritorno alla totale gestione pubblica, in Sicilia si va in controtendenza, con la verosimile certezza di un notevole peggioramento del servizio e, siamo facili profeti, di un salasso per le tasche dei contribuenti, con l’ulteriore impoverimento delle classi sociali più deboli”.
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