DAMIANO SALMERI se ne andava per sempre a raggiungere la moglie il 13 marzo dello scorso anno. Otto anni e mezzo dopo la moglie. Aveva vissuto sempre da solo, nel ricordo della fedele compagna di una vita. Per lui c’è stata sempre la signora Checchna, ma anche le due figlie e quelle nipoti che aveva abbracciato come un secondo padre.
Un triste anniversario per ricordare un uomo che cercava conforto rifugiandosi nelle mie braccia, ed il lacrime si disperava perché la moglie, compagna di una vita, lo aveva lasciato. Ma non poteva, non doveva in nessun modo venire meno ai suoi impegni quotidiani: ebbe la forza di riprendere ciò che per anni aveva fatto, ossia sostituirsi al padre delle gemelle, che ricordo benissimo quando si spense poiché era fratello del mio capoclasse alle elementari. Ha trovato il conforto della fede, è stato sorretto nel suo compito da lassù dalla sua Checchina che lo aveva lasciato, e non aveva fatto pesare gli sforzi che faceva per non far mancare nulla. E quando gli veniva chiesto di smettere, perché aveva lavorato fino a 75 anni ed anche di più, rispondeva che lui voleva avere sempre quella forza per lavorare.
DAMIANO SALMERI, un anno dopo… Non lo vedremo più con la sua bicicletta, non lo vedremo più sfoggiare il suo sorriso, sollevare il braccio in segno di un saluto: non l’ho mai visto arrabbiato o contrariato se qualcosa non andava per il verso giusto.
Lo chiamavamo, e quello era il nostro modo di individuarlo, il nonno delle gemelle Manuela ed Elisabetta: così lo avevamo ribattezzato quando, la prima volta, entrambe vennero a far parte, giovanissime, della redazione di TERMINAL.
A pensarci bene, non era esatto: aveva fatto mancare nulla a quelle ragazze, e le ha cresciute come solo un padre che ama i propri figli sa fare. E adesso da lassù continua a proteggerle…
Commenti