SESSANT’ANNI FA L’AVVENTURA DEL NOSTRO CARO AMICO NELLA FORMAZIONE AZZURRA. DA SICILIANO, HA INDOSSATO CON ONORE LA MAGLIA DEL NAPOLI…
“Strano che tu non abbia ancora scritto nulla su Pippo Romagnolo“, mi era stato detto in chiesa, durante la funzione religiosa. E qualcuno, anche dopo il funerale, mi aveva ricordato che avrei dovuto scrivere qualcosa per fare rivivere le gesta di Pippo, il signor Pippo del bar Romagnolo degli anni più belli… Se non avevo scritto ancora nulla, un motivo c’era: l’infinita tristezza per la scomparsa di un vero signore, un vecchio amico. Un campione dello sport, che non amava fare sfoggio dei prestigiosi traguardi raggiunti durante la sua carriera; un campione di educazione e signorilità, che spesso venivano scambiate per superbia da chi avrebbe forse preteso da lui un comportamento più disinvolto e superficiale, quando era al bar; un campione di educazione e disponibilità, che posso testimoniare e che ho avuto modo di constatare e toccare con mano, personalmente! Avevo dedicato un numero di TERMINAL SPORT a Pippo Romagnolo, pubblicando alcune foto in bianco e nero: me le avevano date qualche settimana prima i figli maschi, Santino e Claudio. Con stupore e ammirazione non esitai a scrivere e a raccontare ciò che Claudio mi aveva accennato del padre. Per la sua naturale riservatezza, i più giovani rischiavano di non conoscere il talento di quel ragazzo che dopo avere tirato i primi calci al pallone al Grotta Polifemo era approdato al Napoli, in serie A, e aveva indossato con orgoglio quella maglia azzurra, militando a fianco del Petisso e d’o Lione, Pesaola e Vinicio! Non lo avevamo mai saputo, e non avemmo esitazioni quando, il 12 dicembre del 2012 gli consegnammo il PREMIO TERMINAL SPORT al merito. Non venne lui, quel giorno. La più terribile della malattie lo stava divorando nella mente, cancellando i suoi ricordi. Ma quel premio fece il miracolo: la sera i figli diedero al padre la targa, dicendo che era un premio! In silenzio, il vecchio Pippo la guardò, e il suo sguardo si illuminò come per incanto. Un sorriso, per l’ultimo premio della sua carriera. I ricordi si saranno susseguiti nella sua mente, tornando indietro di almeno mezzo secolo, su quei campi polverosi, rivivendo le incursioni sul pallone, i dribbling, le lunghe galoppate, le strenue difese, le esultanze per le vittorie, le amarezze per le sconfitte… Il ragioniere Pippo, come lo avevamo sempre chiamato, passava giornate guardando quella targa con il suo nome… Con il passare dei mesi, la sua famiglia assisteva impotente al peggioramento delle sue condizioni. Il morbo è subdolo, infido, e non lascia scampo. Il vecchio combattente si apprestava ad uscire dal terreno di gioco, che aveva segnato i momenti più belli ed esaltanti della sua vita, in silenzio, stanco ma non sconfitto… Una decina di giorni prima gli avevo mandato un abbraccio ideale con il figlio Claudio, raggiante per la nascita del suo primogenito, Giuseppe… “Un abbraccio di cuore al nonno“, gli avevo scritto… Era arrivato l’erede, un altro Romagnolo, l’ultimo in ordine di tempo. Non riusciremo mai a sapere se lui, il nostro eroe, aveva capito di essere diventato nonno: io dico di sì… E allora ha chiesto all’Allenatore la sostituzione, con un gesto semplice; non perchè fosse stanco, anzi ha lasciato il campo raggiante, come se avesse vinto la più importante delle partite. Ha sfilato per l’ultima volta la maglia azzurra del suo Napoli, quella che aveva amato tanto, per indossare per sempre un altro azzurro: il colore del cielo… Ed è volato in alto, sorridendo e salutando i suoi cari… “Era giusto che andassi, Dio mi ha voluto con sè… con voi c’è un altro Giuseppe… Lo guarderò da quassù… Vi vorrò sempre bene, miei cari… Grazie per le gioie che mi avete dato...”… Addio, ragioniere Pippo… un abbraccio anche per mio padre… so che gli voleva tanto bene…
ben scritto. complimenti.