L’ARTICOLO, PUBBLICATO IERI, SULLE CRITICITA’ DELL’AUTOSTRADA A20 DOVREBBE STIMOLARE ALLA DISCUSSIONE E AL CONFRONTO. OSPITIAMO LA LETTERA DI UN NOSTRO LETTORE, IL QUALE ACCUSA SENZA MEZZI TERMINI LA GESTIONE DELLA COSA PUBBLICA IN SICILIA.
Mi chiedo perchè ci si debba sorprendere delle condizioni in cui versa ormai da anni l’autostrada Me/Pa. La nostra città in che condizioni vegeta? L’autostrada in questione è solo una proiezione in scala di come gli amministratori ci trattano e come trattano, con noi, l’ambiente circostante. Strade ridotte una porcheria, piante che muoiono o infestano i percorsi, anche da secche; e paesaggio di contorno all’altezza del primo piatto. Credo che definire l’amministrazione della cosa pubblica, specialmente in Sicilia, un fallimento non sia lesa maestà ma solo pura constatazione dei fatti. Quante differenze trovate tra il percorrere l’autostrada e l’asse vario? Quante differenze di coltivazioni secche o morenti o non curate scoprite nel percorrere i tratti in questione? Siamo riusciti a scendere a livelli di disurbanizzazione degne del decimo mondo, votando per una classe politica democraticamente incapace di operare positivamente e facendo fruttare il ruolo occupato. Non accuso nessuno in particolare, anche perché ne siamo concause con i nostri silenzi e comportamenti “mafiosi”, quotidiani (cartacce, spazzatura buttata qua e là, e chi più ne ha più ne metta); come risolvere piuttosto tutto questo? Direi che colpire dal basso la maleducazione sia il minimo sindacale, riappropriarsi del dovere diritto di votare e protestare in maniera costruttiva per tutti, e non perché ci fa comodo. Siamo padroni del nostro destino, si soleva dire una volta, forse non è completamente così, ma non fare nulla, anzi agevolare questo lassismo, alla fine è peggio che fare e sbagliare. Due turisti incrociati ieri sera alla stazione si sono meravigliosamente spaventati di come lo squallore avesse preso il posto della meraviglia del luogo. Come dargli torto? La stazione è un altro biglietto da visita unto e sporco della città, dell’isola! E noi lo abbiamo subito come cani sempre paurosi di prendere il calcio dal padrone di turno. Che vogliamo fare? Che prospettive ci vogliamo dare? Ma soprattutto che prospettive vogliamo dare ai nostri figli? In attesa del prossimo, statisticamente probabile, incidente, pensiamoci.
Paolo T.