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DON PEPPINO CUTROPIA, AUGURI PER I SUOI 90 ANNI

OGGI DON PEPPINO CUTROPIA AVREBBE COMPIUTO 90 ANNI. PENSARE CHE SE NE ANDO’ A SETTANTA, QUANDO AVEVA MOLTO DA DARE AI SUOI FEDELI ED ALL’INTERA CITTA’, CI RIEMPIE DI TRISTEZZA. ECCO COME LO ABBIAMO DESCRITTO NEL LIBRO “ALTRO GIRO, ALTRA CORSA”, Edizioni Lombardo, Milazzo.

Con l’espansione della città verso Sud e lo spostamento della popolazione verso zone nuove, considerate un tempo periferiche, si rese necessaria anche la creazione di una nuova parrocchia, centro di aggregazione religiosa per i nuovi residenti e luogo di ritrovo per i giovani che, negli anni del baby boom, avrebbero popolato, così come avvenne in tutta Italia, anche Milazzo.

Una chiesa, costruita senza alcuna pretesa, semplice, dalla struttura lineare ed in mattoni, priva di pinnacoli, di campanile, di disegni architettonici, di finestre con vetri molati e colorati che potessero riprodurre scene sacre. Una chiesa, semplice come quel primo parroco che rimase alla guida di quella parrocchia per 40 anni: don Peppino Cutropia. Era, don Peppino, un giovane sacerdote arrivato dalla vicina Barcellona. Non ci volle molto per rivelarsi differente dai sacerdoti di quegli anni, per i suoi modi di fare, per la sua vicinanza ai parrocchiani, ma soprattutto per un carattere estroverso che lo rese popolarissimo presso i ragazzi che cominciarono ad affollare la chiesa e ad aderire alle attività sportive e ricreative che lo stesso portava avanti, parallelamente alla sua missione.

Un prete di frontiera, come furono definiti negli anni della contestazione altri sacerdoti che, come lui, avevano capito che bisognava scendere fra la gente per portare la parola di Dio. Vicino agli ultimi, ha lasciato un’impronta indelebile del suo passaggio su questa terra, e tanti sono i ricordi di chi è vissuto in quella parte della città, ha praticato sport, è stato presente durante le funzioni religiose, ha voluto dare il suo appoggio a Padre Cutropia affiancandolo negli incontri ecclesiastici, nei momenti di preghiera, negli svaghi, persino nella preparazione sportiva di centinaia e centinaia di atleti che si erano radunati attorno a lui e al gruppo sportivo Sacro Cuore! Esempio di ineguagliabile amore verso il prossimo, dimostrato con semplicità e con discrezione, contro ogni etichetta e ipocrisia, rivive ancora oggi in quanti lo hanno conosciuto e sono cresciuti sotto la sua guida spirituale.

Ed ecco DON PEPPINO CUTROPIA NEL RICORDO DI NINUZZO (op. cit.)

Avevo sette anni quando, nel 1963, conobbi quel sacerdote che per me fu Maestro di vita, educatore, guida. Mi trovavo insieme ad altri compagni al campetto di calcio dove ora sorge l’attuale Chiesa del Sacro Cuore. Egli, che a quell’epoca non aveva ancora 30 anni, si presentò a noi dicendo: “Bambini, io sono Padre Cutropia e da oggi sarò il vostro Parroco!”.

Anche se abitavo in via Umberto I, trovarmi assieme a tanti piccoli coetanei lontano dalla mia zona di residenza era un fatto normalissimo: si camminava tanto a Milazzo, in quelle strade prive di macchine, in mezzo a campagne, prima che venissero costruiti gli enormi palazzoni che tutti conosciamo; e giunti finalmente in quel campetto sterrato, a due passi dal porto, dietro il Mulino, era una soddisfazione giocare a palla, qualunque fosse la nostra età.

Un giorno quel sacerdote mi chiese se volessi fare il chierichetto. Gli dissi di sì, e quella sera stessa mi fece servire messa. La mitezza d’animo e la sensibilità che ancora oggi mi accompagnano mi permisero di affezionarmi a quel sacerdote, cercando di non perdere una parola dei suoi insegnamenti. Mi recavo in chiesa tutte le sere, spostandomi a piedi da casa mia, senza comunque che i miei genitori si preoccupassero della mia mancanza. Oltre a servire la messa, a giro con altri bambini che frequentavano la parrocchia, a volte mi faceva suonare anche le campane, che per noi era un divertimento. In quella chiesa Padre Cutropia mi ha impartito le prime nozioni di catechismo, e lì feci la prima Comunione. Di quel sacerdote ci divertiva la sua partecipazione nelle partite a calcio: grande com’era, correva con noi, inseguendo il pallone e sferrando calci. Per noi bambini era una gioia prima mai provata, e capimmo subito che era un appassionato di calcio ed avrebbe fatto tanto per lo sport.

Gli anni passarono. Nel 1980 (avevo ormai 23 anni) mio padre ci lasciò. Padre Cutropia volle darci un segno tangibile della sua disponibilità. Non avevamo alcun sostegno economico, papà lavorava nel porto, in quegli anni c’era un mestiere che molti accettavano di fare, lo scaricatore, e quel duro lavoro gli permetteva di portare avanti una famiglia numerosa (eravamo in dieci, ben otto figli, cinque maschi e tre femmine; ma due dei miei fratelli avevano avuto due terribili incidenti). Mi fece preparare i vestiti e, una volta messi in una valigia, mi accompagnò a Santa Lucia del Mela, al Seminario. Voleva che apprendessi qualcosa, che per la mia bontà mi dedicassi al servizio del prossimo, che iniziassi un percorso nuovo. Mi affidò a padre Raffaele Insana, che mi aiutò moltissimo e mi fece avvicinare a Dio. Rimasi a Santa Lucia per cinque anni. Tornato a casa, padre Cutropia non ci fece mancare il suo sostegno, spirituale e materiale: consapevole delle nostre modeste condizioni economiche, si preoccupava per la salute di mamma, per i miei fratelli, e ogni tanto ci faceva avere anche del cibo, che per noi era una benedizione.

Purtroppo nel 1988 mio fratello Ciccio si era addormentato, un pomeriggio, e non si era più risvegliato da quel sonno che lo portò in cielo! Non abbiamo saputo mai perché, così giovane, ci avesse lasciati. In quell’occasione Padre Cutropia ci ha confortato, pregando per noi. Ma ha fatto di più: era riuscito a regalarci un loculo comunale, per potere far riposare Ciccio per sempre; aveva procurato per noi i vestiti del lutto, e con le offerte raccolte in chiesa, durante i funerali, ha compiuto un gesto che non dimenticherò mai e per il quale tutti in famiglia gli siamo grati: l’iscrizione ad una società funeraria, per avere, in caso di bisogno, anche noi un posto al cimitero.

… Rimasi vicino a padre Cutropia quando, gravemente ammalato, mi chiedeva di pregare per lui.

Fui testimone della sua sofferenza, ma non potevo fare nulla per alleviarla: solo pregare, come lui mi aveva insegnato.

Finchè il primo giorno di agosto del 2004, tornò alla casa del Padre, accolto dagli Angeli e da chi aveva riconosciuto, in terra, la sua immensa bontà e misericordia.

E’ la testimonianza toccante di “Nino”, che si definisce “uno degli ultimi”. Per questo le sue parole suscitano in noi commozione e servono a riaccendere tanti ricordi… Sono le parole che dovrebbe pronunciare anche ognuno di quei ragazzi che hanno vissuto quei primi anni di apostolato a Milazzo di don Peppino, affettuosamente chiamato anche “parrinu” Cutropia: un fratello maggiore per tutti, ma con un sincero rispetto nei suoi confronti ed una innata certezza di trovare in lui nostro amico. Anche quando, ormai grandi e padri di famiglia, abbiamo sentito il bisogno di rifugiarci sempre presso quel prete di frontiera e di chiedere a lui il conforto e il perdono per i peccati… Auguri ovunque si trovi, don Peppino…

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