UNA MADORNALE CANTONATA QUELLA PRESA IERI SERA DAL CONDUTTORE DELLO SPECIAL, MASSIMO GILETTI, A PROPOSITO DELLA CANZONE “CIAO AMORE CIAO”.
di Santino Smedili
Una trasmissione interessante, quella di ieri sera su RAI UNO, interamente dedicata a Mogol. Ma vorrei ricordare che MOGOL, che probabilmente deve la sua popolarità ai brani scritti per Lucio Battisti, ha al suo attivo centinaia e centinaia di motivi: nel 1961 fu autore di AL DI LA’, che vinse il Festival di Sanremo. Quindi proseguì con molti altri successi, su cui non mi soffermo ma che conosco benissimo, in particolare le cover dei successi stranieri tradotte o adattate dal bravo paroliere! Come al solito, devo trovare il pelo nell’uovo, ma non perchè sia pignolo, tutt’altro! Riccardo Cocciante ha cantato BATTISTI (sembrava una serata in memoria di Battisti, quella di ieri sera) in maniera stupenda. Ma Giletti, il conduttore, non sapeva che COCCIANTE aveva vinto nel 1991 a Sanremo con SE STIAMO INSIEME, scritta da Mogol? E perchè non lo ha fatto presente o non gliel’ha fatta interpretare? Probabilmente lo farà nella trasmissione successiva… almeno spero…
Ma il Massimo nazionale ha voluto andare oltre, e le sue conoscenze musicali lo hanno indotto a dare un’interpretazione, NON MUSICALE, del significato del brano CIAO AMORE CIAO di Luigi Tenco.
Secondo lui, e lo ha ribadito più volte, nelle parole del testo si coglie l’anticipazione del tragico gesto messo in atto dal cantautore a Sanremo nel 1967. Sono saltato dalla sedia, credetemi, e solo per l’orario (mancava poco a mezzanotte) non ho svegliato il palazzo urlando! Il bello che faceva di tutto per convincere anche Paoli, Mogol e il pubblico, in sala e a casa. Ci ha fatto ascoltare quasi per intero la canzone di Tenco, ma non è riuscito a trovare nessuno sulla sua posizione. Al punto che Gino Paoli ha tagliato corto affermando che di congetture ne sono state fatte (nel procedere della discussione il pettegolezzo stava per prendere il sopravvento sull’evento drammatico) e si è andati avanti.
Orbene, vorrei ricordare a Giletti, e per la modesta conoscenza di musica degli anni 60 che ho penso di potermelo permettere, che CIAO AMORE CIAO è un brano in cui il tema dominante è l’emigrazione. Ascoltando le parole, se ne coglie pienamente il senso, e si rende viva l’immagine del giovane che lascia la sua terra per cercare il meglio, stanco della vita monotona di ogni giorno (il grano da crescere, i campi da arare). Siamo nella seconda metà degli anni 60, il tema dell’abbandono dell’agricoltura viene presentato sul palcoscenico sanremese ed è una realtà con cui il Paese che vive il benessere economico deve fare i conti. E’ la triste constatazione che la ricerca di un nuovo mondo, di un’occupazione diversa, di un futuro migliore contrastano con il passato: è la condizione dell’emigrante, che lascia i paesi del Sud per vivere al Nord. Ma emerge, man mano che si va avanti nel motivo, la drammatica solitudine in cui l’emigrante si viene a trovare, la vanità di un salto nel buio, il rimpianto per quel che egli stesso ha lasciato, la voglia di tornare indietro. Temi forti, immagini crude, in una parola cantautorato. Di alto livello. Il pubblico sanremese, ma soprattutto quello della tv e dei dischi, non aveva gradito nè Tenco, nè Dalida, nè tanto meno l’impegno sociale. Sì, è vero che ci saranno i dischi che renderanno popolare la canzone, ma solo dopo il terribile gesto al Savoy, il suicidio dell’artista. Forse per curiosità, i dischi vanno a ruba, e CIAO AMORE CIAO viene canticchiato senza capire nulla del messaggio profondo di Luigi Tenco, la cui morte servì solo ad aprire a strada al cantautorato: l’anno dopo a Sanremo avrebbe vinto Sergio Endrigo.
Ricordo a me stesso che Lucio Dalla, presente in quel 1967, presentava BISOGNA SAPER PERDERE. Molti dissero anche che era dedicata a Luigi Tenco.
Come vedete, a distanza di cinquant’anni c’è ancora chi non ha capito nulla di Luigi Tenco e dei cantautori!