Sembra astruso il collegamento, ma dopo la vittoria dei partiti anti-sistema nei Länder di Turingia e Sassonia, è arrivato l’annuncio, da parte di due tra le maggiori aziende automobilistiche tedesche, Volkswagen e Audi, della chiusura di alcuni stabilimenti e di migliaia di licenziamenti.
Il collegamento all’economia tedesca , una volta locomotiva d’Europa, oggi letteralmente messa in crisi dalle scelte governative tedesche, prima quelle di Angela Merkel e oggi dalla leadership della Commissione europea di Ursula von der Leyen, fa riferimento all’angst del “Green Deal”, l’ideologia apocalittica climatista e alla contrapposizione totale alla Russia nel conflitto tra Mosca e Kiev.
Aver abbracciato in toto il dogma Ue della transizione energetica, ha demolito il settore automobilistico tedesco e, più in generale di tutta la produzione meccanica, metallurgica e metalmeccanica europea, in favore dell’industria cinese, che non ha problemi con le materie prime. La frenesia del green deal ha provocato l’aumento dell’inflazione e del costo della vita delle famiglie dovuti proprio ai rigidi obblighi ambientali imposti ed alle prospettive sempre più pessimistiche per il futuro.
Ai problemi economici e di alta tensione sociale si aggiunge un terzo elemento costituito dai conflitti legati all’immigrazione dai paesi musulmani, favorita dalla Merkel e proseguita da Scholz in nome di un multiculturalismo acritico che però non riesce ad evitare le contraddizioni legate allo scontro di civiltà.
Sic stantibus rebus appare normalissimo che un numero crescente di elettori delle regioni economicamente più sofferenti e tra le fasce operaie e giovanili si rivolga ai partiti anti-sistema, gli unici che perciò contestano le scelte green, l’immigrazionismo e la guerra infinita con la Russia.
Lo ripetiamo da tempo. Ormai in Europa davanti ai successi delle destre populiste e sovraniste, le elites politiche schierate nel campo progressista e de-costruttivista gridano al pericolo fascista, peggio razzista e richiamano al fronte popolare in difesa della democrazia. Un’unione sacra solo per mantenersi le posizioni acquisite e poter continuare ad esercitare il potere.
Eugenio Preta
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