SCONCERTANTE EPISODIO AVVENUTO ALLA STAZIONE FERROVIARIA DI SCALA TORREGROTTA, DOVE UN SIGNORE, ALLA PRESENZA DEI DUE FIGLI PICCOLI, HA DATO UN PESSIMO INSEGNAMENTO AI BAMBINI … MA LEGGETE COSA CI MANDA UNA NOSTRA LETTRICE…
Mi trovavo sul retro della stazione vecchia di Scala Torregrotta, a dare da mangiare a dei poveri cani abbandonati e divenuti randagi.
Avevano proprio bisogno di mangiare, soprattutto perché le cagne stavano allattando dei bei cuccioli. Tutto questo con la speranza di conquistare la loro amicizia, in quanto la presidente di una delle tante associazioni animaliste che avevo contattato m’aveva comunicato che, appena finito d’allattare, le cagne le avremmo portate a sterilizzare presso la clinica veterinaria di Messina.
Ad un certo punto arriva un tizio dall’apparente età di 40 anni, con in braccio un bambino piccolissimo, ed una bambina di circa 7 anni che gli dava la manina. Infuriato mi dice: “Lei non può dare da mangiare a questi cani, questa non è casa sua, lei non può buttare cibo e sporcare lasciando i piattini per terra” (premetto che a terra c’era qualche piattino di plastica, in mezzo alla tanta spazzatura che la gente buttava lì, non capisco per quale motivo dal momento che a Torregrotta è stata istituita la raccolta differenziata porta a porta con isola ecologica per i rifiuti ingombranti).
Mi affretto a precisare che quel terreno non appartiene al Comune ma alle FF. SS., ma non ottengo nulla, anzi quel tizio, alquanto aggiornato sulle leggi sul randagismo ritiene che sia un reato dar da mangiare ai randagi! “Mi meraviglio di lei che è avvocato e non conosce le leggi! – mi grida – Adesso faccio il video e lo produco in procura…”.
Inutilmente lo invito a mettere via il telefonino e ad andarsene! Sono costretta a sopportarmi la luce della sua videocamera negli occhi, mentre i cani, che stavano mangiando, sono rimasti fermi come delle statue (dimostrazione evidente della loro docilità, richiesta per la sterilizzazione e reimmissione sul territorio, come per legge). Spauriti, si accucciano ad osservare e non continuano più a mangiare.
Quando il tizio ritiene opportuno finire con la sua registrazione e si accinge ad andarsene, gli chiedo di darmi il video. Ma quello risponde con tono perentorio: “Ha un cartellino di pubblico ufficiale da mostrarmi? Se non ce l’ha io il video non glielo do!”.
Faccio il numero di cellulare della presidente dell’associazione, cerco di farlo parlare con lei, ma lui replica: “Non voglio parlare con nessuno!…”, quindi se ne va via.
Ora, al di là del problema solo momentaneo che può aver creato (patema d’animo, disturbo della quiete pubblica, etc.), in quanto tutto s’è risolto con il mio rapporto ai Carabinieri di Fondachello Valdina che hanno proceduto al backup del video in questione, fatto in violazione dell’art. 167 della legge sulla privacy, faccio questa riflessione: ma perché ci meravigliamo tanto quando sentiamo che un bambino tortura un animale? Lo fanno forse per mettersi in bella luce agli occhi dei genitori?
Ed in questo caso cosa faranno i bambini di quel signore, testimoni di un fatto non certo esemplare ed educativo, quando si troveranno dinanzi ad un cane randagio?
Non aggiungo altro perché la risposta sorge spontanea.
Grazie per la vostra attenzione.
Lettera firmata