di Rita Chillemi.
Domenica 17 gennaio, fino alle ore 19, è stato reso pubblico su YouTube il cortometraggio “EleonoraBaeli” dopo le numerose e insistenti richieste di coloro che lo avevano visto e di altri che invece non avevano potuto. Si è registrato l’entusiasmo di circa 2000 spettatori. A seguire, i componenti della RoMar Film e dell’equipe cinematografica, con la presenza di pochi ospiti hanno partecipato al webinar moderato dal professor Enzo Cicero, sceneggiatore del cortometraggio che ha esordito: “Il cortometraggio è un lavoro a chiave…” Rivisto per la seconda volta mi ha trasmesso emozioni e posto infinite domande attraverso il crescendo di dettagli che, via via, ho potuto cogliere. L’opera prodotta della RoMar Film, che erroneamente e inconsciamente io ho chiamato equipe teatrale, possiede proprio quel carattere che arricchisce la scena; l’espressione e l’emozione sono intense come a teatro in cui lo spettatore è coinvolto tanto da sentirsi parte della vicenda. La leggenda, la storia, liberamente reinterpretata da Enzo Cicero, contiene sin dall’incipit un messaggio attuale eterno nelle tematiche proposte: la donna, l’amore, la famiglia, i contesti sociali con luci ed ombre, l’eterno dualismo di Eros e Thanatos e infine la libertà vilipesa, sacrificata e falsata. Tutti temi che emergono nella forza e nella fragilità dei personaggi protagonisti, interpretati con grande potenza espressiva dagli attori, scelti sapientemente dal regista. La lingua siciliana contribuisce a rafforzare quel mistero che aleggia per tutto il cortometraggio, e le espressioni, i silenzi, diventano così loquaci da gridare la verità o la risposta che ciascuno sente dentro. Uno sguardo tagliente e indecifrabile, quello del Barone Onofrio Baeli al suo fidato Campiere Paolo Foti… L’ingenuità, la semplicità, la freschezza di Giacomino innamorato si contrappongono all’intensa e misteriosa sensualità di Eleonora, triste e spesso lontana, con i suoi segreti pensieri… Al curtigghiu delle popolane assai colorito ma timorato nelle confidenze, si contrappone quello dissoluto e oltre l’immaginazione dei nobilotti, mentre allo spettatore rimane fissa la bellezza “dei due amanti su un letto di alghe”, in un ambiente sfuggente e “liquido”, Zigmunt Bauman avrebbe detto che l’alga e il suo habitat sono metafora di questa vicenda “liquida”. La “strana famiglia” dei Baeli, la loro leggenda, si rivela furtivamente nella notte durante la cena “supra a cciappa du cavaddu”. È qui che voglio elargire le mie lodi al regista Carmelo Formica, perché quella cena è come un dipinto d’autore in cui, attraverso gli sguardi, i silenzi e i sorrisi, talvolta taglienti come lame che non perdonano, così è quello di Eleonora, o increduli, spavaldi e prepotenti, come quello del Barone Onofrio nel suo racconto, i personaggi non potevano trovare tocco più magistrale. Il canto dei commensali “Aja mola, aja mola” diventa un inno all’onnipotenza… del Barone, e il suo strano modo di ricompensare la servitù accentua quel divario del tempo tra “cose e persone”. La cena “strana” è veramente il nocciolo della vicenda, un invito dello Sceneggiatore a leggere dentro i personaggi, a non fermarsi ai fatti, a percepire l’umiliazione, la prepotenza, la delusione, i tradimenti e i progetti, il dramma tutto. Lo sguardo di Chiara Fiore, incredulo e poi consapevole, umiliato pur nella sua altera figura, è un’immagine sublime d’interpretazione teatrale. Metafora, a mio avviso, assai chiara, della fine di Eleonora è quella mensa, quel tovagliato, trascinato dalla marea e finito in mare mentre Eleonora lo penetra con il suo sguardo… Durante l’incontro il professore Cicero ha invitato gli spettatori a leggere ciascuno la verità… “ciascuno si chieda perché Eleonora è morta, se si è uccisa…”.
La fine della sfortunata Eleonora è già scritta nel suo rifiuto di recarsi a Lipari e il mistero s’insinua quando il barone la lascia alla sorveglianza della fida Rusina… Rusina interpreta il presagio con il suo sguardo carico di paura, di dubbio e assolvendo al suo compito sorveglia Eleonora mentre recita il suo ultimo Rosario… perché prega Eleonora? Il salto del cavallo, ripreso in modo vago e misterioso, invita a diverse ipotesi di lettura: per la leggenda i marinai vedono di notte il fantasma di Eleonora aggirarsi sullo scoglio… la storia narra che Eleonora sposò D’Antona e che ebbe una figlia… Muore certo Eleonora Baeli con il suo amore per Giacomino, in entrambe le verità… muore una donna libera di amare… Le musiche interamente realizzate da Sebastiano Sapuppo, con la trasformazione in strumenti orchestrali dal sound designer Fabio Bonanno, riprendono i canoni musicali siciliani del 1600, come le musiche religiose di M. Capuana conferiscono al film una struggente sinfonia di preghiera, coniugando quello spirito di indagine psicologica che Capuana infuse nella sua musica per esprimere il vero sentimento della nostra Terra.
Commenti