Ma vogliamo smetterla con questa grande cavolata di dire che la massima aspirazione, la massima libertà per una donna sia l’essere volgare?
Pochi giorni fa, la cantante Emma Marrone ha polemizzato durante un suo concerto per le critiche rivolte suo abbigliamento: «Non me ne frega niente di quello che scrivono! Vado orgogliosa del mio corpo. Questo corpo ha combattuto un sacco di battaglie e se voglio salire nuda su un palco credo di potermelo permettere, indipendentemente da tutto.»
Ecco, far passare l’idea che andare in giro nude rappresenti per noi donne un modo «per riprenderci la libertà» a me pare una forzatura bella e buona.
C’è una cosa che si chiama classe, una cosa che si chiama eleganza e poi c’è la volgarità. E questo non c’entra niente con l’essere donna. Con l’aver affrontato e superato una malattia. Chiaro che Emma può vestirsi o non vestirsi come le pare, ma esporsi al pubblico significa anche questo: accettare le critiche come gli applausi.
Emma è sempre stata amata dal pubblico italiano per la sua onestà, per la sua semplicità e per la sua voce. Poi però ha iniziato a usare il proprio corpo in modo provocante per catturare l’attenzione e far parlare di sé i giornali. Non è stata la prima. E non sarà l’ultima.
La nostra è la società dove si mostrano i corpi, ma ci si vergogna di mostrare i sentimenti. E allora mi domando: ma è mai possibile che ancora oggi l’unico modo per attirare l’attenzione per una donna sia mercificare il proprio corpo? Ma è mai possibile che ancora oggi noi donne continuiamo ad essere sempre e soltanto questo: un corpo?
Cara Emma, mi dispiace dirlo, ma mi sei scaduta. E a tutti coloro che «eh, ma una donna dovrebbe vestirsi come le pare», voglio rispondere così: c’è una cosa che nella vita vale di più della popolarità, del denaro, del potere e di qualsiasi altra cosa: la classe. E la classe non si compra!
Guendalina Middei
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