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FACCIO IL NONNO VIGILE A SETTANT’ANNI, MENTRE AD ALTRI E’ PRECLUSA LA PENSIONE…

di W. I. 

Siamo circondati da persone che si identificano totalmente con il loro lavoro a tal punto che quando arrivano in età pensionabile cadono in depressione o si ammalano disorientati. Come si può spendere la propria esistenza solamente in funzione del lavoro e mettere in secondo piano tutto il resto? Il mondo è pieno di situazioni del genere, il che spiega molte cose delle masse che ci circondano.

Spremuti dall’azienda di turno, umanamente non si sono mai evoluti, sono sempre identici, come se tra i 18 anni e i 60 avessero avuto in mezzo soltanto un enorme buco temporale.

Che pena vedere queste persone ricercare una occupazione a 70 anni, svolgere attività gratuite pur di sentirsi utili, togliendo peraltro spazio a persone che per le stesse attività dovrebbero essere remunerate.

C’è un tempo per tutto. La vita è un percorso di crescita e quando il corpo inizia a invecchiare è giusto aumentare il riposo e dedicarsi a se stessi, ai propri cari e a coltivare saggezza assaporando il profumo della vita. Invece no, siamo circondati da eterni adolescenti coi capelli bianchi, smarriti, che non si sono mai sviluppati e sembrano delle anime in pena.

Il problema però è che ci sono sicuramente quelli che vivono di lavoro e per il lavoro, di conseguenza una volta terminato si trovano spaesati e vuoti, e talvolta accettano anche lavori gratuiti come ad esempio il nonno vigile.

Però esistono anche coloro che hanno hobby e passioni che vorrebbero coltivare, ma non possono perché devono anche portare a casa la pagnotta e il più delle volte non rimane tempo ed energia: questi ultimi una volta andati in pensione devono accontentarsi del poco che percepiscono. Tanti perdono il lavoro a 40/50 anni, sono senza far nulla ma non possono godersi il tempo libero perché preoccupati, rattristati ed impegnati nella affannosa e frustrante ricerca di un’altra occupazione che permetta loro di assicurarsi gli ultimi anni che li separano dalla pensione e di portare a casa i soldi per vivere. 

Che tristezza.

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