DOMENICO MODUGNO IN TOUR 2015/16: UNO SPETTACOLO DA NON PERDERE…
Che il Mimmo Nazionale avesse segnato la svolta nel mondo della musica leggera italiana, è notorio a tutti! Anche se, purtroppo, non tutti ricordano i motivi che lo stesso Modugno ha portato al successo, nel corso della sua lunga carriera. Molti, infatti, si fermano solo a quel VOLARE, ma non restano indifferenti ascoltando CIAO CIAO BAMBINA, o MERAVIGLIOSO, o LA LONTANANZA, o VECCHIO FRAC, o i classici del repertorio napoletano che non appartengono ad Ernesto Murolo, a Libero Bovio, a Pisano, Cioffi, De Curtis, Gambardella, Valente e altri: sono quei classici come RESTA CU MME o TU SI ‘NA COSA GRANDE che si sono meritati un posto fra i motivi più popolari di tutti i tempi, nonostante abbiano un’età relativamente giovane (60 anni la prima, poco più di 50 la seconda)… Sono quegli stessi motivi che ieri sera mi hanno permesso di andare indietro nel tempo e di rimanere estasiato assistendo al concerto di Gianni Saija, messinese DOC, il quale ha percorso la carriera artistica e musicale di Domenico Modugno, soffermandosi sulla sua biografia, raccontando aneddoti e avvenimenti, facendo rivivere quelle emozioni che i più giovani non riescono a cogliere, conoscendo solo marginalmente i brani più popolari! Non avevo dubbi sulla bravura di Gianni, il quale, saggiamente accompagnato all’organo dal Maestro Francesco Bonaccorso, sorretto da due vocalist, Vittoria Zanghì e Rossella Santoro, che nonostante la giovanissima età hanno mostrato di conoscere alla perfezione i brani del repertorio, e avvalendosi dell’attenta regia del fonico Armando Mazzeo, ha offerto uno spettacolo di prim’ordine al Basilico Dolce di Milazzo, il nuovo locale che abbina allo spettacolo musicale o teatrale anche un raffinato ristorante. Un paragone immediato, mentre ascoltavo Gianni, con il casinò di Sanremo del primo Festival: quello di Nilla Pizzi e di GRAZIE DEI FIORI, del Maestro Angelini, di Nunzio Filogamo e di Nizza e Morbelli, anno 1951. Anche lì il sottofondo di posate accompagnava le esibizioni della regina della canzone, di Achille Togliani e del Duo Fasano! Curiosamente, ma non vuole essere un accostamento irriverente (semmai potrebbe essere di buon auspicio per il locale milazzese) anche ieri sera quel sottofondo di posate veniva percepito mentre il nostro Gianni Saija cantava o recitava o introduceva i brani successivi.
Un percorso non prettamente cronologico, che non tiene conto dell’esordio di Domenico Modugno, musicalmente parlando: al suo NEL BLU DIPINTO DI BLU, primo al Festival del 1958 davanti alla regina spodestata che presentava L’EDERA, spetta ovviamente il primo posto anche nella scaletta della serata.
Le origini, la partenza dalla sua città, Polignano a Mare in Puglia, i primi lavori, l’incontro con Franca Gandolfi, l’esordio cinematografico (lo ricordiamo in Filumena Marturano), quindi il sodalizio con Franco Migliacci, che gli confeziona il successo ispirato da un quadro di Chagall. Ad ogni canzone ne segue un’altra, e il bravo Saija passa con disinvoltura dalle sanremesi alle napoletane, alle siciliane: LAZZARELLA, anno 1957, che spopola al Festival di Napoli, cantata da Aurelio Fierro, anche se la vittoria arrise a Marisa Del Frate con il suo MALINCONICO AUTUNNO; RESTA CU MME, composta con Dino Verde; LA DONNA RICCIA, LU PISCE SPADA, per rientrare nell’atmosfera sanremese con PIOVE (Ciao ciao bambina), DIO COME TI AMO e COME STAI, senza trascurare le presenze televisive, teatrali e cinematografiche che lo impongono al grande pubblico (da RINALDO IN CAMPO a SCARAMOUCHE, a PIANGE IL TELEFONO, il cui brano è la versione casereccia di LE TELEPHONE PLEURE di Claude François), che gli permettono di scoprire due personaggi come Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Quindi le canzoni che trionfarono nei primi anni delle radio libere, come L’ANNIVERSARIO, inno all’amore di una coppia che non si sposerà mai perchè un rapporto non deve essere regolato dalla carta bollata; IL MAESTRO DI VIOLINO, in cui l’allieva si innamora del maestro molto più grande di lui; o quelle che pur non partecipando al festival costituiscono le colonne sonore della vita di molti italiani, come VECCHIO FRAC, un classico ritmato con il solo apporto della chitarra, ispirato dalla vicenda reale culminata con il suicidio del nobile Raimondo Lanza di Trabia; LA LONTANANZA, firmata da una giovanissima e sconosciuta Enrica Bonaccorti; COME HAI FATTO, in cui il tema dell’amore ha il sopravvento; AMARA TERRA MIA, che consente a Gianni Saija di far riflettere sulla triste realtà dell’emigrazione, e la splendida MERAVIGLIOSO, rilanciata (o meglio “ripresa”) dai Negramaro, che costituisce secondo i nostri sondaggi la migliore canzone mai cantata in Italia (per due volte, in due anni consecutivi, ha avuto la meglio su L’IMMENSITA’ di Don Backy).
Qualche volontaria omissione, per motivi di tempo, ovviamente; ma alla quale certamente il bravo Gianni porrà rimedio: e mi riferisco a MUSETTO, che segna l’esordio di Modugno come autore a Sanremo, nel 1956, o LIBERO, forse il motivo più sfortunato, che non permise a Modugno di fare il tris a Sanremo, poichè nel 1960 vinse ROMANTICA. E magari qualche altro brano che lo stesso Mimmo nazionale portò al successo carico di ironia e di sarcasmo, come era nel suo stile e nel suo carattere; e non sfigurerebbe IL VECCHIETTO, proprio per la condizione di tanti anziani che già nell’anno dell’incisione del brano, 1976, poneva in termini drammatici il problema della terza età della quale ancora non si era a conoscenza. Modugno aveva un carattere sanguigno, come tutti i meridionali. E nonostante fosse stato colpito da un ictus, durante la registrazione di un programma televisivo, proprio quel suo carattere gli diede la forza di reagire, di lottare, di accettare la proposta di Marco Pannella ed entrare in politica per battersi per le conquiste civili, e di ribellarsi, di prendere in giro persino la morte. E infatti di lui fu scritto che aveva “… voluto morire da vero meridionale, sotto il sole d’estate, vicino al mare, di blu in blu, dopo aver beffato la morte per un decennio…“. Quel giorno era il 6 agosto del 1994, a Lampedusa, isola scelta da migliaia di migranti per il loro arrivo in Italia… Il loro arrivo sul suolo italiano non sarà casuale… è il luogo che salutò per sempre un grande della musica leggera internazionale, un mito, un personaggio che ancora oggi si ricorda e che grazie a Gianni Saija ho avuto la possibilità di rivivere magicamente, nonostante abbia decine e decine dei suoi dischi e conosca per filo e per segno la sua storia, in una serata diversa dalle altre, sabato 5 marzo, al Basilico Dolce di Milazzo. Grazie ancora a Gianni, alla sua professionalità, al suo talento, al suo amore per la musica e alla sua innata passione. Grazie per le emozioni che ci ha regalato. E grazie a quel sottofondo di posate, che mi hanno permesso di rivivere quelle serate della nascita del festival di Sanremo, al Casinò… Non c’ero, ero nato da pochi giorni, proprio in quel 1951… ma se quel sottofondo ha reso grande il festival, l’augurio è che Gianni possa avere sempre maggiori consensi per le sue iniziative e per il suo tour!