di Santino Smedili
Era il 19 luglio 2013. Dopo due anni ci pare di vederlo sempre lì, sotto quella tettoia dello Scotch Bar, seduto attorno ad un tavolo dove tutti parlano di calcio. Quando è partito per un mondo migliore del nostro, lo abbiamo salutato dedicandogli la prima pagina di TERMINAL SPORT. Poi lo abbiamo voluto ricordare, come vecchio compagno di scuola, d’infanzia, di giochi e di lavoro, in un numero di TERMINAL di Agosto. Anche sul libro DALLA SENA IN POI… mi sono ricordato di lui. E come potevo fare a dimenticarmi di Giulio e del suo affettuoso soprannome? Gli abbiamo raccomandato di abbracciare per noi tanti vecchi amici, sportivi e non. Lo avrà fatto? Conoscendolo, sappiamo che manteneva la sua parola. Ma ci viene un dubbio: lui quel giorno non ci ha dato la sua parola. E noi non pensavamo che sarebbe successo tutto in una volta. In quella camera d’ospedale aspettava qualcuno, che tardava ad arrivare, e quando lo ha visto entrare, con le poche forze che gli erano rimaste, ha mosso ritmicamente le braccia, come per dire “Dai, sbrigati… questa signora ha premura…”. E già, quella signora aveva deciso, e con lei non puoi scendere a patti: lei sa solo che in quel determinato giorno, a quell’ora, ha una missione da compiere, e deve ripartire, immediatamente… Vuoi vedere che Giulio l’aveva convinta ad aspettare? Lui parlava, parlava, parlava. Lo faceva spesso, con tutti: era fatto così. Parlava, sorrideva, si arrabbiava, e subito dopo si calmava. Si rammaricava se qualcosa non andava per il verso giusto, ma trovava sempre il modo per rassegnarsi. Sì, sono sicuro che si è messo a parlare anche con quella signora! Immagino cosa le avrà detto: “Senta, lo so che lei ha premura, ma io non ero ancora preparato. Nessuno si aspettava questa mia improvvisa partenza! Lei deve avere la pazienza di aspettare… Io so che devo seguirla, ma ci sono persone che devono venire a trovarmi. Loro non sanno che devo venire con lei… C’è una persona cara che ancora non mi ha salutato… mentre aspettiamo, le racconto qualcosa che la farà sorridere. Lei ha mai sorriso? Sapesse quanto è bello sorridere, parlando delle persone che ci amano. Lei ha voluto bene a qualcuno, vero? Non mi dica di no: lei finge di essere cattiva, ma io so che non è così. Se mi deve portare con lei, per farmi abbracciare i miei cari e i tanti amici partiti prima di me, non è poi così severa come sembra… A proposito, che mi dice di mio padre, di mia madre, dei miei fratelli? E di quei tanti amici che sono partiti prima di me??? Che fa? Sta sorridendo??? Stanno bene, vero? Ha visto che anche lei sa sorridere? Hanno bisogno di me… ho capito. Mi dica cosa stanno facendo. Don Nunzio è sempre lo stesso? E mia mamma? E Pippo? Che dice Pippo?” E ancora a parlare… fino a quando… fino a quando è arrivata l’ultima visita, la più importante. “Ci sarebbero altri amici che non sono ancora venuti a trovarmi… ma lei ha premura, ed è stata gentile con me. Dai, partiamo: se vogliono verranno a salutarmi dopo, in chiesa. Così impareranno a essere puntuali. Lo sa cosa penso? Che piangendo mi chiederanno di salutare i loro cari… Non potrò rispondere, ma loro sanno che non li deluderò, anche se non ho dato nessuna risposta… Signora, che fa? Sta piangendo? Non mi faccia perdere tempo lei, adesso: lo sa che mia madre e mio padre mi aspettano? Lo ha detto lei, prima… Ma quelli che rimarranno qui mi potranno vedere? Ogni giorno dice lei? Perché li ho sempre amati… e mi avranno sempre vicino? Lo sa che lei ha ragione, signora? Era così con mio padre e mia madre: li avevo sempre vicini…anzi, ora sono qui, accanto a me, e mi stanno abbracciando, forte forte… Sono contenti… anche io lo sono perchè sto di nuovo con loro…”. Ciao, Giulio. Grazie per quello che ci hai raccontato… Sappiamo che stai bene. Forse per questo tutti noi abbiamo avuto la forza di rassegnarci alla partenza dei nostri cari!
Salve, sono il figlio di Giulio, ci tenevo con la mia famiglia a ringraziare sentitamente la redazione di Terminal Milazzo per l’articolo dedicato a mio padre, in particolare Santino che è stato un compagno d’infanzia, di giochi, di lavoro e lo è nel presente anche se papà non c’è più!
Nunzio Maisano.