RICEVIAMO le seguente lettera, dando spazio sul nostro giornale. C’è da riflettere, ma non tutti lo facciamo…
Oggi è la festa ipocrita di quelli che dicono che la donna va festeggiata mentre le donne vengono costantemente discriminate sul lavoro, non in quanto donne, ma in quanto madri e non gliene frega niente a nessuno. Le donne sono costrette a sacrificare o la cura della famiglia o i propri talenti e non gliene frega niente a nessuno.
Le donne sono criticate sia se stanno a casa con i figli, sia se sono in carriera e non gliene frega niente a nessuno. Perché se fai figli sono fattacci tuoi e devi pedalare, sputare sangue e non ti devi lamentare. Se non li fai, magari perché la vita non ti ha fatto incontrare un potenziale padre decente, sarai una donna a metà.
Oggi saluto le mie amatissime amiche post-femministe, quelle che non hanno nulla in comune con le donne che considerano la maternità un peso, ma nemmeno con il mito bigotto della moglie-madre sofferente, che fa tutto, non si lamenta, accontenta il marito, corre a destra e a manca sciorinando rosari.
Siamo quelle che rivendicano la bellezza della maternità e l’importanza che le donne mettano i propri talenti nella società civile. Senza dover sputare sangue.
Non si difende la famiglia e la maternità senza tutelare le donne. La società deve cambiare, il mondo del lavoro deve cambiare. Nemmeno il padre può sparire da casa perché deve portare i soldi e punto.
Noi abbiamo dovuto sputare sangue o sacrificare molto. Per i nostri figli vogliamo una società a misura di donna, madre, lavoratrice. I bambini si salvano salvando le madri.
Una società più umana. A misura umana.
Della società liberista e competitiva con una spruzzata di fede e moralismo sopra, non ci facciamo nulla.
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