Un nuovo e più appetitoso giro di affari che permette a chi vuole vendere sogni di organizzare finali di incontri prettamente italiani in paesi dove non è maggiore l’amore per il calcio, ma dove i petrodollari (ricordate?) comandano anche sui presidenti delle società, sui giocatori e sulle stesse tifoserie.
Oggi per tirare quattro calci ad un pallone si trovano accondiscendenti genitori che, pagando cifre non proprio irrisorie, sperano che i propri figli possano diventare non tanto i Platini o i Maradona, ma più semplicemente i Rivera o i Mazzola, i Del Piero o i Totti, solo perché il talent, il manager, il mister vede in ognuno di loro l’attaccante, il difensore, il portiere titolare delle migliori formazioni nazionali. Non pensando che un domani le formazioni italiane cercheranno i giocatori stranieri, le riserve di lusso che fanno la fortune dei loro agenti.
In un periodo in cui anche il lavoro precario è diventato un miraggio, oggi si cerca di offrire l’ingresso nel mondo del calcio non passando dai campetti in terra battuta, come accadeva una volta, o da quelli dell’oratorio, ma da stage che diventano una cuccagna per gli organizzatori. Reclutamento in grande stile, pagando s’intende: un investimento sul minore che necessita di protezione più che di sfruttamento. Noi la vediamo così: saremo arretrati, contestatori, magari anche cretini, fate voi! Proprio per questo non mettiamo nessuna foto dei campi scuola che si trovano in tutta Italia, ma solo una foto, in bianco e nero, sbiadita, di ragazzi con tanti anni in meno rispetto ad oggi.
Simbolo di un calcio che si giocava con passione, non ha prodotto probabilmente giocatori da maglia azzurra. Ma volete mettere voi la genuinità e l’entusiasmo con cui si disputavano un tempo allenamenti, trasferte e partite? Altro che giocatori stranieri e paesi arabi ospitanti: per i più fortunati c’era il glorioso Celeste, il mitico Grotta Polifemo, o semplicemente il tanto agognato campo dei Parrineddi…
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