SALVATORE GITTO, milazzese originario di San Giovanni, ha festeggiato cento anni. Accanto a lui la moglie Albina Sebbio, che di anni ne ha 94; quindi i figli Antonio e Anna; i nipoti; ed il nostro Primo Cittadino Pippo Midili, che con la sua presenza ha voluto porgere gli auguri suoi e dell’amministrazione comunale ad un milazzese che ha ancora tanto da raccontare.
Cento anni sono tanti, e proprio i ricordi, le traversie, le disavventure di un uomo che ha combattuto la Seconda Guerra Mondiale, dovrebbero farci riflettere e pregare per una pace senza condizioni e duratura, in qualsiasi parte del mondo oggi si combatta. Come in ogni guerra sono sempre le vittime innocenti a pagare, e il signor Gitto, che conosciamo bene per averlo visto lavorare, proprio dopo tante vicissitudini, all’ENEL di via Col. Bertè a Milazzo, lo sa. Lui stesso ne è testimone: giovanissimo, si era arruolato nei Carabinieri; ma dopo l’8 settembre del 1943 fu deportato in Germania, detenuto per un anno nel campo di concentramento di Moosburg Dan en Isar, in Baviera, che durante la seconda guerra mondiale fu sede di un campo di prigionia nazista, lo Stalag VII-A. Il campo fu aperto nel settembre 1939 ed ospitò prigionieri di guerra provenienti da 26 paesi belligeranti contro la Germania. Liberato il 29 aprile 1945, dopo uno scontro tra i vittoriosi americani del Combat Command A della quattordicesima divisione armata ed i difensori tedeschi della diciassettesima SS Panzer Grenadier Division, fu per un breve periodo campo di prigionia per i tedeschi sospettati di attività crimanali durante il regime nazista.
Come migliaia di altri suoi connazionali e coetanei, Salvatore Gitto conserva ancora nitidi i ricordi di quegli anni. Al suo ritorno in patria, ha continuato a prestare servizio nell’Arma dei Carabinieri. Una volta congedatosi, eccolo agli sportelli dell’ENEL, dove moltissimi milazzesi, che non sapevamo nulla della sua precedente vita (era soltanto uno dei tantissimi giovani avviati alle armi e mandati a combattere…), si sono avvalsi della sua cortesia e disponibilità. Impossibile per il signor Gitto stare con le mani in mano: ed una volta in pensione, rieccolo protagonista della sua campagna, quella nella quale da giovanissimo aveva lavorato, con la sua famiglia. E ancora oggi, a cento anni di età, definisce proprio il lavoro in campagna come l’attività principale della sua vita. La festa organizzata per il centenario della nascita lo ha visto dialogare con il Sindaco, sfogliare assieme le pagine di un libro sui ricordi della Guerra, tagliare la torta, brindare al futuro. E poichè la ricorrenza dei suoi 100 anni coincide con la Settimana Santa, è probabile che abbia intensificato le sue richieste e le sue preghiere, per la pace nel mondo: lui che ha conosciuto gli orrori di un periodo terribile, lui che è stato deportato, lui che ha visto i suoi amici, giovani come lui, soffrire e penare, ha il diritto di credere nella pace. Auguri, signor Gitto, ed ancora lunga vita!
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