Gli ero stato presentato 55 anni fa, allora si usava così: ai fidanzati si faceva fare il giro delle rispettive famiglie per conoscere tutti i componenti. Ero poco più di un ragazzo, lui era un signore adulto di 45 anni, un’età rispettabile all’epoca. Ero l’ultimo nipote ad arrivare in quella famiglia, dove oltre a zio Angelino c’erano zia Lina, zio Renzo, Zio Raffaele, zia Jole, zia Maria, zia Angela. Non fui mai considerato un estraneo, e mi venne facile chiamarli “zio” o “zia”, senza formalismi.
C’erano anche tanti bambini che crescevano e che arricchivano l’atmosfera festosa e serena a casa di nonna Nella nella quale non si trascurava un giorno delle ricorrenze natalizie: erano i miei nuovi cugini, Loredana, Anna, Uccio, Fortunato, Marilena. Poi ne sarebbero arrivati altri, anche loro estranei come me, ma tutti sinceramente felici del tempo che si trascorreva in quella grande famiglia, dove i rapporti erano intensi, cordiali, affettuosi. I lunghi momenti di divertimento, nelle ricorrenze, mentre quei ragazzi crescevano e altri ne arrivavano, ci hanno accompagnati per anni ed anni, indimenticabili e irripetibili.
Zio Angelino aveva il carattere che tutti vorremmo: autoritario perché sapeva quel che faceva o voleva, sicuro di sé perché difficilmente si sbagliava, ma nonostante tutto era scambiato per presuntuoso o per chi voleva avere l’ultima parola. Non mi meraviglio perché anche io sono così, e con l’avanzare della senilità lo sono ancora di più. Oggi mi viene solo da sorridere pensando a certe discussioni nelle quali era sempre lui, a ragione o a torto, ad averla vinta! Ma era solo un atteggiamento esteriore.
L’ho conosciuto per 45 anni, la metà della sua esistenza, e non mi pare proprio che con moglie, figli, nipoti o pronipoti abbia avuto un atteggiamento di assoluto dominio; tutt’altro! Affettuoso e sensibile, si era commosso quando nacque mia figlia, che volle tenere in braccio. Dispensava consigli, quando qualcuno stava male, ma solo per essere protettivo e non assillante; e nei momenti di difficoltà o di dolore, che purtroppo hanno accompagnato il lungo percorso della sua vita, è stato vicino a chi ne ha avuto bisogno…
Ricordo lunghi anni di liti condominiali, per tutelare un’altra grande famiglia, che sentiva sua: i condomini! Ma non dimentico che rimase per lunghe ore seduto accanto a me, a vegliare mio padre, in silenzio. Così come non dimenticherò le pietose bugie che gli raccontavo quando, nonostante i suoi problemi fisici, impossibilitato ad uscire, telefonava per avere notizie di “suo cognato Salvatore”, che giornalmente si andava spegnendo. Gli dicevo che stava meglio, e lui mi raccomandava di salutarlo, di abbracciarlo! Gli avremmo voluto risparmiare momenti dolorosi, lasciando in lui, come in tutti noi nipoti cresciuti fino a diventare sposi, padri, nonni, il ricordo di quelli vissuti con spensieratezza. Ci eravamo dimenticati che in effetti lui sarebbe stato in grado di affrontarli, quei momenti dolorosi, con la sua consueta “prepotenza”, con quella sicurezza che gli proveniva dal suo carattere.
Poi, una notte di dieci anni fa, nel 2014, a quasi 90 anni, si è alzato dal letto perché sentiva una voce che lo chiamava… Si è svegliato, di soprassalto: ha voluto andare a vedere, muovendo quei passi incerti sostenuto dai tutori, nel cuore della notte.
Sarà stato un sogno, forse era la pioggia che batteva sui vetri.
“Chi sei… cosa vuoi da me?”, avrà pensato, percorrendo quel corridoio che era diventato interminabile… “Sono qui… tu dove ti nascondi? Vedi che io sono Michelangelo Grasso, non mi fai paura!”.
Altri passi, per aprire un balcone, affacciarsi e cercare nel buio, sotto la pioggia, quella voce che sempre più insistentemente lo chiamava…
Avrà visto chi era? Sicuramente non era solo un sogno. Era la solita vecchia signora che non ama aspettare. Ma anche con lei zio Angelino ha avuto l’ultima parola: “Ah, è lei… Aspetti, mi sono alzato all’improvviso, mia moglie sta dormendo, non si è accorta di nulla… Glielo vado a dire…”.
Ancora quei passi lungi ed incerti nel corridoio, fino in camera da letto: “Jole, ci sono mio padre, mia madre, anche tua mamma… Ci sono anche Lina, Raffaele, Angela, Ciccetto, Salvatore… sono in tanti… io devo andare. Baciami i ragazzi…”.
Jole si era svegliata ed aveva visto solo che era tornato in camera da letto. Si era adagiato pian piano su quei tutori, che nel frattempo erano scivolati a terra… Lo ha chiamato… Lui forse ha sentito, e ha sorriso. Il suo volto era sereno, soddisfatto della sua ultima vittoria: anche questa volta aveva avuto l’ultima parola, e la sua prepotenza, il suo carattere, la sua straordinaria combattività avevano vinto! Non fosse stato lui a vincere, pensate che quella signora l’avrebbe fatto tornare indietro per addormentarsi per sempre vicino alla sua Jole?
Ciao, zio Angelino. Tua moglie li ha baciati i ragazzi, proprio come le avevi raccomandato tu…
Auguri per i tuoi cento anni. Sono tanti, sai? Ma lassù siete in tanti a festeggiare e a festeggiarti. Ci sono i tuoi genitori, tua moglie, tua suocera….c’è tuo fratello, le tue sorelle, i tuoi cognati… Ci sono pure tanti tuoi amici.
Sì, zio Angelino, sono proprio tanti: li hai voluti tutti accanto a te i vecchi amici di una vita… E chi si sarebbe permesso di dire no al tuo invito?
Nella foto, da sinistra, Salvatore Maiorana, Mimmo Bucceri, Michelangelo Grasso in una foto del 1946!
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